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Liquidazione coatta amministrativa: il giudizio prosegue?

Due risparmiatori hanno citato in giudizio una banca. Durante il processo in Cassazione, la banca è stata posta in liquidazione coatta amministrativa. L’ordinanza non decide il caso ma, riconoscendo un contrasto giurisprudenziale sulla proseguibilità del giudizio, rinvia la questione a una futura udienza pubblica per una decisione nomofilattica.

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Liquidazione Coatta Amministrativa: il Giudizio Civile si Ferma o Prosegue? La Cassazione Fa il Punto

Quando una banca entra in crisi e viene posta in liquidazione coatta amministrativa, cosa accade alle cause civili già in corso promosse dai risparmiatori? Il giudizio deve arrestarsi, costringendo i cittadini a far valere le proprie ragioni all’interno della procedura concorsuale, oppure può continuare il suo corso? Questo è il dilemma cruciale affrontato dalla Corte di Cassazione con una recente ordinanza interlocutoria, che mette in luce un profondo contrasto interpretativo all’interno della stessa giurisprudenza di legittimità.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dal ricorso di due risparmiatori contro una sentenza della Corte d’Appello che li vedeva contrapposti a un noto istituto di credito. Durante lo svolgimento del giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione, la banca veniva sottoposta alla procedura di liquidazione coatta amministrativa. Questa circostanza ha immediatamente sollevato una questione procedurale di fondamentale importanza: il ricorso poteva ancora essere deciso nel merito o doveva essere dichiarato improcedibile?

Il Dilemma Giuridico e la liquidazione coatta amministrativa

L’ordinanza in esame evidenzia l’esistenza di due orientamenti diametralmente opposti all’interno della Suprema Corte riguardo alla sorte dei giudizi pendenti in caso di liquidazione coatta amministrativa di una delle parti.

Tesi 1: L’Improcedibilità del Giudizio

Un primo e più tradizionale orientamento sostiene che, una volta avviata la procedura concorsuale, tutte le pretese creditorie debbano essere accertate secondo le regole speciali della liquidazione. Di conseguenza, qualsiasi causa pendente in sede di cognizione ordinaria, anche se giunta in Cassazione, diventerebbe improcedibile. Il creditore dovrebbe quindi abbandonare il giudizio ordinario e presentare una domanda di ammissione al passivo della liquidazione per veder riconosciuto il proprio diritto.

Tesi 2: La Proseguibilità del Giudizio

Un secondo orientamento, emerso più di recente, propone una soluzione differente. Secondo questa tesi, il giudizio di cognizione può proseguire. Il creditore, basandosi sulla sentenza (anche se non definitiva) già ottenuta, avrebbe il diritto di essere ammesso al passivo della liquidazione ‘con riserva’. L’ammissione diventerebbe definitiva solo all’esito del giudizio ordinario. Nel frattempo, i commissari liquidatori avrebbero la facoltà di continuare a difendere la banca nel processo pendente.

La Decisione della Corte: Un Rinvio Strategico

Di fronte a questo palese contrasto, la Prima Sezione Civile della Cassazione ha scelto di non decidere il caso specifico. Con un’ordinanza interlocutoria, ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo, in attesa che sulla questione si pronunci la Corte in una composizione più solenne, ovvero in pubblica udienza. Questa scelta è dettata dalla necessità di risolvere il contrasto in modo definitivo per garantire certezza e uniformità nell’applicazione del diritto su tutto il territorio nazionale.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando l’importanza ‘nomofilattica’ della questione. Il contrasto non è meramente diacronico (cioè tra una tesi vecchia e una nuova), ma riguarda l’interpretazione di una norma processuale fondamentale (l’articolo 96 della legge fallimentare, applicabile indirettamente) che ha un impatto trasversale su numerosi procedimenti. Risolvere questa divergenza è essenziale per fornire una guida chiara a giudici, avvocati e cittadini coinvolti in situazioni analoghe, molto frequenti specialmente a seguito delle recenti crisi bancarie.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia quindi in sospeso il destino dei risparmiatori coinvolti, ma apre la strada a una decisione di principio che avrà conseguenze rilevantissime. La futura sentenza della Cassazione a sezioni unite o in pubblica udienza chiarirà una volta per tutte se la procedura di liquidazione coatta amministrativa comporti un blocco totale delle azioni giudiziarie ordinarie o se, invece, i due percorsi possano coesistere. La risposta a questa domanda influenzerà profondamente la tutela dei diritti dei creditori, in particolare dei risparmiatori, nei confronti delle banche in crisi.

Cosa succede a una causa civile se la banca convenuta viene messa in liquidazione coatta amministrativa durante il processo?
Secondo l’ordinanza, esistono due tesi contrapposte nella giurisprudenza. La prima sostiene che la causa diventi improcedibile e il creditore debba insinuarsi nel passivo della liquidazione. La seconda, più recente, ritiene che il giudizio possa proseguire e il creditore venga ammesso al passivo con riserva, in attesa della sentenza definitiva.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte non ha deciso perché ha rilevato un profondo contrasto giurisprudenziale sulla questione. Per garantire un’interpretazione uniforme della legge (funzione nomofilattica), ha preferito rinviare la causa a una pubblica udienza dove la questione verrà discussa e risolta in modo definitivo.

Che cos’è un’ordinanza interlocutoria?
È un provvedimento con cui il giudice non decide il merito della controversia, ma risolve questioni procedurali o, come in questo caso, dispone il rinvio della causa per affrontare una questione di diritto fondamentale prima di poter emettere una sentenza finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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