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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura procedura

Il Tribunale di Torino ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per una società, su ricorso di un creditore. La decisione è basata sulla sussistenza di un conclamato stato di insolvenza, dimostrato da un ingente debito scaduto verso il ricorrente, debiti tributari e previdenziali significativi, e l’incapacità dell’impresa di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni. La sentenza nomina gli organi della procedura e stabilisce le scadenze per i creditori.

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Liquidazione Giudiziale: Quando e Perché il Tribunale la Dichiara

Una recente sentenza del Tribunale di Torino offre un chiaro esempio dei presupposti che portano all’apertura della liquidazione giudiziale di un’impresa. Questa procedura, introdotta dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII), è scattata a seguito del ricorso di una società creditrice che vantava un credito significativo e non pagato. Analizziamo i passaggi logici seguiti dal Tribunale per arrivare a una decisione così importante.

I Fatti: Dal Debito Inadempiuto alla Richiesta in Tribunale

Il caso nasce dall’iniziativa di una società creditrice che, forte di un titolo esecutivo, non era riuscita a ottenere il pagamento di un debito di oltre 250.000 euro da parte di un’altra impresa. Nonostante la regolare notifica di un decreto ingiuntivo e di un atto di precetto, la società debitrice non aveva saldato il dovuto. Questo ha spinto il creditore a presentare un ricorso al Tribunale per chiedere l’apertura della procedura di liquidazione giudiziale nei confronti dell’azienda inadempiente.

La società debitrice si è costituita in giudizio, opponendosi alla richiesta e chiedendone il rigetto. Tuttavia, non ha fornito prove sufficienti a dimostrare la propria solidità finanziaria e la capacità di far fronte ai propri debiti.

La Valutazione dei Requisiti per la Liquidazione Giudiziale

Prima di entrare nel merito dello stato di insolvenza, il Tribunale ha verificato la sussistenza di tutti i requisiti formali e procedurali. In primo luogo, ha confermato la legittimazione della società ricorrente, in quanto titolare di un credito certo, liquido ed esigibile, riconosciuto da un titolo esecutivo valido.

Successivamente, ha accertato la propria competenza territoriale, poiché la società debitrice aveva la sua sede legale nel circondario del Tribunale di Torino. Infine, ha verificato il superamento della soglia minima di indebitamento prevista dall’art. 49 del CCII, stabilita in 30.000 euro di debiti scaduti e non pagati. Nel caso di specie, il solo credito del ricorrente superava ampiamente tale soglia.

La Prova dello Stato di Insolvenza

Il cuore della decisione risiede nell’accertamento dello stato di insolvenza, ovvero l’incapacità strutturale dell’impresa di far fronte regolarmente alle proprie obbligazioni. Il Tribunale ha basato la sua valutazione su una serie di elementi convergenti:

1. Mancato pagamento del credito del ricorrente: L’inadempimento di un’obbligazione così rilevante, nonostante le formali richieste di pagamento, è stato considerato un primo, grave indizio.
2. Rilevante esposizione debitoria complessiva: Dalle informative acquisite d’ufficio, sono emersi ulteriori debiti significativi: oltre 84.000 euro di debiti tributari e più di 66.000 euro di debiti previdenziali.
3. Assenza di liquidità: Non sono emersi elementi che indicassero la presenza di liquidità o di beni facilmente vendibili per far fronte al notevole stock di debiti accumulato.
4. Fallimento delle procedure esecutive: I precedenti tentativi di pignoramento mobiliare avevano avuto esito negativo, a ulteriore riprova dell’incapienza del patrimonio aziendale.

Il Tribunale ha inoltre sottolineato che la società debitrice non aveva depositato una documentazione contabile idonea a provare l’insussistenza dei requisiti dimensionali che l’avrebbero esclusa dalla procedura.

Le Motivazioni della Sentenza

Sulla base di tutti gli elementi raccolti, il collegio giudicante ha ritenuto che la situazione della società debitrice non fosse riconducibile a una difficoltà finanziaria temporanea o a un’occasionale inadempienza, bensì a uno stato di insolvenza definitivo e conclamato. L’incapacità di pagare regolarmente i propri debiti, testimoniata dall’ammontare complessivo delle passività scadute verso fornitori, Erario e enti previdenziali, ha integrato pienamente i presupposti richiesti dalla legge per l’apertura della liquidazione giudiziale. La difesa della società debitrice, non supportata da prove documentali concrete, non è stata sufficiente a contrastare il quadro probatorio emerso dall’istruttoria.

Le Conclusioni: Gli Effetti Pratici della Sentenza

Con la sentenza, il Tribunale ha formalmente aperto la procedura di liquidazione giudiziale. Questo comporta una serie di conseguenze immediate: la nomina di un Giudice Delegato per supervisionare la procedura e di un Curatore per amministrare il patrimonio del debitore. Al Curatore è stato conferito l’incarico di prendere in carico l’azienda, accedere a tutte le informazioni finanziarie e contabili e gestire i beni nell’interesse dei creditori. La sentenza fissa inoltre termini precisi: il debitore deve depositare entro pochi giorni i bilanci e le scritture contabili, mentre è stata fissata un’udienza per la formazione dello stato passivo. I creditori e i terzi che vantano diritti sui beni della società avranno un termine perentorio per presentare le loro domande di insinuazione al passivo, utilizzando esclusivamente l’indirizzo di posta elettronica certificata del Curatore. Si avvia così il processo volto a liquidare l’attivo e a ripartire il ricavato tra i creditori secondo le regole del concorso.

Quando si può aprire una procedura di liquidazione giudiziale?
La procedura può essere aperta quando un’impresa commerciale si trova in stato di insolvenza, cioè non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni, e quando l’ammontare dei suoi debiti scaduti e non pagati è superiore a 30.000 euro.

Quali elementi dimostrano lo stato di insolvenza di un’impresa?
Secondo la sentenza, lo stato di insolvenza è dimostrato da un insieme di circostanze, tra cui: il mancato pagamento di un debito significativo portato da un titolo esecutivo, la presenza di ingenti debiti tributari e previdenziali, l’assenza di liquidità o beni facilmente realizzabili, e l’esito negativo di precedenti tentativi di pignoramento.

Cosa succede subito dopo la dichiarazione di apertura della liquidazione giudiziale?
Il Tribunale nomina un Giudice Delegato e un Curatore. Il Curatore prende in gestione il patrimonio dell’impresa. Viene fissata una data per l’udienza di verifica dello stato passivo e viene assegnato ai creditori un termine perentorio per presentare le loro domande di ammissione al passivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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