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Limite finanziabilità: prova e onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 13783/2024, ha stabilito che per dimostrare il superamento del limite di finanziabilità di un mutuo fondiario, il prezzo indicato nell’atto di compravendita dell’immobile non è una prova sufficiente. L’onere della prova grava interamente sul mutuatario, che deve fornire elementi concreti, come una perizia estimativa, per dimostrare che il valore di mercato del bene al momento della stipula era inferiore a quello necessario per giustificare l’importo finanziato. La Corte ha rigettato il ricorso degli eredi di un mutuatario, confermando la decisione d’appello che aveva ritenuto non provato il superamento di tale limite.

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Limite di Finanziabilità del Mutuo: Chi Deve Provare il Valore dell’Immobile?

La questione del limite di finanziabilità nei mutui fondiari è un tema cruciale che può determinare la validità stessa del contratto di finanziamento. Con la recente ordinanza n. 13783 del 17 maggio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un aspetto fondamentale: chi ha l’onere di provare il superamento di tale soglia e quali prove sono considerate sufficienti? La decisione chiarisce che il semplice prezzo di acquisto indicato nel rogito non basta, ponendo l’accento sulla responsabilità del mutuatario di fornire prove concrete.

I Fatti di Causa: Un Mutuo Fondiario Sotto Esame

Il caso trae origine dall’opposizione promossa da un mutuatario (e successivamente proseguita dai suoi eredi) contro un atto di precetto notificatogli da un istituto di credito. L’opposizione si fondava sulla presunta nullità del contratto di mutuo fondiario, stipulato per un importo di 70.000 euro, a fronte di un’ipoteca su immobili acquistati poco tempo prima. Secondo gli opponenti, l’importo erogato superava il limite di finanziabilità (generalmente l’80% del valore del bene) stabilito dalla normativa, rendendo nullo il contratto.

Il Tribunale di primo grado aveva accolto l’opposizione, ritenendo provato il superamento del limite sulla base degli atti pubblici di acquisto degli immobili. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo il gravame della banca. I giudici di secondo grado avevano sostenuto che gli eredi non avessero fornito una prova adeguata del valore di mercato degli immobili, reputando insufficiente il solo prezzo di vendita indicato nei rogiti.

Il Ricorso in Cassazione e il Limite di Finanziabilità

Gli eredi hanno quindi presentato ricorso per cassazione, articolando diverse censure. Essi sostenevano che:
1. Il prezzo di acquisto, specialmente se la compravendita è avvenuta poco prima del mutuo, costituisce un indice fondamentale del valore di mercato.
2. La banca non aveva specificamente contestato il valore, quindi doveva applicarsi il principio di non contestazione.
3. L’onere di dimostrare il rispetto del limite di finanziabilità dovesse ricadere sulla banca.
4. La Corte d’Appello avrebbe dovuto ammettere una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per accertare il valore effettivo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondate tutte le censure e fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova.

Il Prezzo di Acquisto non è Prova Sufficiente

La Corte ha stabilito che il valore indicato nel contratto di compravendita non può essere l’unico elemento per determinare il valore di mercato dell’immobile ai fini del calcolo del limite di finanziabilità. I giudici hanno spiegato che il prezzo pattuito può non corrispondere al reale valore per svariate ragioni (fiscali, accordi particolari tra le parti, ecc.). Pertanto, chi contesta la validità del mutuo deve fornire prove più solide, come una perizia di parte che attesti il valore prudenziale o di mercato al momento della stipula.

La Corretta Ripartizione dell’Onere della Prova

Richiamando il principio generale dell’art. 2697 del codice civile, la Cassazione ha ribadito che l’onere di provare i fatti costitutivi della propria domanda spetta a chi agisce in giudizio. In questo caso, essendo gli eredi a eccepire la nullità del contratto, spettava a loro dimostrare il superamento del limite. La Corte d’Appello non ha invertito l’onere della prova, ma ha correttamente constatato che la parte onerata non lo aveva assolto, limitandosi a depositare gli atti di acquisto.

Il Principio di Non Contestazione e il Rifiuto della CTU

La Corte ha ritenuto inammissibile anche la censura sulla violazione del principio di non contestazione, poiché la banca aveva espressamente contestato che il prezzo di acquisto potesse costituire un valido elemento probatorio del valore reale. Infine, la decisione di non disporre una CTU è stata considerata una scelta discrezionale e non sindacabile del giudice di merito, il quale può legittimamente rigettarla se ritiene che la parte non abbia fornito neanche un principio di prova a sostegno della propria richiesta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio fondamentale: il mutuatario che intende far valere la nullità del contratto per superamento del limite di finanziabilità deve assumere un ruolo attivo nel processo. Non è sufficiente basarsi su presunzioni o su singoli documenti come l’atto di compravendita. È necessario fornire al giudice elementi di prova concreti e oggettivi, come una perizia estimativa, che possano dimostrare in modo inequivocabile il reale valore dell’immobile al momento dell’erogazione del finanziamento. Questa pronuncia serve da monito per i mutuatari, sottolineando l’importanza di una solida preparazione probatoria prima di intraprendere un’azione legale di questo tipo.

Per contestare il superamento del limite di finanziabilità di un mutuo, è sufficiente presentare l’atto di acquisto dell’immobile?
No, secondo l’ordinanza, il prezzo indicato nell’atto di compravendita non è di per sé una prova sufficiente del valore di mercato dell’immobile. Può essere un indice, ma non l’unico elemento, e deve essere supportato da altre prove come una perizia estimativa di parte.

A chi spetta l’onere di provare che il valore dell’immobile era inferiore a quanto necessario per rispettare il limite di finanziabilità?
L’onere della prova spetta interamente a chi contesta la validità del contratto di mutuo, ovvero al mutuatario o ai suoi eredi. È questa parte che deve dimostrare attivamente, con prove adeguate, il superamento del limite.

Il giudice è obbligato a disporre una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU) per determinare il valore dell’immobile se una parte la richiede?
No, la decisione di ammettere o meno una CTU rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. La Corte ha ritenuto che, in assenza di un principio di prova offerto dalla parte che ne ha l’onere, il rigetto dell’istanza di CTU è legittimo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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