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Liquidazione giudiziale: basta un credito non certo

Una società immobiliare, posta in liquidazione giudiziale su istanza di una promissaria acquirente, ha contestato la richiesta sostenendo l’inesistenza del credito. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, chiarendo che per avviare una procedura di liquidazione giudiziale non è necessario un accertamento definitivo del credito. È sufficiente una valutazione sommaria e incidentale da parte del giudice, finalizzata a verificare la legittimità del creditore a presentare l’istanza. Nel caso specifico, la pretesa creditoria derivava dalla necessità di restituire acconti eccessivi trattenuti come penale in un contratto preliminare di compravendita immobiliare non concluso.

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Liquidazione Giudiziale: Basta un Credito Presunto per Avviare la Procedura?

La richiesta di liquidazione giudiziale di un’impresa è uno degli strumenti più incisivi a disposizione dei creditori. Ma quale grado di certezza deve avere il credito per giustificare l’apertura di una tale procedura? È necessario un titolo esecutivo o una sentenza passata in giudicato, oppure è sufficiente un credito ancora oggetto di contestazione? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto cruciale, stabilendo che un accertamento definitivo non è un prerequisito indispensabile.

I Fatti del Caso: Un Contratto Immobiliare e una Penale Eccessiva

La vicenda trae origine da un contratto preliminare di compravendita immobiliare. Una società prometteva di vendere un immobile a un’acquirente, la quale versava acconti per un totale di 5 milioni di euro. Il contratto definitivo, tuttavia, non veniva mai stipulato.

La questione approdava in tribunale, dove la promissaria acquirente otteneva la dichiarazione di liquidazione giudiziale della società venditrice. Secondo i giudici di merito, la crisi del rapporto contrattuale era imputabile principalmente alla società. Ma, anche qualora la colpa fosse stata dell’acquirente, la clausola che permetteva alla società di trattenere l’intera somma di 5 milioni di euro a titolo di penale era stata giudicata manifestamente sproporzionata e contraria ai principi di buona fede e correttezza (art. 1384 c.c.).

Di conseguenza, la corte riduceva la penale a 1,3 milioni di euro, creando in capo alla società un obbligo di restituzione per la differenza. Questo obbligo di restituzione costituiva il credito su cui si fondava l’istanza per l’apertura della procedura concorsuale.

Il Ricorso in Cassazione sulla Liquidazione Giudiziale

La società venditrice presentava ricorso in Cassazione, sostenendo che la creditrice non avesse la ‘legittimazione ad agire’. L’argomento principale era che il credito vantato non era affatto certo, in quanto il procedimento cautelare su cui si basava l’accertamento iniziale si era estinto. Secondo la tesi difensiva, in assenza di un accertamento definitivo sull’esistenza del credito, non poteva sussistere lo stato di insolvenza necessario per dichiarare la liquidazione giudiziale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato in materia fallimentare, oggi trasposto nel Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (art. 37 CCII).

Il punto centrale della decisione è il seguente: per avviare un procedimento di liquidazione giudiziale, non è necessario che il creditore disponga di un credito accertato con sentenza passata in giudicato o di un titolo esecutivo. È invece sufficiente un accertamento incidentale da parte del giudice della liquidazione.

Questo significa che il giudice, al solo fine di verificare se chi ha presentato l’istanza sia effettivamente un creditore (e quindi abbia la ‘legittimazione ad agire’), può condurre una propria autonoma valutazione sulla probabile esistenza del credito. Questa valutazione non ha valore di giudicato al di fuori della procedura, ma è sufficiente per dare il via alla liquidazione.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello non si era limitata a prendere atto delle conclusioni del procedimento cautelare estinto, ma aveva svolto una propria ‘autonoma e più ampia delibazione incidentale’. Aveva concluso che, in ogni caso, la società era debitrice di una somma ingente, o perché responsabile della risoluzione del contratto, o perché obbligata a restituire la parte di penale ritenuta eccessiva. Questa valutazione era più che sufficiente a giustificare l’apertura della liquidazione giudiziale.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Per i creditori: Rafforza la loro posizione, consentendo di agire per la tutela dei propri diritti anche in assenza di un accertamento giudiziale definitivo, che potrebbe richiedere anni. La possibilità di basare l’istanza su un credito la cui esistenza sia semplicemente verosimile accelera notevolmente i tempi di reazione di fronte a un’impresa insolvente.

2. Per le imprese: Evidenzia un rischio significativo. Un’azienda può essere soggetta a un’istanza di liquidazione giudiziale anche sulla base di crediti contestati. È quindi fondamentale gestire con attenzione le controversie commerciali e le posizioni debitorie, poiché una valutazione sommaria da parte di un giudice può essere sufficiente per avviare la procedura concorsuale più grave.

È necessario un accertamento definitivo del credito per chiedere la liquidazione giudiziale di un’impresa?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che non è necessario un accertamento del credito in sede giudiziale né l’esecutività del titolo. È sufficiente un accertamento incidentale da parte del giudice, condotto al solo scopo di verificare la legittimazione del creditore a presentare l’istanza.

L’estinzione di un procedimento cautelare in cui si discuteva del credito impedisce di chiedere la liquidazione giudiziale?
No. Il giudice investito della richiesta di liquidazione giudiziale svolge una propria autonoma valutazione sulla sussistenza del credito, indipendentemente dall’esito di altri procedimenti. L’estinzione di un altro giudizio non preclude questa valutazione incidentale.

Una penale contrattuale eccessiva può dare origine a un credito che giustifica la richiesta di liquidazione giudiziale?
Sì. Se un giudice ritiene una penale manifestamente sproporzionata e la riduce, l’obbligo dell’impresa di restituire la parte eccedente costituisce un credito a tutti gli effetti. Tale credito può essere sufficiente a dimostrare la legittimazione del creditore a chiedere la liquidazione giudiziale dell’impresa debitrice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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