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Liquidazione giudiziale: si apre anche con credito conteso

Una società cessionaria di un credito milionario ha richiesto la liquidazione giudiziale di un’impresa alberghiera. Quest’ultima contestava il debito, sostenendo fosse una donazione. La Corte d’Appello ha accolto la richiesta, ritenendo sufficienti le prove per un accertamento incidentale del credito e ha dichiarato lo stato di insolvenza della società, incapace di far fronte a un’esposizione debitoria così ingente e non riportata negli ultimi bilanci.

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Liquidazione Giudiziale: Si Può Aprire Anche con un Credito Conteso?

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta un momento critico nella vita di un’impresa, segnalando l’incapacità di far fronte ai propri debiti. Ma cosa succede quando il credito che innesca la procedura è fortemente contestato dal debitore? Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma offre chiarimenti fondamentali, stabilendo che non è necessario un accertamento definitivo del credito per avviare la procedura, se esistono prove sufficienti a dimostrarne l’esistenza e il conseguente stato di insolvenza.

I Fatti del Caso: Un Finanziamento Milionario Conteso

Una società, agendo come cessionaria dei crediti di due società statunitensi, ha richiesto l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di un’impresa alberghiera e del suo amministratore. Il credito, pari a 3,5 milioni di euro, derivava da una serie di finanziamenti erogati tra il 2010 e il 2019, destinati a un progetto di ampliamento di una nota struttura ricettiva. Progetto, tuttavia, mai realizzato.

La società debitrice si è opposta fermamente, sostenendo che le somme ricevute non fossero prestiti da restituire, bensì erogazioni liberali (donazioni) o pagamenti per altre causali. Inoltre, ha eccepito la prescrizione per i versamenti più datati e ha negato lo stato di insolvenza, presentando bilanci in attivo.

La Decisione di Primo Grado: Credito Incerto, Nessuna Insolvenza

Inizialmente, il Tribunale aveva respinto la richiesta. I giudici di primo grado avevano ritenuto che il credito fosse troppo incerto e contestato per fondare una dichiarazione di insolvenza. Mancavano, inoltre, i tipici segnali esteriori del dissesto, come pignoramenti senza esito o l’irreperibilità dell’imprenditore.

La Svolta in Appello e la Dichiarazione di Liquidazione Giudiziale

La Corte d’Appello ha ribaltato completamente la decisione per quanto riguarda la società, pur confermando il rigetto della domanda nei confronti dell’amministratore. Vediamo i passaggi chiave del ragionamento dei giudici.

L’Accertamento del Credito in via Incidentale

Il punto cruciale della sentenza è il principio secondo cui, ai fini dell’apertura della liquidazione giudiziale, il giudice non necessita di una sentenza passata in giudicato che accerti il credito. È sufficiente un accertamento incidentale, ovvero una valutazione sommaria ma fondata sulla base degli elementi disponibili.

Nel caso specifico, la Corte ha trovato prove schiaccianti a favore della tesi del finanziamento:
1. Comunicazioni Scritte: Esistevano email in cui l’amministratore della società debitrice parlava esplicitamente di un “prestito di costruzione”.
2. Proposte di Rientro: Lo stesso amministratore aveva proposto un piano di rientro del debito attraverso un contratto di “allotment”, che prevedeva la messa a disposizione di camere d’albergo per compensare le somme ricevute. Una simile proposta riconosceva implicitamente l’esistenza di un debito.
3. Le Scritture Contabili: L’elemento decisivo è stato l’esame dei bilanci della società debitrice dal 2010 al 2018. In questi documenti, le somme ricevute erano state regolarmente appostate alla voce “Altri Debiti” per importi perfettamente corrispondenti ai bonifici. Sorprendentemente, questa voce di debito da 3,5 milioni di euro era scomparsa dai bilanci successivi al 2018, senza alcuna giustificazione contabile.

La Prova dell’Insolvenza e la Liquidazione Giudiziale

Una volta ritenuta probabile l’esistenza del debito, la Corte ha valutato l’impatto di tale passività sulla salute finanziaria della società. Sebbene i bilanci recenti (che non riportavano più il debito) mostrassero un utile, la realtà era ben diversa.

La Corte ha concluso che la società era priva della capacità operativa e di fatturato per generare il flusso di cassa necessario a rimborsare un debito così ingente. La reintroduzione virtuale di questa passività nel bilancio rendeva il patrimonio netto negativo, palesando una chiara situazione di stato di insolvenza, intesa come incapacità strutturale di adempiere alle proprie obbligazioni.

La Posizione dell’Amministratore

La domanda nei confronti dell’amministratore è stata invece respinta. La Corte ha chiarito che egli aveva sempre agito in nome e per conto della società, senza mai assumere obbligazioni a titolo personale. Pertanto, non poteva essere soggetto a una procedura concorsuale personale per debiti aziendali.

Le Motivazioni della Corte d’Appello

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione pragmatica e sostanziale delle norme sulla crisi d’impresa. I giudici hanno affermato che attendere un accertamento definitivo del credito in un giudizio ordinario vanificherebbe la funzione stessa della procedura di liquidazione giudiziale, che è quella di tutelare tempestivamente la par condicio creditorum di fronte a un’insolvenza conclamata. La Corte ha dato peso decisivo al comportamento contabile della stessa società debitrice, che per anni aveva riconosciuto l’esistenza del debito nei propri bilanci. La successiva cancellazione di questa posta, avvenuta proprio quando il progetto era sfumato e si profilava la richiesta di restituzione, è stata vista come un’operazione non giustificata e ininfluente ai fini della valutazione dell’effettiva esposizione debitoria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre importanti lezioni per creditori e debitori:
1. Per i Creditori: Un credito, anche se contestato, può essere sufficiente per richiedere la liquidazione giudiziale di un debitore, a patto di fornire al giudice prove solide (documenti, email, scritture contabili) che ne dimostrino la probabile esistenza in via incidentale.
2. Per i Debitori: La corretta e trasparente tenuta della contabilità è fondamentale. Aver registrato un’entrata come “debito” nei bilanci per anni costituisce una prova formidabile contro successive contestazioni che la qualificano come “donazione”.
3. Valutazione dell’Insolvenza: Lo stato di insolvenza non dipende solo da indicatori esterni (protesti, pignoramenti), ma da una valutazione complessiva della capacità dell’impresa di far fronte alle proprie obbligazioni, incluse quelle contestate ma verosimili.

È possibile chiedere la liquidazione giudiziale di una società se il credito non è stato ancora accertato con una sentenza definitiva?
Sì, è possibile. La sentenza stabilisce che il giudice può procedere a un accertamento incidentale della sussistenza del credito, basandosi sulle prove fornite, al solo fine di valutare la legittimazione del creditore a richiedere l’apertura della procedura.

Come viene provato lo stato di insolvenza se mancano segnali esterni come protesti o pignoramenti?
Lo stato di insolvenza viene provato dimostrando l’incapacità strutturale dell’impresa di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni con mezzi ordinari. Nel caso esaminato, l’esistenza di un debito ingente, anche se non ancora accertato giudizialmente, è stata ritenuta sufficiente a rendere il patrimonio netto negativo e a palesare l’incapacità finanziaria dell’impresa.

L’amministratore di una società risponde personalmente dei debiti che portano alla liquidazione giudiziale?
Non automaticamente. In questa vicenda, la Corte ha escluso la responsabilità personale dell’amministratore perché ha agito sempre e solo in qualità di rappresentante legale della società, senza assumere obbligazioni dirette e personali nei confronti dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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