LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Licenza apparecchi da gioco: obbligatoria in sale scommesse

La Corte di Cassazione ha confermato la sanzione amministrativa a carico del titolare di una sala scommesse che aveva installato apparecchi da intrattenimento senza la specifica licenza apparecchi da gioco prevista dall’art. 88 TULPS. Secondo la Corte, la licenza generica per esercizi pubblici (ex art. 86 TULPS) non è sufficiente per i locali in cui si raccolgono anche scommesse, data la maggiore pericolosità sociale e la necessità di controlli più stringenti. La decisione ribadisce che le diverse autorizzazioni in materia di giochi e scommesse non sono intercambiabili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Licenza Apparecchi da Gioco: Perché è Indispensabile nelle Sale Scommesse

La gestione di attività nel settore dei giochi e delle scommesse in Italia è soggetta a un regime autorizzatorio molto stringente. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per installare videoterminali e altri apparecchi da intrattenimento in una sala scommesse, non basta la licenza generica, ma è necessaria una specifica licenza apparecchi da gioco ai sensi dell’art. 88 del T.U.L.P.S. Questa pronuncia chiarisce i confini tra le diverse autorizzazioni e sottolinea l’importanza di rispettare ogni singolo requisito normativo per non incorrere in pesanti sanzioni.

I Fatti del Caso

Il titolare di un esercizio commerciale, adibito alla raccolta di scommesse, veniva sanzionato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Durante un’ispezione, i funzionari avevano accertato la presenza di videoterminali da intrattenimento installati e funzionanti, per i quali l’esercente non era in possesso della licenza di polizia prevista dall’articolo 88 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.).

L’operatore si era difeso sostenendo di essere in possesso della licenza di cui all’articolo 86 T.U.L.P.S., a suo dire sufficiente. Aveva inoltre impugnato il provvedimento sanzionatorio adducendo vari motivi, tra cui la presunta buona fede, una supposta incertezza normativa, la pendenza di un ricorso contro il diniego della licenza ex art. 88 e un presunto contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Sia il Giudice di Pace che il Tribunale avevano respinto le sue ragioni, confermando la legittimità della sanzione. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

L’obbligo della licenza apparecchi da gioco secondo la Cassazione

La Corte Suprema ha rigettato il ricorso, confermando in toto la decisione del Tribunale. I giudici hanno stabilito, in linea con un orientamento ormai consolidato, che la possibilità di installare apparecchi da gioco sulla base della sola licenza ex art. 86 T.U.L.P.S. riguarda esclusivamente i locali che non sono soggetti alla licenza di polizia per l’esercizio delle scommesse (art. 88 T.U.L.P.S.).

In altre parole, se un locale svolge attività di raccolta scommesse, per poter detenere anche apparecchi da intrattenimento deve obbligatoriamente munirsi della specifica licenza apparecchi da gioco prevista dall’art. 88. Le due licenze non sono fungibili né alternative.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha smontato punto per punto tutte le difese del ricorrente con una motivazione chiara e dettagliata.

1. Distinzione tra licenza ex art. 86 e art. 88 T.U.L.P.S.: La ratio della norma è impedire l’utilizzo di apparecchi da divertimento e intrattenimento in luoghi non sottoposti ai prescritti e più rigorosi controlli di polizia. I locali destinati anche alla raccolta di scommesse sono considerati intrinsecamente più a rischio per l’ordine pubblico, e l’aggiunta di apparecchi da gioco ne aumenta la potenziale pericolosità sociale. Per questo motivo, il legislatore ha previsto un regime autorizzatorio specifico e più severo.

2. Esclusione dell’errore scusabile: La Corte ha respinto la tesi della buona fede e dell’incertezza interpretativa. L’ignoranza della legge non è scusabile, specialmente per un operatore professionale del settore, che ha il dovere di informarsi sulle norme che regolano la sua attività. Inoltre, il fatto che lo stesso ricorrente avesse in passato presentato istanza per ottenere la licenza ex art. 88 dimostrava la sua piena consapevolezza dell’obbligatorietà di tale autorizzazione.

3. Irrilevanza della pendenza del giudizio amministrativo: La circostanza che il ricorrente avesse impugnato davanti al giudice amministrativo il diniego della licenza non rendeva illegittima l’irrogazione della sanzione. L’Agenzia non aveva alcun obbligo legale di attendere l’esito di quel giudizio prima di procedere, trattandosi al più di una questione di opportunità.

4. Prova dell’uso dei computer come apparecchi da gioco: Il Tribunale aveva correttamente desunto, sulla base di prove presuntive (una ricevuta di giocata, l’insegna del locale, il contratto con il bookmaker), che i computer presenti nel locale non fossero semplici postazioni internet, ma venissero utilizzati per il gioco online, integrando così la fattispecie contestata.

5. Conformità al diritto dell’Unione Europea: Infine, la Corte ha escluso qualsiasi contrasto con i principi di libera prestazione dei servizi e di stabilimento. La normativa italiana, che impone un regime concessorio e autorizzatorio per i giochi, è giustificata da motivi imperativi di interesse generale, come la tutela dei consumatori, la prevenzione delle frodi e la lotta alla ludopatia. Tali restrizioni sono proporzionate e necessarie per tutelare l’ordine pubblico.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza offre un monito importante per tutti gli operatori del settore del gioco legale. La normativa in materia è complessa e stratificata, e ogni attività richiede una specifica autorizzazione. Non è possibile invocare una licenza per giustificare un’attività per la quale è richiesta un’altra, diversa e specifica, autorizzazione. La licenza apparecchi da gioco ex art. 88 T.U.L.P.S. è un requisito imprescindibile per chiunque voglia installare videoterminali in un locale dove si raccolgono scommesse. La presunta buona fede o l’incertezza interpretativa non costituiscono valide scusanti, soprattutto per chi opera professionalmente in un campo così attentamente regolamentato.

È sufficiente la licenza ex art. 86 TULPS per installare apparecchi da gioco in una sala scommesse?
No. La sentenza chiarisce che la licenza ex art. 86 TULPS (per esercizi pubblici) non è sufficiente. Per i locali che esercitano anche la raccolta di scommesse è obbligatoria la specifica licenza di polizia prevista dall’art. 88 TULPS.

L’aver richiesto la licenza ex art. 88 TULPS ma non averla ancora ottenuta, esclude la sanzione?
No. La pendenza di un ricorso amministrativo contro il diniego della licenza non sospende l’obbligo di possederla per esercitare l’attività. L’amministrazione può sanzionare la violazione accertata anche se è in corso un contenzioso sulla richiesta di autorizzazione.

L’ignoranza della legge o un’incertezza interpretativa possono giustificare la mancanza della licenza?
No, la Corte ha escluso che l’errore sulla norma potesse essere considerato scusabile. Un operatore professionale del settore ha l’obbligo di conoscere le leggi che regolano la sua attività. Il fatto che l’esercente avesse precedentemente richiesto la licenza ha dimostrato, inoltre, la sua consapevolezza dell’obbligo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati