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Liberazione del fideiussore: la Cassazione chiarisce

Una garante per un finanziamento aziendale si è opposta a un decreto ingiuntivo, invocando tassi usurari e la propria liberazione ai sensi dell’art. 1956 c.c. a seguito dell’accollo del debito da parte di un terzo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la **liberazione del fideiussore** non opera se il contratto di finanziamento originario prevedeva espressamente tale possibilità di accollo senza un nuovo assenso. La Corte ha inoltre respinto le eccezioni procedurali sulla prova della cessione del credito e sulla presunta motivazione apparente relativa al calcolo del TAEG.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Liberazione del Fideiussore: Quando la Garanzia Resta Valida

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto bancario: i limiti e le condizioni per la liberazione del fideiussore. Il caso analizzato chiarisce che, se il contratto di finanziamento prevede specificamente la possibilità di un accollo del debito da parte di terzi, il garante non può invocare l’art. 1956 c.c. per essere liberato dai propri obblighi. Questa decisione offre importanti spunti sulla redazione dei contratti e sulla tutela del garante.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dall’opposizione a un decreto ingiuntivo presentata da una persona fisica, garante di un contratto di finanziamento di 180.000,00 euro concesso a una ditta individuale di proprietà del marito. La banca creditrice aveva ottenuto l’ingiunzione per il pagamento di circa 30.000,00 euro a titolo di rate insolute, interessi e spese.

La garante fondava la sua opposizione su tre principali argomenti:
1. L’applicazione di interessi usurari, con un tasso complessivo del 9,945%, e un’errata determinazione del TAEG.
2. La richiesta di liberazione del fideiussore ai sensi dell’art. 1956 c.c., in quanto la banca avrebbe consentito l’accollo del mutuo da parte di una società terza senza il suo preventivo assenso, pur essendo a conoscenza del peggioramento delle condizioni economiche del debitore originario.

Il Tribunale di primo grado e, successivamente, la Corte d’Appello rigettavano le richieste della garante. I giudici di merito stabilirono che il TAEG era stato calcolato correttamente e che non vi era stata violazione della normativa anti-usura. Soprattutto, evidenziarono che il contratto di finanziamento, che incorporava la fideiussione, prevedeva esplicitamente la possibilità di accollo del debito, escludendo così l’applicabilità dell’art. 1956 c.c. Di fronte a queste decisioni, la garante proponeva ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le sentenze dei gradi precedenti. L’analisi dei giudici si è concentrata su due motivi di ricorso di natura prevalentemente processuale.

L’Eccezione di Cessione del Credito e la Presunta Omessa Pronuncia

Con il primo motivo, la ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non si fosse pronunciata sull’eccezione relativa alla mancata prova della cessione del credito dalla banca originaria alla società di recupero crediti costituitasi in giudizio. Secondo la Cassazione, tale motivo è infondato. La Corte ha ribadito il principio secondo cui non si ha omessa pronuncia quando la decisione del giudice, pur non esaminando espressamente un’eccezione, la rigetta implicitamente, poiché la sua statuizione è logicamente incompatibile con l’accoglimento dell’eccezione stessa. Nel caso specifico, riconoscendo la legittimazione della società di recupero crediti, la Corte d’Appello aveva implicitamente ma inequivocabilmente disatteso l’eccezione della garante.

Il Vizio di Motivazione e il Ruolo del TAEG nella Liberazione del Fideiussore

Il secondo motivo denunciava la nullità della sentenza d’appello per motivazione solo apparente riguardo al rigetto della censura sul calcolo del TAEG. Anche questa doglianza è stata respinta. La Cassazione ha chiarito che il vizio di motivazione si realizza solo in caso di mancanza totale o di argomentazioni palesemente incomprensibili. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato, spiegando che dal calcolo del TAEG deve essere esclusa la penale per estinzione anticipata, in quanto costo meramente eventuale e non remunerativo della messa a disposizione del denaro. Poiché la perizia di parte della stessa garante, epurata da tale costo, mostrava un tasso inferiore alla soglia di usura, la motivazione del giudice d’appello rispettava pienamente il ‘minimo costituzionale’ richiesto dalla legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su consolidati principi giuridici. In primo luogo, ha precisato che la tutela prevista dall’art. 1956 c.c. per la liberazione del fideiussore non è assoluta. Essa scatta quando il creditore, senza speciale autorizzazione del garante, concede nuovo credito al debitore principale pur sapendo che le sue condizioni patrimoniali sono peggiorate. Tuttavia, nel caso in esame, il contratto originario conteneva una clausola che autorizzava preventivamente operazioni come l’accollo del debito. Tale pattuizione contrattuale, essendo espressione dell’autonomia delle parti, rende inapplicabile la norma sulla liberazione.

In secondo luogo, sul piano processuale, la Corte ha riaffermato che il vizio di omessa pronuncia (art. 112 c.p.c.) non sussiste in presenza di un rigetto implicito. Se la decisione adottata dal giudice presuppone necessariamente la reiezione di un’eccezione, quest’ultima si intende esaminata e disattesa. Infine, per quanto riguarda la motivazione della sentenza, i giudici hanno ribadito che il controllo di legittimità è circoscritto alla verifica del rispetto del ‘minimo costituzionale’, ovvero che esista una motivazione comprensibile e logicamente coerente, senza entrare nel merito della sua condivisibilità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre due importanti lezioni pratiche. Per i garanti, sottolinea l’importanza di analizzare attentamente tutte le clausole del contratto di finanziamento e di fideiussione prima di firmare, prestando particolare attenzione a quelle che autorizzano preventivamente operazioni future come la cessione del contratto o l’accollo del debito. Per gli operatori del diritto, conferma la rigorosa interpretazione della Corte sui vizi processuali: per contestare con successo una sentenza per omessa pronuncia o motivazione apparente, è necessario dimostrare una mancanza radicale e non una mera non condivisione delle argomentazioni del giudice.

Quando un fideiussore può essere liberato dal suo obbligo se le condizioni del debitore peggiorano?
Secondo l’art. 1956 c.c., il fideiussore è liberato se il creditore concede nuovo credito al debitore principale, pur conoscendone le difficoltà economiche, senza una specifica autorizzazione del garante. Tuttavia, come chiarisce questa ordinanza, se il contratto di finanziamento originario prevedeva e autorizzava preventivamente operazioni come l’accollo del debito da parte di terzi, questa norma non si applica e il garante non è liberato.

Cosa si intende per ‘rigetto implicito’ di un’eccezione?
Si ha un rigetto implicito quando un giudice, pur non pronunciandosi espressamente su un’eccezione sollevata da una parte, adotta una decisione finale che è logicamente incompatibile con l’accoglimento di tale eccezione. In questo caso, si ritiene che l’eccezione sia stata esaminata e respinta, e non si configura il vizio di omessa pronuncia.

La penale per estinzione anticipata di un finanziamento rientra nel calcolo del TAEG ai fini dell’usura?
No. La Corte ha confermato che la penale per estinzione anticipata non deve essere inclusa nel calcolo del TAEG ai fini della verifica del superamento della soglia usura. Questo perché si tratta di un costo meramente eventuale, che non remunera la messa a disposizione del denaro e che, nel caso specifico, non era stato nemmeno applicato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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