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Liquidazione Coatta: stop alle azioni individuali

Una risparmiatrice ha citato in giudizio una banca in liquidazione coatta amministrativa per far dichiarare inesistente un debito. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali azioni sono inammissibili. Il principio della liquidazione coatta amministrativa impone che tutte le pretese, incluse quelle di accertamento negativo, siano gestite esclusivamente all’interno della procedura concorsuale per tutelare la parità di trattamento tra i creditori. Qualsiasi causa individuale presso un tribunale ordinario è quindi preclusa.

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Liquidazione Coatta Amministrativa: La Cassazione Blocca le Azioni Individuali dei Debitori

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di liquidazione coatta amministrativa bancaria: una volta avviata la procedura, nessuna azione legale individuale può essere intentata o proseguita contro la banca, neanche se volta a far dichiarare l’inesistenza di un debito. Questa decisione consolida un orientamento rigoroso a tutela dell’integrità della procedura e della parità di trattamento tra i creditori.

I Fatti del Caso: Un Finanziamento per l’Acquisto di Azioni

Una risparmiatrice aveva convenuto in giudizio un istituto di credito chiedendo di accertare la nullità di un’operazione di finanziamento, finalizzata all’acquisto di azioni della banca stessa. Sosteneva che l’operazione violasse diverse norme imperative e, di conseguenza, chiedeva che il suo debito fosse dichiarato nullo o, in subordine, di essere risarcita.

Nel corso del giudizio, la banca veniva posta in liquidazione coatta amministrativa. I commissari liquidatori, intervenuti in causa, eccepivano l’improcedibilità della domanda, sostenendo che qualsiasi pretesa, anche quella di accertamento negativo, dovesse essere fatta valere esclusivamente all’interno della procedura concorsuale, come previsto dall’art. 83 del Testo Unico Bancario (T.U.B.).

Il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda della risparmiatrice, ritenendo che un’azione di accertamento negativo non fosse bloccata dalla procedura. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione, dichiarando la domanda improcedibile. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica sulla liquidazione coatta amministrativa

Il nodo centrale della controversia riguardava l’interpretazione dell’art. 83, comma 3, del T.U.B., il quale stabilisce che “contro la banca in liquidazione non può essere promossa né proseguita alcuna azione”. La domanda era se questo divieto assoluto si applicasse anche alle azioni di mero accertamento negativo, con cui un soggetto chiede al giudice di dichiarare che non è debitore della banca.

La ricorrente sosteneva che tale azione, non avendo finalità di condanna o di aggressione del patrimonio, dovesse essere consentita. La banca in LCA, al contrario, insisteva sulla portata onnicomprensiva della norma, volta a concentrare ogni e qualsiasi controversia sulla consistenza del patrimonio (attivo e passivo) nella sede concorsuale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, aderendo all’interpretazione più rigorosa e tradizionale. Le motivazioni si fondano su diversi pilastri argomentativi.

In primo luogo, un’interpretazione letterale della norma non lascia spazio a dubbi. L’espressione “alcuna azione” è volutamente ampia e non consente distinzioni basate sulla natura (di condanna o di accertamento) della domanda.

In secondo luogo, la disciplina della liquidazione coatta amministrativa bancaria è ancora più stringente di quella fallimentare ordinaria. La sua finalità è garantire la massima stabilità e certezza nella gestione della crisi, concentrando ogni accertamento relativo a crediti e debiti nelle mani dei commissari liquidatori e, solo in un secondo momento, davanti al giudice specializzato nelle opposizioni allo stato passivo.

Consentire azioni individuali di accertamento negativo significherebbe aprire una breccia nel sistema. Anche una sentenza che dichiari inesistente un debito incide sulla massa patrimoniale della liquidazione, alterando l’attivo e, indirettamente, pregiudicando la par condicio creditorum. Infatti, la Corte ha osservato che la domanda della risparmiatrice, pur formalmente di accertamento, mirava sostanzialmente a precostituire un credito restitutorio o risarcitorio da opporre in compensazione alle pretese della banca, alterando così il passivo concorsuale.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La Corte ha quindi affermato il seguente principio di diritto: ai sensi dell’art. 83 del T.U.B., qualsiasi credito o pretesa nei confronti di un’impresa bancaria in liquidazione coatta amministrativa, sia essa di condanna o di mero accertamento, deve essere fatta valere esclusivamente all’interno della procedura concorsuale. Ogni altra forma di tutela in sede ordinaria è preclusa.

Le implicazioni pratiche sono significative per debitori e risparmiatori. Chiunque ritenga di avere una pretesa verso una banca in LCA, o di non essere suo debitore, non può rivolgersi al tribunale ordinario. Deve invece partecipare alla procedura di accertamento del passivo, presentando le proprie istanze e contestazioni direttamente ai commissari liquidatori. Solo in caso di rigetto o di ammissione parziale, potrà proporre opposizione allo stato passivo nelle forme e nei termini previsti dalla legge, garantendo così un esame centralizzato e paritario di tutte le posizioni.

È possibile avviare una causa contro una banca in liquidazione coatta amministrativa per far dichiarare che un debito non esiste?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, una volta aperta la procedura di liquidazione coatta amministrativa, non può essere promossa né proseguita alcuna azione legale individuale, comprese quelle di mero accertamento negativo di un debito, ai sensi dell’art. 83 del Testo Unico Bancario.

Perché la legge vieta le azioni legali individuali contro una banca in liquidazione coatta amministrativa?
Il divieto mira a proteggere l’integrità del patrimonio della banca e a garantire la parità di trattamento di tutti i creditori (par condicio creditorum). Tutte le questioni relative a crediti e debiti devono essere concentrate in un’unica sede, la procedura concorsuale, per evitare che decisioni di tribunali diversi possano alterare la massa patrimoniale da ripartire tra i creditori.

Qual è la procedura corretta per contestare un debito verso una banca in liquidazione coatta amministrativa?
La contestazione deve essere presentata all’interno della procedura concorsuale. Il soggetto che ritiene di non essere debitore deve far valere le proprie ragioni direttamente agli organi della liquidazione (i commissari liquidatori) nell’ambito della formazione dello stato passivo. Eventuali contestazioni contro le decisioni dei commissari potranno essere sollevate successivamente tramite opposizione allo stato passivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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