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Liquidazione Giudiziale: Requisiti e Prova Insolvenza

Una società creditrice ha richiesto l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società debitrice per un credito insoluto. Il Tribunale di Milano ha accolto la richiesta, dichiarando lo stato di insolvenza della debitrice. La decisione si fonda sulla mancata dimostrazione, da parte della debitrice, di essere al di sotto delle soglie dimensionali previste dalla legge, oltre che sulla presenza di ingenti debiti tributari e sull’incapacità strutturale di far fronte alle proprie obbligazioni.

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Liquidazione Giudiziale: Quando l’Omissione Prova l’Insolvenza

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta uno dei momenti più critici nella vita di un’impresa. Una recente sentenza del Tribunale di Milano offre un’analisi dettagliata dei presupposti che portano a tale drastica misura, evidenziando come il comportamento omissivo dell’imprenditore possa diventare una prova a suo sfavore. Il caso in esame riguarda una società operante nel commercio al dettaglio che, a seguito del mancato pagamento di un debito, si è vista dichiarare insolvente, con conseguente avvio della procedura liquidatoria.

I Fatti: Dal Credito Insoluto alla Richiesta di Liquidazione

La vicenda ha origine dalla richiesta di una società creditrice, che vantava un credito di poco superiore ai 9.000 euro, confermato da un decreto ingiuntivo esecutivo. Di fronte al persistente inadempimento, la creditrice ha presentato ricorso al Tribunale di Milano per ottenere la dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della società debitrice.

La società debitrice, pur regolarmente notificata, non si è costituita in giudizio, omettendo di fornire la documentazione contabile e finanziaria richiesta dal giudice. Questo comportamento si è rivelato decisivo per l’esito del procedimento.

Le Soglie Dimensionali e l’Onere della Prova

Il Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) stabilisce che non tutti gli imprenditori commerciali sono soggetti a liquidazione giudiziale. Esistono delle soglie dimensionali (relative ad attivo patrimoniale, ricavi e debiti) al di sotto delle quali la procedura non è applicabile. Tuttavia, la giurisprudenza consolidata, richiamata nella sentenza, chiarisce un punto fondamentale: l’onere di dimostrare di essere un'”impresa minore” spetta all’imprenditore debitore.

Nel caso specifico, la società debitrice non solo non ha fornito alcuna prova in tal senso, ma ha anche omesso il deposito del bilancio relativo all’ultimo esercizio. L’ultimo bilancio disponibile, risalente all’anno precedente, mostrava un attivo patrimoniale superiore alla soglia di 300.000 euro, elemento già di per sé sufficiente a far presumere la sua assoggettabilità alla procedura.

L’Analisi della Liquidazione Giudiziale e gli Indizi di Insolvenza

Il Tribunale non si è limitato a constatare il superamento delle soglie, ma ha condotto un’analisi approfondita per accertare il requisito fondamentale dello stato di insolvenza. L’insolvenza, come ricordato dai giudici, non è una semplice difficoltà di liquidità, ma un’impotenza strutturale e non transitoria a soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni con mezzi normali.

Il Tribunale ha identificato una serie di elementi univoci e concreti che, letti congiuntamente, dipingevano un quadro di dissesto irreversibile:

1. Inadempimento del credito del ricorrente: Il mancato pagamento di un debito di modesta entità è stato considerato un segnale dell’incapacità di far fronte alle normali obbligazioni commerciali.
2. Omissione del deposito del bilancio: Un grave inadempimento agli obblighi di legge, indicativo di una situazione aziendale critica che si vuole nascondere.
3. Ingenti debiti tributari e previdenziali: La presenza di debiti scaduti verso l’erario e gli enti previdenziali per quasi 100.000 euro, formatisi nel tempo, dimostrava una crisi non recente.
4. Esito negativo di pignoramenti: La dichiarazione negativa di una banca pignorata, che attestava l’indisponibilità dei fondi sul conto corrente a causa di precedenti pignoramenti per oltre 100.000 euro.
5. Pignoramenti mobiliari: L’intervento dell’Ufficiale Giudiziario per pignorare i beni presenti nell’esercizio commerciale.

Le Motivazioni della Sentenza

Sulla base di questi elementi, il Tribunale ha ritenuto che l’impresa si trovasse in uno stato di definitiva incapacità di operare proficuamente sul mercato. I giudici hanno sottolineato come la combinazione di inadempimenti, l’assenza di liquidità, l’omissione degli obblighi contabili e la pesante situazione debitoria complessiva escludessero l’ipotesi di una difficoltà passeggera. L’inerzia processuale della debitrice ha rafforzato questa convinzione, poiché, come afferma la Cassazione, l’omesso deposito della situazione patrimoniale e finanziaria si risolve in un danno per l’imprenditore stesso, su cui grava l’onere della prova. Di conseguenza, il Tribunale ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale, nominando un Giudice Delegato e un Curatore per gestire la procedura.

Conclusioni: Lezioni Pratiche per l’Imprenditore

La sentenza del Tribunale di Milano è un monito per ogni imprenditore. Dimostra come la trasparenza e la collaborazione con l’autorità giudiziaria siano fondamentali. Scegliere la via dell’omissione e del silenzio non solo non risolve i problemi, ma accelera il percorso verso la liquidazione giudiziale, poiché inverte l’onere della prova e fa presumere la sussistenza dei presupposti per la procedura. Una gestione corretta e tempestiva della crisi, anche attraverso gli strumenti offerti dal CCII, rimane la strategia più efficace per tutelare, fin dove possibile, il valore aziendale.

Chi deve provare che un’impresa non è soggetta a liquidazione giudiziale?
L’onere della prova spetta all’imprenditore debitore. Se l’impresa non deposita i bilanci e la documentazione contabile necessaria a dimostrare di essere al di sotto delle soglie dimensionali previste dalla legge (attivo patrimoniale, ricavi e debiti), il tribunale presume che sia soggetta alla procedura.

Quali elementi concreti dimostrano lo stato di insolvenza di un’impresa?
Lo stato di insolvenza viene desunto da un insieme di indicatori, quali: l’inadempimento di debiti anche di modesto importo, l’omesso deposito dei bilanci, l’esistenza di significativi debiti tributari e previdenziali scaduti, l’esito negativo di procedure di pignoramento presso terzi (es. banche) e l’esistenza di pignoramenti sui beni aziendali. Questi elementi, nel loro complesso, indicano un’incapacità strutturale e non transitoria di adempiere alle obbligazioni.

Per avviare una liquidazione giudiziale è sufficiente che l’ammontare dei debiti superi una certa soglia?
Sì, ai sensi dell’art. 49, comma 5, del Codice della Crisi d’Impresa, uno dei presupposti per la procedibilità è che l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell’istruttoria sia complessivamente superiore a 30.000 euro. Nel caso di specie, tale soglia era ampiamente superata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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