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Liberazione fideiussore: no se il credito è solido

Un creditore ha agito in revocatoria contro gli atti di disposizione del patrimonio di un fideiussore. Quest’ultimo ha eccepito la propria liberazione per il fatto che il creditore non si era insinuato nel fallimento della società debitrice principale. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che in caso di fideiussione solidale, il creditore ha la facoltà di scegliere se agire contro il debitore principale o il garante. La mera inerzia del creditore (mancata insinuazione al passivo) non costituisce un fatto pregiudizievole che giustifichi la liberazione del fideiussore ai sensi dell’art. 1955 c.c.

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Liberazione fideiussore: quando la mancata insinuazione al passivo non basta

L’Ordinanza n. 16831/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto delle garanzie: la liberazione fideiussore nel caso in cui il creditore non partecipi alla procedura fallimentare del debitore principale. La decisione chiarisce che, in presenza di una fideiussione solidale, l’inerzia del creditore non è sufficiente a estinguere l’obbligazione del garante. Questo principio riafferma la tutela del creditore e la natura dell’obbligazione solidale, offrendo importanti spunti di riflessione per operatori e parti contrattuali.

I Fatti di Causa

Un professionista, creditore di una somma considerevole nei confronti di un soggetto quale fideiussore di una società, avviava un’azione revocatoria. L’obiettivo era rendere inefficaci due atti con cui il fideiussore aveva disposto del suo unico immobile di valore: la costituzione di un’ipoteca volontaria a favore di una banca e la donazione della stessa quota immobiliare alla propria sorella. Tali atti, secondo il creditore, pregiudicavano la sua garanzia patrimoniale.
Il fideiussore, convenuto in giudizio, si difendeva sostenendo l’estinzione dell’obbligazione principale. A suo dire, il creditore non si era insinuato nel passivo del fallimento della società debitrice, e tale omissione avrebbe dovuto comportare la sua liberazione ai sensi dell’art. 1955 c.c., per “fatto del creditore”.
Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello davano ragione al creditore, rigettando le difese del garante. La questione giungeva così dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla liberazione fideiussore

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del fideiussore, confermando le decisioni dei giudici di merito. I motivi del ricorso, incentrati sulla violazione degli articoli 1955 c.c. (liberazione del fideiussore per fatto del creditore) e 1944 c.c. (obbligazione solidale), sono stati ritenuti infondati.
La Corte ha stabilito che la pretesa estinzione del credito avrebbe dovuto essere eccepita in sede di opposizione al decreto ingiuntivo, ormai passato in giudicato. Ma, soprattutto, ha ribadito un principio consolidato in materia di fideiussione solidale.

Le Motivazioni

La sentenza poggia su due pilastri argomentativi fondamentali.

1. Fideiussione Solidale e Facoltà di Scelta del Creditore

Il primo punto chiave riguarda la natura dell’obbligazione. In assenza di una pattuizione che preveda il “beneficio di escussione” (il diritto del garante di pretendere che il creditore agisca prima contro il debitore principale), la fideiussione si presume solidale. Ciò significa che debitore e garante sono obbligati in solido. Di conseguenza, il creditore ha la piena facoltà di scegliere contro chi agire per soddisfare il proprio credito. Può decidere di insinuarsi nel fallimento del debitore principale oppure, come nel caso di specie, agire direttamente nei confronti del fideiussore nelle forme ordinarie. L’esercizio di questa facoltà di scelta, chiarisce la Corte, non può essere qualificato come un comportamento pregiudizievole per il garante.

2. L’Inerzia non è un “Fatto del Creditore” ai Sensi dell’Art. 1955 c.c.

Il secondo argomento smonta la tesi difensiva del fideiussore. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento secondo cui il “fatto del creditore” che, ai sensi dell’art. 1955 c.c., può comportare la liberazione fideiussore non consiste in una mera inazione o inerzia. Deve, invece, trattarsi di un comportamento attivo, di una violazione di un dovere giuridico imposto dalla legge o dal contratto, che pregiudichi concretamente il diritto di surrogazione del garante (cioè il suo diritto di rivalersi sul debitore principale una volta pagato il debito). La mancata insinuazione al passivo fallimentare è considerata una mera inerzia, del tutto legittima nell’ambito della facoltà di scelta del creditore in un’obbligazione solidale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio a tutela del creditore. Il fideiussore solidale non può sperare di essere liberato dalla propria obbligazione semplicemente perché il creditore ha scelto di non partecipare alla procedura fallimentare del debitore principale. La scelta di agire direttamente contro il garante è una facoltà pienamente legittima, che non integra quel “fatto del creditore” capace di pregiudicare i diritti del fideiussore. Questa decisione sottolinea l’importanza di definire chiaramente nei contratti di fideiussione l’eventuale presenza del beneficio di escussione, unico strumento che può obbligare il creditore a escutere preventivamente il debitore principale.

Se il creditore non si insinua nel fallimento del debitore principale, il fideiussore è automaticamente liberato?
No, non se si tratta di una fideiussione solidale. La Cassazione chiarisce che in questo caso il creditore ha la facoltà di scegliere se agire contro il debitore principale fallito o direttamente contro il garante.

L’inerzia del creditore costituisce un “fatto del creditore” che libera il fideiussore ai sensi dell’art. 1955 c.c.?
No. Secondo la Corte, il “fatto del creditore” rilevante ai fini della liberazione del fideiussore non può consistere in una mera inazione, ma deve rappresentare la violazione di un dovere giuridico specifico che pregiudica il diritto di surrogazione del garante.

Il fideiussore può contestare l’esistenza del credito dopo che il decreto ingiuntivo emesso contro di lui è diventato definitivo?
No. La Corte ha stabilito che ogni contestazione relativa all’estinzione del credito avrebbe dovuto essere sollevata in sede di opposizione al decreto ingiuntivo. Una volta che il decreto è passato in giudicato, il credito non è più contestabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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