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Liquidazione giudiziale: requisiti e apertura

Il Tribunale di Brescia ha aperto una liquidazione giudiziale contro un’impresa commerciale. La decisione si fonda sullo stato di insolvenza della società, provato da debiti scaduti superiori a 30.000 euro, da un’esecuzione forzata infruttuosa e dalla mancata presentazione dei bilanci per oltre un decennio. La sentenza ha verificato la sussistenza di tutti i presupposti di legge, nominando il giudice delegato e il curatore per la gestione della procedura.

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Liquidazione giudiziale: quando il tribunale ne dichiara l’apertura

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta un momento cruciale nella vita di un’impresa in crisi. Con una recente sentenza, il Tribunale di Brescia ha chiarito i presupposti fondamentali che portano a tale decisione, offrendo un’analisi dettagliata dei requisiti di legge. Il caso in esame riguarda un’impresa commerciale per la quale è stata accertata la sussistenza di un grave stato di insolvenza, tale da giustificare l’avvio della procedura liquidatoria.

I fatti del caso: l’istanza di un creditore

La vicenda ha inizio con l’istanza presentata da un creditore, il quale lamentava un credito significativo e non pagato, ammontante a oltre 367.000 euro. Di fronte al persistente inadempimento da parte dell’impresa debitrice, il creditore ha richiesto al Tribunale di Brescia di avviare la procedura di liquidazione giudiziale, lo strumento previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) per gestire le situazioni di dissesto irreversibile.

I presupposti della liquidazione giudiziale

Prima di poter dichiarare aperta la procedura, il tribunale ha il dovere di verificare la sussistenza di specifici requisiti, sia soggettivi (chi può essere soggetto alla procedura) sia oggettivi (la condizione economica dell’impresa).

Requisiti soggettivi e di competenza

Il Tribunale ha innanzitutto confermato la propria competenza territoriale, individuando il centro degli interessi principali (il cosiddetto COMI) del debitore nel comune di Mazzano, rientrante nella sua circoscrizione. Inoltre, ha accertato che il debitore era un imprenditore commerciale, rientrando quindi pienamente nell’ambito di applicazione della normativa sulla liquidazione giudiziale (art. 121 CCII).

Requisiti oggettivi e stato di insolvenza

Il punto focale dell’analisi è stato l’accertamento dello stato di insolvenza. Il Codice della Crisi definisce l’insolvenza come l’incapacità del debitore di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Nel caso specifico, il tribunale ha riscontrato diversi elementi probatori in tal senso, delineando un quadro di grave e conclamata difficoltà finanziaria.

La decisione del Tribunale: apertura della liquidazione giudiziale

Alla luce delle prove raccolte, il Collegio ha ritenuto fondata l’istanza del creditore, disponendo l’apertura della liquidazione giudiziale. Con la sentenza, il Tribunale ha nominato il giudice delegato per la supervisione della procedura e un curatore, un professionista incaricato di amministrare il patrimonio del debitore, liquidare i beni e ripartire il ricavato tra i creditori. Sono stati inoltre fissati i termini per il deposito dei bilanci da parte del debitore e per la presentazione delle domande di ammissione al passivo da parte dei creditori.

Le motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della decisione si basano su una rigorosa applicazione delle norme del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

Il superamento della soglia di indebitamento

Un requisito fondamentale per la procedibilità dell’istanza è che l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati del debitore sia superiore a 30.000 euro (art. 49 CCII). Nel caso di specie, questo requisito era ampiamente soddisfatto, considerando che il solo credito vantato dalla parte ricorrente superava di gran lunga tale soglia.

La prova dello stato di insolvenza

Il Tribunale ha ritenuto provato lo stato di insolvenza sulla base di una pluralità di indicatori inequivocabili:
1. Inadempimento grave: Il mancato pagamento del cospicuo credito vantato dal ricorrente.
2. Esecuzione forzata infruttuosa: I tentativi di recupero coattivo del credito si erano rivelati vani.
3. Ulteriori debiti: La presenza di un significativo indebitamento anche nei confronti dell’erario.
4. Mancato deposito dei bilanci: L’impresa non depositava i bilanci d’esercizio dal 2008, un comportamento sintomatico di una gestione non trasparente e di una probabile cessazione dell’attività ordinaria, nonché un ostacolo alla verifica della reale situazione patrimoniale.

Questi elementi, valutati complessivamente, hanno convinto il collegio che l’impresa si trovasse in una condizione di incapacità strutturale e definitiva di far fronte ai propri impegni finanziari.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

La sentenza del Tribunale di Brescia riafferma con chiarezza i principi che governano l’apertura della liquidazione giudiziale. Dimostra come la combinazione di un inadempimento significativo, il fallimento delle azioni di recupero e la condotta omissiva dell’imprenditore (come il mancato deposito dei bilanci) costituiscano una prova solida dello stato di insolvenza. Per le imprese, questa decisione funge da monito sull’importanza di una gestione trasparente e della tempestiva adozione di strumenti di risanamento per evitare di incorrere nella più drastica delle procedure concorsuali. Per i creditori, essa conferma che, in presenza di chiari indizi di insolvenza, la via della liquidazione giudiziale è uno strumento efficace per la tutela, seppur parziale, dei propri diritti.

Quando si considera un’impresa in stato di insolvenza ai fini della liquidazione giudiziale?
Secondo la sentenza, lo stato di insolvenza è desumibile da più elementi, come l’inadempimento di debiti significativi, l’esito negativo di procedure di esecuzione forzata, l’esistenza di ulteriori debiti (in questo caso, erariali) e il mancato deposito dei bilanci per un lungo periodo, indicativo di una situazione di crisi irreversibile.

Qual è il requisito minimo di indebitamento per poter avviare una liquidazione giudiziale?
La procedura può essere avviata se l’ammontare complessivo dei debiti scaduti e non pagati è superiore a 30.000 euro. Nel caso esaminato, questo requisito era ampiamente superato dal solo credito della parte ricorrente.

Cosa succede subito dopo che il tribunale dichiara l’apertura della liquidazione giudiziale?
Il tribunale nomina un giudice delegato per sovrintendere alla procedura e un curatore per amministrare i beni del debitore. Inoltre, ordina al debitore di depositare la documentazione contabile e fiscale e fissa un’udienza per l’esame dello stato passivo, assegnando ai creditori un termine per presentare le loro domande di insinuazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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