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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura procedura

Il Tribunale di Torino ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale di una società commerciale su ricorso della Procura della Repubblica. La decisione si fonda sull’accertamento di un grave stato di insolvenza, evidenziato da un indebitamento superiore a 900.000 euro verso un solo creditore, un patrimonio netto negativo per oltre 2.200.000 euro, pignoramenti immobiliari e la stessa ammissione della società debitrice. La sentenza ha confermato che la presenza di questi elementi dimostra un’incapacità strutturale e definitiva di far fronte alle obbligazioni, giustificando l’avvio della procedura concorsuale.

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Liquidazione Giudiziale: Quando l’Insolvenza Porta alla Fine dell’Attività d’Impresa

La liquidazione giudiziale rappresenta uno strumento cruciale nel diritto della crisi d’impresa, intervenendo quando un’azienda non è più in grado di onorare i propri debiti. Questo meccanismo, che sostituisce il precedente istituto del fallimento, ha lo scopo di gestire in modo ordinato la cessazione dell’attività, liquidando i beni per ripagare i creditori. Un recente provvedimento del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio dei presupposti e del processo che portano a tale dichiarazione, analizzando la situazione di una società gravata da un’insostenibile crisi finanziaria.

L’Avvio della Procedura e i Fatti del Caso

Il caso ha avuto origine dal ricorso presentato dalla Procura della Repubblica, che ha richiesto l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti di una società commerciale torinese. La situazione debitoria dell’impresa era particolarmente grave: gli atti istruttori hanno rivelato un’esposizione di oltre 900.000 euro verso un singolo creditore e un ammontare complessivo di debiti scaduti e non pagati superiore alla soglia di legge di 30.000 euro.

Un elemento significativo è stata la posizione della società debitrice stessa che, una volta convocata regolarmente in tribunale, ha aderito alla richiesta di apertura della procedura, riconoscendo di fatto la propria incapacità di proseguire l’attività.

La Valutazione dei Requisiti per la Liquidazione Giudiziale

Prima di dichiarare aperta la procedura, il Tribunale ha condotto una scrupolosa verifica dei presupposti oggettivi e soggettivi richiesti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII).

Competenza e Procedibilità

In primo luogo, il Collegio ha confermato la propria competenza territoriale, poiché la società aveva la sua sede legale nel circondario di Torino. Successivamente, ha verificato il requisito di procedibilità previsto dall’art. 49, comma 5, del CCII: l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati superava ampiamente la soglia minima di 30.000 euro.

L’Esclusione della Nozione di ‘Impresa Minore’

Un passaggio fondamentale è stato accertare che l’impresa non rientrasse nella categoria di ‘impresa minore’, la quale è esclusa dalla liquidazione giudiziale. Sulla base della documentazione contabile, è emerso che l’attivo patrimoniale della società al 31 dicembre dell’anno precedente superava i 2.300.000 euro, un valore ben al di sopra dei limiti fissati dalla legge per definire un’impresa come ‘minore’. Di conseguenza, la società è stata ritenuta soggetta alla disciplina concorsuale.

L’Accertamento dello Stato di Insolvenza nella Liquidazione Giudiziale

Il cuore della decisione del Tribunale è stato l’accertamento dello stato di insolvenza, definito come l’incapacità strutturale e definitiva del debitore di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni. La sentenza ha evidenziato una serie di indicatori inequivocabili:

* Patrimonio netto negativo: Fin dal 2021, il patrimonio netto era negativo per oltre 2.200.000 euro, un segnale di profonda erosione del capitale sociale.
* Pignoramenti immobiliari: Erano stati avviati due pignoramenti su beni immobili della società, a dimostrazione dell’azione esecutiva dei creditori insoddisfatti.
* Debito tributario: Era stata riscontrata una rilevante esposizione debitoria scaduta nei confronti dell’erario.
* Mancanza di liquidità: La società non disponeva di finanza o beni prontamente liquidabili per far fronte all’ingente ‘stock’ debitorio accumulato.
* Irregolarità contabili: Il bilancio relativo all’esercizio 2023 era stato depositato oltre i termini di legge.

Le Motivazioni della Sentenza

Sulla base di questi elementi, il Tribunale ha motivato che la situazione non poteva essere considerata una semplice e occasionale inadempienza. Al contrario, l’insieme delle circostanze delineava uno stato di definitiva incapacità dell’impresa di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni. La stessa adesione della società alla richiesta di liquidazione ha rafforzato questa convinzione, eliminando ogni dubbio sulla natura strutturale della crisi. Pertanto, il Collegio ha ritenuto necessario e doveroso dichiarare l’apertura della liquidazione giudiziale per tutelare il ceto creditorio.

Le Conclusioni: Gli Effetti della Dichiarazione

Con la sentenza, il Tribunale ha nominato un Giudice Delegato e un Curatore, affidando a quest’ultimo il compito di amministrare il patrimonio della società. Sono stati fissati termini perentori, tra cui l’udienza per l’esame dello stato passivo e la scadenza entro cui i creditori devono presentare le domande di insinuazione tramite posta elettronica certificata. Questa decisione segna l’avvio formale del processo di liquidazione dei beni aziendali, il cui ricavato sarà distribuito tra i creditori secondo le regole del concorso, garantendo trasparenza e parità di trattamento.

Quali sono i principali indicatori che un tribunale considera per dichiarare lo stato di insolvenza?
Sulla base della sentenza, i principali indicatori sono un patrimonio netto negativo e consistente, la presenza di pignoramenti immobiliari, un’elevata esposizione debitoria scaduta (specialmente tributaria), la mancanza di liquidità per far fronte ai pagamenti e l’adesione stessa del debitore alla richiesta di liquidazione.

È sufficiente avere debiti scaduti per oltre 30.000 euro per essere sottoposti a liquidazione giudiziale?
No. Avere debiti scaduti e non pagati per un importo superiore a 30.000 euro è un requisito di procedibilità per avviare l’azione, ma non è di per sé sufficiente. Il tribunale deve accertare in concreto lo stato di insolvenza, ossia l’incapacità strutturale e permanente dell’impresa di pagare regolarmente i propri debiti.

Cosa accade subito dopo la sentenza che apre la liquidazione giudiziale?
Il tribunale nomina un Giudice Delegato per supervisionare la procedura e un Curatore che prende in gestione il patrimonio dell’impresa. Viene fissata un’udienza per la formazione dello stato passivo e viene assegnato ai creditori un termine perentorio (in questo caso, 30 giorni prima dell’udienza) per presentare le loro domande di ammissione al passivo tramite PEC.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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