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Liquidazione coatta amministrativa: prosegue il giudizio?

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, affronta il dibattito sulla sorte di un giudizio civile intentato contro una banca successivamente posta in liquidazione coatta amministrativa. Evidenziando un contrasto giurisprudenziale tra l’improcedibilità dell’azione e la sua prosecuzione con ammissione al passivo con riserva, la Corte ha deciso di rinviare la trattazione della causa. La decisione finale è sospesa in attesa di un pronunciamento su una questione analoga, già rimessa a una pubblica udienza, per garantire una trattazione congiunta e un indirizzo nomofilattico uniforme.

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Liquidazione Coatta Amministrativa: Che Succede alla Causa in Corso?

Cosa accade a una causa civile se, durante il suo svolgimento, l’azienda convenuta viene posta in liquidazione coatta amministrativa? Si tratta di una domanda cruciale che impatta i diritti di creditori e risparmiatori. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 1638 del 2024, torna a riflettere su questo tema complesso, evidenziando un contrasto interpretativo all’interno della stessa giurisprudenza di legittimità.

Il Caso: Una Causa Contro una Banca in Crisi

Due risparmiatori avevano avviato un’azione legale contro un noto istituto di credito. La vicenda processuale è arrivata fino al giudizio di Cassazione. Proprio in questa fase, la banca è stata posta in liquidazione coatta amministrativa, una procedura speciale che si applica a imprese di particolare rilevanza, come quelle bancarie, in stato di insolvenza.

La società in liquidazione, costituitasi in giudizio, ha eccepito l’improcedibilità dell’azione, sostenendo che, una volta aperta la procedura concorsuale, ogni pretesa creditoria deve essere accertata esclusivamente in quella sede, bloccando di fatto le cause ordinarie in corso.

Il Dilemma della Liquidazione Coatta Amministrativa e il Processo

Il cuore del problema risiede nella necessità di bilanciare due esigenze: da un lato, tutelare la par condicio creditorum (la parità di trattamento dei creditori) attraverso una procedura unitaria gestita dagli organi della liquidazione; dall’altro, non vanificare il percorso giudiziario già intrapreso da un creditore.

La questione si fa ancora più complessa a causa di un contrasto giurisprudenziale che vede contrapposti due diversi modi di interpretare la legge.

I Due Orientamenti della Cassazione

La Corte, nella sua ordinanza, delinea chiaramente i due filoni interpretativi che si sono formati sulla questione.

L’Orientamento dell’Improcedibilità

Un primo orientamento, più rigoroso, sostiene che l’apertura della liquidazione coatta amministrativa renda improcedibile qualsiasi azione di cognizione in corso. Secondo questa tesi, il principio di esclusività della procedura concorsuale è assoluto: tutti i crediti, senza eccezioni, devono essere accertati secondo le norme speciali della liquidazione. Una causa ordinaria, anche se iniziata prima, deve quindi arrestarsi.

L’Orientamento della Prosecuzione del Giudizio

Un secondo orientamento, più recente e oggi prevalente, ritiene invece che il giudizio possa proseguire. Questa interpretazione si basa su un rinvio indiretto alle norme della legge fallimentare, in particolare all’articolo 96, che prevede l’ammissione del credito “con riserva” nello stato passivo quando è oggetto di un giudizio pendente. In questo scenario, il creditore viene cautelato all’interno della procedura concorsuale, mentre il commissario liquidatore prosegue la causa ordinaria per accertare definitivamente il diritto.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rilevato che il contrasto tra questi due orientamenti non è meramente diacronico (cioè uno vecchio superato da uno nuovo), ma riguarda una norma processuale di applicazione frequente e trasversale, con un notevole interesse nomofilattico. La questione centrale è se il rinvio operato dal Testo Unico Bancario alla legge fallimentare sia così ampio da includere anche la norma sull’ammissione con riserva dei crediti contestati in un giudizio pendente.

Considerando che una questione identica, relativa a un altro ricorso pendente tra le stesse parti, era già stata rimessa a una pubblica udienza con un’ordinanza precedente per risolvere questo stesso contrasto, il Collegio ha ritenuto opportuno non decidere. La scelta è stata quella di rinviare la causa a nuovo ruolo, per attendere la decisione della pubblica udienza e assicurare così una trattazione congiunta e coerente dei casi. Questa mossa mira a evitare decisioni contrastanti e a fornire un’interpretazione definitiva e uniforme sulla prosecuzione dei giudizi in caso di liquidazione coatta amministrativa.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza n. 1638/2024 non risolve il merito della questione, ma la fotografa con estrema chiarezza e compie un passo procedurale fondamentale. Rinviando la decisione, la Cassazione si prende il tempo necessario per giungere a una soluzione ponderata e uniforme, destinata a diventare un punto di riferimento per tutti i casi futuri. Per i cittadini e le imprese coinvolte in contenziosi con soggetti poi finiti in liquidazione, l’attesa è carica di significato: la decisione finale stabilirà se il loro percorso giudiziario potrà continuare o se dovrà necessariamente confluire nei binari, spesso più lunghi e complessi, della procedura concorsuale.

Qual è la questione principale affrontata dalla Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La questione principale è se un giudizio di cognizione, intentato contro una banca prima che questa entrasse in liquidazione coatta amministrativa, debba essere dichiarato improcedibile o possa proseguire.

Perché la Corte ha deciso di rinviare la causa a nuovo ruolo?
La Corte ha rinviato la causa perché esiste un contrasto giurisprudenziale sulla questione e un caso simile, con le stesse parti, è già stato rimesso a una pubblica udienza per una decisione nomofilattica. Il rinvio serve ad attendere quella decisione per garantire una trattazione congiunta e uniforme.

Quali sono i due principali orientamenti giurisprudenziali in contrasto?
Il primo orientamento sostiene che la procedura di liquidazione coatta amministrativa rende improcedibile qualsiasi causa ordinaria in corso. Il secondo, più recente, afferma che il giudizio può proseguire, con il creditore che viene ammesso al passivo con riserva in attesa della sentenza definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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