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Legittimazione passiva banca: chi citare in giudizio?

La Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sulle azioni di recupero crediti in procedure concorsuali. In caso di pagamenti eseguiti dalla banca su ordine di una società dopo l’apertura della liquidazione, l’azione per dichiarare l’inefficacia di tali pagamenti deve essere rivolta contro i terzi creditori che hanno ricevuto le somme, non contro l’istituto di credito. La Corte ha stabilito che la banca, agendo come mera delegata, non ha la legittimazione passiva per questo tipo di azione, che spetta unicamente al beneficiario effettivo del pagamento (accipiens).

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Legittimazione passiva banca: a chi chiedere la restituzione dei pagamenti post-fallimento?

Quando un’impresa entra in una procedura concorsuale, come la liquidazione coatta amministrativa, ogni pagamento successivo è soggetto a regole stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale riguardo la legittimazione passiva banca: se l’istituto di credito esegue pagamenti a terzi su ordine dell’impresa già in liquidazione, a chi deve rivolgersi il curatore per riavere indietro i soldi? La risposta della Suprema Corte è netta e fornisce indicazioni operative fondamentali per gli operatori del diritto.

I Fatti del Caso

Una società cooperativa veniva posta in liquidazione coatta amministrativa. Successivamente a tale data, la sua banca eseguiva una serie di pagamenti a favore di terzi creditori (fornitori, dipendenti, etc.) su disposizione della società stessa. L’organo della procedura concorsuale agiva in giudizio contro la banca, chiedendo che tali pagamenti fossero dichiarati inefficaci e che l’istituto fosse condannato a restituire le somme, ammontanti a quasi 500.000 euro.

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda. Tuttavia, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, accogliendo il motivo di gravame della banca relativo al difetto di legittimazione passiva. Secondo i giudici d’appello, l’azione doveva essere intentata non contro la banca, che aveva agito come semplice “delegata” al pagamento, ma contro i terzi creditori che avevano effettivamente incassato le somme. La procedura concorsuale ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La questione della legittimazione passiva banca

Il cuore della controversia risiede nell’individuazione del soggetto corretto da citare in giudizio. La procedura ricorrente sosteneva che l’azione non era una semplice richiesta di inefficacia dei pagamenti ai sensi dell’art. 44 della Legge Fallimentare, ma si fondava su un presupposto diverso: la cessazione automatica del contratto di conto corrente (ex art. 78 l.fall.) a seguito dell’apertura della liquidazione. In questa prospettiva, la banca, eseguendo pagamenti nonostante l’estinzione del rapporto, avrebbe agito senza un valido titolo, diventando direttamente responsabile della restituzione.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto il ricorso inammissibile, confermando la decisione d’appello. I giudici supremi hanno sottolineato che l’interpretazione della domanda giudiziale è un’attività riservata ai giudici di merito. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva qualificato l’azione come una domanda di inefficacia dei pagamenti ex art. 44 l.fall. Poiché questa interpretazione non è stata validamente contestata in sede di legittimità, la conclusione sul difetto di legittimazione passiva banca diventa una conseguenza logica e giuridicamente corretta.

Le Motivazioni: Azione di Inefficacia vs. Responsabilità della Banca

La Suprema Corte ha delineato con chiarezza la distinzione tra le diverse azioni esperibili:

1. Azione di inefficacia del pagamento (ex art. 44 l.fall.): Questa azione mira a privare di effetti un pagamento eseguito dopo l’apertura della procedura concorsuale. Poiché l’obiettivo è recuperare una somma che ha arricchito un creditore a scapito di altri (violando la par condicio creditorum), il legittimato passivo è l’accipiens, cioè colui che ha ricevuto il denaro. La banca, che si limita a eseguire un ordine, è estranea al rapporto tra l’impresa fallita e il suo creditore e, pertanto, non può essere il destinatario di questa azione.

2. Azione di responsabilità contrattuale o extracontrattuale contro la banca: Un’azione differente potrebbe essere intentata contro la banca per inadempimento. Ad esempio, se la banca, violando l’obbligo derivante dalla cessazione del contratto di conto corrente (art. 78 l.fall.), dispone del saldo attivo, può essere chiamata a rispondere del danno causato alla massa dei creditori. Questa azione, però, si fonda su presupposti diversi (la violazione di un obbligo contrattuale o di un dovere generale di non ledere l’altrui patrimonio) e deve essere specificamente proposta e provata.

Nel caso esaminato, essendo stata l’azione qualificata come appartenente alla prima tipologia, la Corte non ha potuto fare altro che confermare che la banca non era il soggetto giusto da convenire in giudizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione riafferma un principio consolidato: nell’azione volta a recuperare somme pagate a un creditore dopo l’apertura di una procedura concorsuale, il curatore deve agire contro il creditore stesso, unico beneficiario del pagamento. Citare in giudizio la banca per questo motivo espone l’azione a una probabile declaratoria di difetto di legittimazione passiva.

Per gli organi delle procedure concorsuali, è fondamentale qualificare correttamente la domanda sin dall’inizio. Se si intende far valere l’inefficacia del pagamento per violazione della par condicio creditorum, il bersaglio è il creditore accipiens. Se, invece, si vuole contestare alla banca una condotta illecita o inadempiente per aver disposto di fondi che avrebbero dovuto essere congelati, occorre impostare un’azione di responsabilità, fondata su presupposti fattuali e giuridici completamente diversi.

In caso di pagamenti eseguiti da una banca dopo l’apertura di una procedura concorsuale, chi deve citare in giudizio il curatore per recuperare le somme?
Il curatore deve citare in giudizio i terzi creditori che hanno ricevuto materialmente le somme (i cosiddetti ‘accipiens’), in quanto sono gli effettivi beneficiari dei pagamenti ritenuti inefficaci.

Perché la banca non è considerata il soggetto passivamente legittimato nell’azione di inefficacia dei pagamenti?
Perché la banca agisce come mera delegata o intermediaria nell’esecuzione del pagamento, su ordine del correntista. Non incamera le somme per sé e rimane estranea al rapporto debito-credito tra la società in liquidazione e il terzo beneficiario. L’azione mira a colpire l’arricchimento del creditore, non l’operato della banca.

Quale tipo di azione potrebbe essere intentata contro la banca in una situazione simile?
Si potrebbe intentare un’azione di responsabilità, contrattuale o extracontrattuale. Ad esempio, si potrebbe contestare alla banca di aver violato gli obblighi derivanti dalla cessazione automatica del contratto di conto corrente (art. 78 l.fall.), causando un danno alla massa dei creditori. Tale azione, però, ha presupposti e finalità diversi rispetto alla declaratoria di inefficacia del pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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