LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Litispendenza: quando non si applica per estinzione

Un collaboratore di un’impresa familiare chiedeva il pagamento di una somma in via riconvenzionale. Il Tribunale dichiarava la litispendenza parziale, poiché una causa identica era stata precedentemente avviata. La Cassazione ha annullato la decisione, stabilendo che la litispendenza non sussiste se, al momento della decisione, il primo giudizio si è già estinto per mancata riassunzione, venendo meno la contemporanea pendenza delle cause.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Litispendenza: Quando la Fine di un Processo Ne Salva un Altro

Il principio di litispendenza è un pilastro del diritto processuale civile, designato per evitare il rischio di giudicati contrastanti sulla medesima questione. Tuttavia, la sua applicazione richiede una condizione essenziale: la contemporanea pendenza di due cause identiche. Con l’ordinanza n. 4814/2024, la Corte di Cassazione chiarisce un aspetto cruciale: se il primo giudizio si è estinto prima della decisione del secondo giudice, la litispendenza non può essere dichiarata. Analizziamo questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso: Una Riconvenzionale Bloccata

La vicenda ha origine da una controversia di lavoro. Una collaboratrice di un’impresa familiare citava in giudizio il titolare dinanzi al Tribunale del Lavoro per ottenere il pagamento di alcune spettanze. Il titolare, costituitosi in giudizio, non solo si difendeva, ma proponeva a sua volta una domanda riconvenzionale per ottenere il pagamento di una cospicua somma, basata su una scrittura privata.

Il Tribunale adito, tuttavia, bloccava la domanda riconvenzionale. Rilevava, infatti, che una domanda identica era già stata proposta in un altro procedimento (un ricorso per decreto ingiuntivo) che, in quel momento, pendeva in fase di opposizione davanti a un diverso Tribunale. Di conseguenza, il giudice dichiarava la litispendenza parziale, stralciando la domanda riconvenzionale dal processo.

Il Ricorso in Cassazione contro la Litispendenza

Il titolare dell’impresa non accettava la decisione e proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo un unico ma decisivo motivo: la violazione dell’art. 39 del codice di procedura civile. L’argomento del ricorrente era semplice e diretto: al momento in cui il Tribunale si era pronunciato sulla litispendenza (giugno 2022), il primo giudizio non era più pendente.

Infatti, quel procedimento era stato dichiarato territorialmente incompetente e cancellato dal ruolo nell’ottobre 2021. Poiché nessuna delle parti aveva provveduto a riassumerlo nei termini di legge, il processo si era definitivamente estinto nel febbraio 2022. Mancava quindi il presupposto fondamentale della litispendenza: la contemporanea pendenza di due cause identiche.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: la litispendenza presuppone che la stessa causa penda contemporaneamente davanti a giudici diversi. La verifica di questa condizione deve essere effettuata dal giudice al momento della sua decisione.

Nel caso specifico, il Tribunale avrebbe dovuto accertare la situazione processuale nel giugno 2022. A quella data, il primo processo, precedentemente instaurato, era già estinto da mesi a causa della mancata riassunzione dopo la dichiarazione di incompetenza. L’estinzione aveva fatto venir meno lo stato di pendenza del giudizio. Di conseguenza, non esisteva più alcuna duplicazione di cause pendenti che potesse giustificare una declaratoria di litispendenza.

La Corte ha sottolineato che la situazione processuale da considerare è quella esistente al momento della pronuncia, tenendo conto anche dei fatti sopravvenuti, come l’estinzione del giudizio precedente. Mancando i presupposti dell’art. 39 c.p.c., il Tribunale avrebbe dovuto procedere all’esame della domanda riconvenzionale, anziché dichiarare erroneamente la litispendenza.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato le parti dinanzi al Tribunale di Alessandria affinché il giudizio prosegua, includendo anche la domanda riconvenzionale inizialmente esclusa. Questa decisione rafforza un principio di economia processuale e di effettività della tutela giurisdizionale. La litispendenza è un istituto volto a prevenire conflitti, non a creare ostacoli ingiustificati all’esame del merito di una domanda quando il rischio di un doppio giudicato è, nei fatti, già venuto meno a causa dell’estinzione del primo processo.

Cos’è la litispendenza e quando si applica?
La litispendenza è la contemporanea pendenza della stessa causa davanti a giudici diversi. Si applica per evitare decisioni contrastanti sullo stesso oggetto, ordinando la cancellazione dal ruolo della causa iniziata per seconda.

La litispendenza può essere dichiarata se il primo processo non è più attivo al momento della decisione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la condizione della contemporanea pendenza deve esistere al momento in cui il giudice decide sulla questione. Se il primo processo si è estinto (ad esempio, per mancata riassunzione), la litispendenza non può essere dichiarata.

Cosa succede se un processo viene cancellato dal ruolo e non viene riassunto nei termini?
Se una causa viene cancellata dal ruolo con un ordine di riassunzione entro un termine perentorio e nessuna delle parti vi provvede, il processo si estingue. Di conseguenza, non è più considerato ‘pendente’ ai fini della litispendenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati