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Liquidazione giudiziale: quando si apre la procedura?

Il Tribunale di Trieste ha dichiarato aperta la liquidazione giudiziale di una società del settore alimentare su ricorso di due ex dipendenti. La decisione si fonda sull’accertato stato di insolvenza dell’azienda, incapace di saldare i crediti da lavoro (stipendi e TFR) e sul superamento delle soglie dimensionali che le avrebbero permesso di qualificarsi come ‘impresa minore’. La società non si è costituita in giudizio, omettendo di fornire prove a proprio favore.

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Liquidazione Giudiziale: Quando i Crediti da Lavoro Aprono le Porte alla Procedura

L’apertura della liquidazione giudiziale rappresenta un momento cruciale nella vita di un’impresa, segnando l’inizio di un percorso volto a gestire una situazione di crisi irreversibile. Una recente sentenza del Tribunale di Trieste offre un’analisi chiara dei presupposti necessari per avviare tale procedura, specialmente quando l’istanza proviene da lavoratori che non hanno ricevuto le proprie spettanze. Questo caso dimostra come i crediti da lavoro, se certi e non pagati, possano essere il fattore scatenante per l’accertamento dello stato di insolvenza di un’azienda.

I Fatti del Caso: Dipendenti non Pagati e l’Azione in Tribunale

La vicenda trae origine dal ricorso presentato da un’ex dipendente di una società del settore alimentare, la quale vantava un credito significativo per stipendi arretrati e trattamento di fine rapporto. Tale credito era stato precedentemente accertato da un decreto ingiuntivo divenuto definitivo, in quanto non opposto dall’azienda. Successivamente, un’altra ex lavoratrice, trovandosi nella medesima situazione, è intervenuta nel procedimento, portando un ulteriore credito, anch’esso certificato da un titolo esecutivo.

Nonostante le notifiche e i tentativi di recupero del credito, inclusa un’azione di pignoramento mobiliare con esito negativo, la società non ha provveduto al pagamento né si è formalmente costituita in giudizio per difendersi. La sua presenza si è limitata a interventi informali del proprio legale, che ha prospettato possibili scenari di risoluzione, mai concretizzatisi.

L’Apertura della Liquidazione Giudiziale: Requisiti e Valutazioni

Il Tribunale ha dovuto verificare la sussistenza di due requisiti fondamentali per poter dichiarare aperta la liquidazione giudiziale: lo stato di insolvenza e il superamento delle soglie dimensionali previste per l'”impresa minore”.

Lo Stato di Insolvenza

Il giudice ha ritenuto provato lo stato di insolvenza sulla base di diversi elementi convergenti:
1. L’entità dei crediti: I debiti verso le due ex dipendenti erano cospicui, liquidi ed esigibili.
2. Il mancato pagamento prolungato: L’inerzia della società di fronte a crediti certi e maturati da tempo è stata interpretata come un chiaro sintomo dell’incapacità di adempiere regolarmente alle proprie obbligazioni.
3. L’esito negativo del pignoramento: Il fallimento del tentativo di esecuzione forzata ha ulteriormente confermato la mancanza di liquidità e di beni facilmente aggredibili.

Il Superamento delle Soglie di Legge

Un punto cruciale della decisione ha riguardato la qualifica dell’impresa. Secondo il Codice della Crisi d’Impresa, la liquidazione giudiziale non si applica alle “imprese minori”, ovvero quelle che rispettano congiuntamente specifici limiti di attivo patrimoniale, ricavi e debiti. L’onere di dimostrare il possesso di tali requisiti grava sul debitore. Nel caso di specie, non solo l’azienda non ha fornito alcuna prova, ma dall’analisi dei bilanci depositati è emerso il chiaro superamento di tali soglie, escludendo così la possibilità di essere considerata un’impresa minore.
Inoltre, il Tribunale ha verificato che l’ammontare complessivo dei debiti scaduti e non pagati (sommando i crediti delle due lavoratrici) superava la soglia minima di 30.000 euro, richiesta dalla legge come condizione di procedibilità.

La Decisione del Tribunale di Trieste

Sulla base di queste considerazioni, il Tribunale di Trieste ha accolto i ricorsi e dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale nei confronti della società debitrice. Contestualmente, ha nominato il Giudice Delegato e il Curatore, figure chiave che gestiranno l’intera procedura. Ha inoltre fissato la data per l’udienza di verifica dello stato passivo, invitando tutti i creditori a presentare domanda di insinuazione per far valere i propri diritti.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del Tribunale sono radicate nei principi del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII). La decisione evidenzia che l’inadempimento sistematico e prolungato verso i propri dipendenti costituisce un grave indizio di insolvenza. Il mancato pagamento di salari e TFR non è un semplice ritardo, ma un segnale di una crisi strutturale che impedisce all’azienda di far fronte alle sue obbligazioni primarie. Inoltre, la sentenza ribadisce un principio processuale fondamentale: spetta al debitore che vuole sottrarsi alla procedura dimostrare di essere un'”impresa minore”. La sua passività processuale si traduce in una presunzione a suo sfavore, facilitando l’accertamento dei requisiti da parte del giudice.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza offre importanti spunti di riflessione per creditori e debitori. Per i lavoratori, conferma che il ricorso per la liquidazione giudiziale è uno strumento efficace per tutelare i propri diritti quando l’azienda è insolvente. Per le imprese, sottolinea l’importanza di una gestione trasparente e della partecipazione attiva ai procedimenti giudiziari. Ignorare un’istanza di liquidazione o non fornire le prove richieste può avere conseguenze definitive, come l’apertura della procedura concorsuale. La decisione del Tribunale di Trieste riafferma che la tutela dei crediti da lavoro è un pilastro del nostro ordinamento e che l’insolvenza, una volta accertata, deve essere gestita attraverso gli strumenti previsti dalla legge per garantire, per quanto possibile, la parità di trattamento tra tutti i creditori.

Chi può chiedere l’apertura della liquidazione giudiziale di un’impresa?
La procedura può essere avviata su richiesta di uno o più creditori (come nel caso in esame, da parte di ex dipendenti), del pubblico ministero o dello stesso debitore.

Cosa si intende per ‘stato di insolvenza’?
Lo stato di insolvenza è la condizione in cui un’impresa non è più in grado di soddisfare regolarmente le proprie obbligazioni. Non si tratta di una difficoltà temporanea, ma di una crisi strutturale che le impedisce di far fronte ai debiti con mezzi normali.

Cosa succede se un’azienda non dimostra di essere un”impresa minore’ durante il procedimento?
Se l’azienda debitrice non fornisce la prova di rientrare nei limiti dimensionali previsti dalla legge per essere considerata ‘impresa minore’, il tribunale presumerà che tali limiti siano superati. Di conseguenza, se sussiste anche lo stato di insolvenza, potrà dichiarare aperta la liquidazione giudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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