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Lettera d’intenti: vincolante per terzi? Analisi

In una complessa vicenda su un progetto energetico, il Tribunale ha stabilito che una lettera d’intenti non è vincolante per una società creata appositamente per realizzare il progetto, ma che non l’ha mai sottoscritta. La sentenza ha inoltre dichiarato risolto un contratto di superficie collegato, applicando il principio di ‘presupposizione’, poiché lo scopo originario (il funzionamento dell’impianto) era venuto meno. Infine, ha regolato le pretese economiche incrociate tra le parti.

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Lettera d’intenti non firmata: quali vincoli per la NewCo? Il Tribunale chiarisce

Una lettera d’intenti è spesso il primo passo in operazioni commerciali complesse, ma cosa succede se il progetto viene poi delegato a una nuova società (NewCo) che non ha mai firmato quell’accordo iniziale? Il Tribunale di Torino, con una recente sentenza, offre importanti chiarimenti sull’efficacia di tali accordi verso terzi e sulle conseguenze del fallimento di un progetto, applicando l’interessante istituto della ‘presupposizione’.

I Fatti di Causa: Un Progetto Energetico Mai Decollato

La vicenda nasce da una lettera d’intenti sottoscritta tra una società che gestisce una struttura ricettiva di lusso e una società specializzata in energie rinnovabili. L’obiettivo era la realizzazione di un impianto di cogenerazione a biomassa per servire il complesso alberghiero. Come previsto nell’accordo, la società energetica costituiva una società veicolo (SPV o NewCo) per la costruzione e gestione dell’impianto.

Successivamente, la società proprietaria degli immobili (collegata alla struttura ricettiva) concedeva alla NewCo un diritto di superficie sui terreni destinati all’impianto. Tuttavia, il progetto naufragava: l’impianto, pur costruito, mostrava un funzionamento insoddisfacente e le parti non raggiungevano mai un accordo per il contratto definitivo di fornitura energetica. L’impianto veniva infine smantellato.

Da qui nasceva una complessa causa legale, con reciproche accuse di inadempimento e richieste di risarcimento danni.

L’efficacia della lettera d’intenti secondo il Tribunale

Il giudice ha analizzato le diverse domande, giungendo a conclusioni basate su principi cardine del diritto contrattuale.

La Lettera d’Intenti e il Principio di Relatività

Il punto cruciale della decisione riguarda la lettera d’intenti. Il Tribunale ha stabilito che, in base al principio di relatività del contratto (art. 1372 c.c.), l’accordo non poteva essere vincolante per la NewCo. Quest’ultima, infatti, non aveva mai sottoscritto né la lettera d’intenti originaria né un successivo accordo che ne recepisse i contenuti. Di conseguenza, tutte le domande di risoluzione e risarcimento basate sulla presunta violazione della lettera d’intenti da parte della NewCo, e viceversa, sono state respinte.

La “Presupposizione” e la Sorte del Contratto di Superficie

Di grande interesse è la decisione sul contratto di superficie. La società proprietaria del terreno ne chiedeva la risoluzione, sostenendo che lo scopo per cui era stato concesso (la realizzazione dell’impianto) era venuto meno. Il Tribunale ha accolto questa tesi, riqualificando la domanda sotto l’istituto della ‘presupposizione’.

La presupposizione è una circostanza esterna, non esplicitata nel contratto, che ne costituisce il fondamento oggettivo. In questo caso, l’esistenza e il funzionamento dell’impianto erano il presupposto imprescindibile del contratto di superficie. Poiché l’impianto era stato smantellato, questo presupposto era venuto a mancare, causando la ‘caducazione’ (cioè la perdita di efficacia) del contratto e l’estinzione del diritto di superficie.

Le Obbligazioni Incrociate: Pagamento per Energia e Canoni

Il Tribunale ha infine risolto le questioni economiche residue:
1. Energia Fornita: Ha condannato la società alberghiera a pagare alla NewCo il corrispettivo per l’energia termica effettivamente fornita negli anni 2018 e 2019, per un importo di 24.500 euro.
2. Canoni di Superficie: Ha condannato la NewCo a pagare alla società proprietaria dei terreni i canoni di superficie non versati, per un totale di 24.000 euro. Il giudice ha respinto la difesa della NewCo, che si rifiutava di pagare sostenendo l’inadempimento della società alberghiera (terza rispetto al contratto di superficie), ribadendo che l’eccezione di inadempimento può essere sollevata solo nei confronti della propria controparte contrattuale.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del giudice si fondano su tre pilastri giuridici. In primo luogo, il rigoroso rispetto del principio di relatività del contratto, che impedisce di estendere gli obblighi di una lettera d’intenti a soggetti terzi non firmatari, anche se creati appositamente per l’operazione. In secondo luogo, l’applicazione della figura della presupposizione come strumento per risolvere un contratto quando il suo scopo fondamentale e implicito viene a mancare, garantendo una soluzione equa. Infine, la corretta applicazione delle regole sull’adempimento nei contratti a prestazioni corrispettive, distinguendo nettamente i rapporti giuridici tra i diversi soggetti coinvolti.

Conclusioni

Questa sentenza offre lezioni preziose per chi opera nel mondo degli affari. Evidenzia l’importanza di formalizzare correttamente tutti i passaggi di un’operazione complessa, assicurandosi che tutti i soggetti coinvolti, incluse le NewCo, sottoscrivano gli accordi che li riguardano direttamente. Dimostra inoltre come il fallimento dello scopo pratico di un’operazione possa portare alla risoluzione dei contratti collegati, anche in assenza di una clausola risolutiva espressa, attraverso l’applicazione della presupposizione. Un monito a redigere accordi chiari e a gestire con attenzione la catena di obblighi contrattuali in progetti multi-soggetto.

Una lettera d’intenti firmata da una società madre è vincolante per una società figlia (NewCo) costituita appositamente per il progetto, ma che non ha firmato l’atto?
No. Secondo la sentenza, in base al principio di relatività del contratto, la lettera d’intenti produce effetti solo tra le parti che l’hanno sottoscritta. Pertanto, non è vincolante per una NewCo che non l’ha firmata, anche se è stata costituita per realizzare il progetto descritto nell’accordo.

Che cos’è la “presupposizione” e come può portare alla fine di un contratto?
La presupposizione è una situazione di fatto, non esplicitata nel contratto, che ne costituisce il presupposto fondamentale e la ragione pratica. Se questa situazione viene a mancare (nel caso di specie, il funzionamento dell’impianto), il contratto può essere risolto perché perde la sua causa concreta, anche se non c’è una clausola risolutiva specifica.

Se una parte non adempie a un contratto (A), posso rifiutarmi di adempiere a un contratto diverso (B) che ho con una sua società collegata?
No. La sentenza chiarisce che l’eccezione di inadempimento (il rifiuto di adempiere) può essere sollevata solo nei confronti della propria controparte contrattuale diretta nel medesimo contratto. Non è possibile rifiutarsi di pagare i canoni dovuti a una società (nel contratto B) a causa dell’inadempimento di una società diversa, seppur collegata (nel contratto A).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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