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Legittimazione passiva espropriazione: chi paga?

La Corte di Cassazione si pronuncia sulla legittimazione passiva espropriazione in un caso complesso di mancato perfezionamento del procedimento. L’ordinanza chiarisce che la società concessionaria originaria, promotrice e beneficiaria dell’occupazione d’urgenza, resta obbligata al pagamento dell’indennità insieme al Ministero, anche se il suo ruolo è mutato nel tempo. Viene invece esclusa la responsabilità della nuova società concessionaria, subentrata dopo la maturazione del diritto all’indennizzo. La decisione sottolinea che gli accordi interni tra concedente e concessionario non possono pregiudicare i diritti dei proprietari espropriati.

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Legittimazione Passiva Espropriazione: La Cassazione Chiarisce Chi Paga l’Indennità

Nell’ambito delle procedure di espropriazione per pubblica utilità, individuare il soggetto tenuto al pagamento delle indennità può diventare un percorso a ostacoli, specialmente quando il procedimento non si conclude e si assiste a un avvicendamento di soggetti nella gestione dell’opera. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce proprio sulla questione della legittimazione passiva espropriazione, delineando con chiarezza le responsabilità dei vari attori coinvolti.

I Fatti di Causa: Un Raccordo Autostradale e un’Espropriazione Incompiuta

La vicenda trae origine dalla realizzazione di un raccordo autostradale. Per la costruzione dell’opera, una società concessionaria (la “Concessionaria Originaria”) veniva individuata come beneficiaria e promotrice della procedura espropriativa, procedendo all’occupazione d’urgenza dei terreni di alcuni privati. Tuttavia, il procedimento non si è mai perfezionato con l’emissione del decreto di esproprio.

Nel corso degli anni, la relazione contrattuale tra l’ente concedente e la Concessionaria Originaria subiva delle modifiche e, infine, la concessione veniva trasferita a una nuova società (la “Nuova Concessionaria”). I proprietari dei terreni, non avendo mai ricevuto l’indennità per l’occupazione legittima subita per anni, decidevano di agire in giudizio per ottenerne il pagamento.

La Complessa Questione sulla Legittimazione Passiva Espropriazione

Davanti alla Corte, si è posta la complessa questione di identificare il soggetto obbligato. La Concessionaria Originaria sosteneva di non essere più responsabile, in virtù delle modifiche contrattuali che l’avevano resa, a suo dire, una mera mandataria dell’ente pubblico, e del successivo venir meno della sua concessione. Anche il Ministero competente declinava la propria responsabilità, indicando il concessionario come unico interlocutore. Infine, la Nuova Concessionaria si dichiarava estranea alla vicenda, essendo subentrata in un’epoca successiva alla cessazione del periodo di occupazione legittima per cui si richiedeva l’indennizzo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con una disamina approfondita, ha rigettato i ricorsi della Concessionaria Originaria e del Ministero, facendo chiarezza sui principi che governano la legittimazione passiva espropriazione in procedure complesse e pluripartecipate.

Il Collegio ha stabilito che la Concessionaria Originaria rimane solidalmente obbligata al pagamento dell’indennità. Il suo ruolo iniziale di promotrice e beneficiaria dell’espropriazione è stato ritenuto decisivo. Le successive convenzioni che ne hanno modificato il ruolo non sono opponibili ai proprietari espropriati. L’obbligazione di pagare l’indennità è sorta e maturata durante il periodo in cui essa era pienamente investita dei poteri espropriativi e del ruolo di concessionaria. Gli accordi interni con l’ente concedente non possono, quindi, avere l’effetto di liberarla da un’obbligazione sorta nei confronti di terzi.

Parallelamente, la Corte ha confermato la responsabilità solidale del Ministero. Richiamando consolidati principi giurisprudenziali, è stato ribadito che lo strumento della concessione cosiddetta “traslativa” (che trasferisce poteri pubblici al privato) non comporta automaticamente l’esclusione di ogni responsabilità del concedente. Affinché l’ente pubblico sia liberato dagli obblighi indennitari, è necessaria una specifica previsione di legge che autorizzi tale trasferimento di responsabilità, previsione assente nel caso di specie. L’interesse pubblico alla base dell’opera resta, in ultima analisi, riconducibile allo Stato, che non può spogliarsi delle proprie responsabilità fondamentali.

Infine, è stata correttamente esclusa la responsabilità della Nuova Concessionaria. Il suo rapporto concessorio è iniziato dopo la cessazione dell’occupazione legittima. Poiché il diritto all’indennità di occupazione matura anno per anno, al momento del suo subentro il debito in questione era già sorto e consolidato in capo ai precedenti gestori.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La pronuncia in esame offre un importante principio di tutela per i cittadini coinvolti in procedure espropriative. Stabilisce che, in caso di procedimenti complessi e non conclusi, la responsabilità per il pagamento delle indennità non può essere facilmente elusa attraverso accordi interni tra le amministrazioni e i loro concessionari. Il soggetto che ha dato avvio alla procedura e ha beneficiato dell’occupazione del bene (la Concessionaria Originaria) e l’ente che rappresenta l’interesse pubblico ultimo (il Ministero) restano i soggetti obbligati nei confronti del proprietario. Questa decisione rafforza la posizione dei privati, fornendo loro indicazioni chiare su chi citare in giudizio per veder riconosciuti i propri diritti.

Chi è responsabile per l’indennità di occupazione se il decreto di esproprio non viene mai emesso e la concessione dell’opera pubblica cambia titolare?
Secondo la Corte, la responsabilità ricade in solido sulla società concessionaria originaria, che ha promosso e beneficiato dell’occupazione, e sul Ministero concedente. Il loro obbligo verso i proprietari non viene meno a causa di accordi interni successivi.

La società concessionaria originaria può liberarsi dalla responsabilità di pagare l’indennità se il suo ruolo viene modificato da un successivo accordo privato con l’ente pubblico?
No. La Corte ha chiarito che gli accordi che modificano internamente il ruolo del concessionario (ad esempio, da promotore a mero mandatario) non sono opponibili ai proprietari dei terreni. L’obbligazione è sorta quando la società aveva pieni poteri e, pertanto, persiste nei confronti dei terzi danneggiati.

Il nuovo concessionario che subentra nella gestione dell’opera è tenuto a pagare le indennità di occupazione maturate prima del suo arrivo?
No. La sentenza esclude la responsabilità del nuovo concessionario se questo è subentrato dopo la cessazione del periodo di occupazione legittima per cui è dovuta l’indennità. Il diritto all’indennizzo era già maturato in capo ai precedenti soggetti responsabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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