Sentenza di Cassazione Civile Sez. 1 Num. 26415 Anno 2025
Civile Sent. Sez. 1 Num. 26415 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 30/09/2025
SENTENZA
sul ricorso 11357-2024 proposto da:
NOME COGNOME, IN PROPRIO e QUALE LIQUIDATORE DELLA RAGIONE_SOCIALE IN RAGIONE_SOCIALE, rappresentato e difeso dall ‘ AVV_NOTAIO per procura in calce al ricorso;
– ricorrente –
contro
RAGIONE_SOCIALE IN RAGIONE_SOCIALE, rappresentata e difesa dall ‘ AVV_NOTAIO per procura in calce al controricorso;
– controricorrente –
e
COGNOME NOME e COGNOME NOME, asseritamente rappresentati e difesi dall ‘ AVV_NOTAIO per procura in calce al controricorso;
– controricorrenti –
nonché
PROCURA GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO LA CORTE D ‘ APPELLO DI BOLOGNA e RAGIONE_SOCIALE;
– intimati –
avverso la SENTENZA N. 661/2024 della CORTE D ‘ APPELLO DI BOLOGNA, depositata il 2/4/2024; udita la relazione della causa svolta dal Consigliere NOME COGNOME nella pubblica udienza dell ‘ 11/9/2025; sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale NOME COGNOME; sentito, per il ricorrente, l ‘ AVV_NOTAIO NOME COGNOME; sentito, per la controricorrente RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, l ‘ AVV_NOTAIO NOME COGNOME; sentito, per i controricorrenti NOME COGNOME e NOME COGNOME, l ‘ AVV_NOTAIO NOME COGNOME.
FATTI DI CAUSA
1.1. Il tribunale di Rimini, su istanza della RAGIONE_SOCIALE, ha, con sentenza del 4/12/2023, dichiarato l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale della RAGIONE_SOCIALE in RAGIONE_SOCIALE.
1.2. NOME COGNOME, in proprio e quale RAGIONE_SOCIALE della RAGIONE_SOCIALE in RAGIONE_SOCIALE, con ricorso del 29/12/2023, ha proposto reclamo avverso tale sentenza.
1.3. La RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE e la RAGIONE_SOCIALE hanno chiesto il rigetto del gravame.
1.4. Sono intervenuti NOME COGNOME e NOME COGNOME, soci ed ex amministratori della società, i quali hanno chiesto alla corte di rigettare il reclamo presentato dal RAGIONE_SOCIALE.
1.5. La corte d ‘ appello, con la sentenza in epigrafe, ha respinto il reclamo in quanto ‘ manifestamente destituito di fondamento ‘.
1.6. La corte, in particolare, per quanto ancora rileva, dopo aver affermato che: – in sede di procedimento unitario il tribunale deve verificare sommariamente e in via incidentale la
sussistenza di un credito di cui sia titolare il ricorrente e che lo legittima a chiedere l ‘ apertura della procedura concorsuale a carico del resistente; – la legittimazione a proporre tale domanda non presuppone, infatti, un definitivo accertamento del credito in sede giudiziale, né l ‘ esecutività del titolo, essendo a tal fine sufficiente un accertamento incidentale da parte del giudice, all ‘ esclusivo scopo di verificare la legittimazione dell ‘ istante; ha ritenuto, quanto al caso in esame: – innanzitutto, che, nel procedimento svoltosi davanti al tribunale, il credito, originariamente sorto in capo alla RAGIONE_SOCIALE, ‘ era comprovato non solo dalle (dodici) fatture, ma prima ancora dalla iscrizione della posta passiva nelle stesse scritture contabili della reclamante ‘, le quali ‘ attestano la sussistenza di un credito ‘, in capo alla RAGIONE_SOCIALE, pari ad €. 583.568,51; – in secondo luogo, che il trasferimento di tale credito dalla RAGIONE_SOCIALE alla RAGIONE_SOCIALE era, a sua volta, dimostrato dal ‘ contratto ‘ di factoring depositato in giudizio da quest ‘ ultima (e non dalla mera proposta contrattuale, come erroneamente ha dedotto la reclamante) nonché dalle notificazioni delle ‘ singole cessioni ‘ dei crediti portati dalle indicate fatture.
1.7. La corte, quindi, dopo aver escluso ogni rilievo alle allegazioni svolte dalla reclamante nella memoria depositata in giudizio il 22/3/2023 ( rectius : 22/3/2024) in quanto vertenti (al pari dei documenti alla stessa allegati) su circostanze irrilevanti (come la conoscenza, da parte dei COGNOME, dell ‘ intenzione del RAGIONE_SOCIALE di presentare domanda di concordato preventivo, le divergenze di vedute tra RAGIONE_SOCIALE e fratelli COGNOME a causa dell ‘ indisponibilità di questi a sostenere finanziariamente il concordato, l ‘ inadempimento degli obblighi di rendiconto dei cessati amministratori) ovvero e inconcludenti (come la
cessazione del rapporto di factoring e l ‘ insinuazione al passivo della già menzionata impresa RAGIONE_SOCIALE), ha rigettato il reclamo.
1.8. La corte, infine, in ragione della mala fede dimostrata nella proposizione del gravame, ‘ le cui allegazioni sono smaccatamente sconfessate dai documenti prodotti dalle controparti e, prima ancora, da quelli versati in atti dalla stessa reclamante ‘, ha condannato, a norma dell ‘ art. 51, comma 15, c.c.i.i., il RAGIONE_SOCIALE, in solido con la società, alla rifusione delle spese di lite del giudizio di reclamo in favore delle controparti private.
1.9. NOME COGNOME, in proprio e quale RAGIONE_SOCIALE della RAGIONE_SOCIALE in RAGIONE_SOCIALE, con ricorso notificato in data 2/5/2014, ha chiesto, per cinque motivi, la cassazione della sentenza.
1.10. Hanno resistito, con distinti controricorsi, la RAGIONE_SOCIALE in RAGIONE_SOCIALE nonché NOME COGNOME e NOME COGNOME.
1.11. La RAGIONE_SOCIALE è rimasta intimata, al pari della Procura generale presso la corte d ‘ appello di Bologna.
1.12. Il Pubblico Ministero, con memoria depositata il 5/7/2025, ha concluso per il rigetto del ricorso, illustrandone ulteriormente in udienza le ragioni.
1.13. Il ricorrente ha depositato memoria.
RAGIONI DELLA DECISIONE
2.1. Con il primo motivo, il ricorrente, lamentando la violazione e la falsa applicazione degli artt. 115 e 116 c.p.c. e dell ‘ art. 1321 c.c., in relazione all ‘ art. 360 n. 4 c.p.c., ha censurato l ‘ impugnata sentenza nella parte in cui la corte d ‘ appello, travisando il documento n. NUMERO_DOCUMENTO) prodotto dalla reclamata RAGIONE_SOCIALE, ha ritenuto che quest ‘ ultima avesse prodotto in giudizio il contratto di factoring stipulato il 28/5/2019 tra la
cedente RAGIONE_SOCIALE e la cessionaria RAGIONE_SOCIALE, già RAGIONE_SOCIALE, senza, tuttavia, considerare che: – in realtà, come eccepito dal reclamante, tale documento, in quanto privo della sottoscrizione della RAGIONE_SOCIALE, contiene solo la proposta di contratto trasmessa dalla RAGIONE_SOCIALE ad RAGIONE_SOCIALE; – il travisamento del contenuto oggettivo della prova, il quale ricorre in caso di svista concernente il fatto probatorio in sé e non di verifica logica della riconducibilità dell ‘ informazione probatoria al fatto probatorio, trova il suo istituzionale rimedio, ove il fatto probatorio abbia costituito un punto controverso sul quale la sentenza ebbe a pronunciare, nell ‘ art. 360 nn. 4 e 5 c.p.c. a seconda che si tratti di un fatto processuale o sostanziale; – l ‘ errata percezione del documento ha avuto un peso specifico rilevante nella valutazione finale espressa dalla corte distrettuale, la quale, infatti, ha potuto affermare che era risultata la prova, oltre che dell ‘ opponibilità della cessione dei crediti alla debitrice RAGIONE_SOCIALE in RAGIONE_SOCIALE per effetto delle singole notificazioni eseguite a quest ‘ ultima ex art. 1264 c.c., della stessa conclusione del contratto di factoring proprio in ragione della produzione in giudizio del predetto documento.
2.2. Con il secondo motivo, il ricorrente, lamentando la violazione e la falsa applicazione dell ‘ art. 132, comma 2°, n. 4, in combinato disposto con l ‘ art. 156, comma 2°, c.p.c., in relazione all ‘ art. 360 n. 4 c.p.c., ha censurato l ‘ impugnata sentenza sul rilievo che la corte d ‘ appello, dirimendo il contrasto insorto tra RAGIONE_SOCIALE e la reclamata RAGIONE_SOCIALE, ha ritenuto che il documento 9, prodotto da quest ‘ ultima nel giudizio di reclamo, integrasse il contratto di factoring intercorso tra RAGIONE_SOCIALE e RAGIONE_SOCIALE e non già la mera proposta contrattuale inviata da RAGIONE_SOCIALE a NOME–
RAGIONE_SOCIALE, omettendo, tuttavia, di esporre le ragioni che l ‘ hanno indotta ad affermare che il predetto documento, nonostante fosse stato espressamente nominato quale proposta di contratto e risultasse sottoscritto dalla sola proponente RAGIONE_SOCIALE, conteneva il contratto di factoring concluso tra RAGIONE_SOCIALE ed RAGIONE_SOCIALE piuttosto che la mera proposta contrattuale trasmessa a quest ‘ ultima.
2.3. Con il terzo motivo, il ricorrente, lamentando l ‘ omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio, in relazione all ‘ art. 360 n. 5 c.p.c., ha censurato la sentenza impugnata nella parte in cui la corte distrettuale, pronunciandosi sulla legittimazione del creditore istante a richiedere l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale nei confronti della RAGIONE_SOCIALE, ha ritenuto che la RAGIONE_SOCIALE fosse a quella data l ‘ effettiva titolare del credito al pagamento della somma di €. 520.000, senza, tuttavia, considerare che: -la reclamante aveva espressamente dedotto il fatto storico, rilevante ai fini del giudizio, che, in data 9/10/2023, il RAGIONE_SOCIALE della RAGIONE_SOCIALE aveva ricevuto l ‘ invito della RAGIONE_SOCIALE, espressamente qualificato come ‘ diffida ad adempiere ‘, ad effettuare il ritiro di merce giacente in magazzino nonché l ‘ intimazione di pagamento della somma di € . 165.000, con l ‘ avvertimento che in difetto di spontaneo adempimento la predetta RAGIONE_SOCIALE avrebbe ceduto la merce ai diretti competitors di RAGIONE_SOCIALE; – la reclamante aveva, in effetti, evidenziato come, nel testo della missiva pervenuta al RAGIONE_SOCIALE della società, non si faceva menzione alcuna del contratto di factoring asseritamente concluso con RAGIONE_SOCIALE e come l ‘ oggetto della richiesta così come riportato nella lettera venisse indicato con la dici tura ‘ intero rapporto ‘ ; – la produzione in giudizio del presunto contratto di factoring del 28/5/2019 da parte del creditore istante, non era,
quindi, risolutiva dell ‘ eccezione di difetto di legittimazione attiva sollevata da RAGIONE_SOCIALE; – la diffida stragiudiziale di adempimento formalizzata dalla cedente RAGIONE_SOCIALE con lettera del 9/10/2023 dimostrava, infatti, che l ‘ ipotetico contratto di factoring si era sciolto per effetto del recesso di una delle parti.
2.4. Con il quarto motivo, il ricorrente, lamentando la violazione e la falsa applicazione dell ‘ art. 132, comma 2°, n. 4 c.p.c., in relazione all ‘ art. 360 n. 4 c.p.c., ha censurato l ‘ impugnata sentenza nella parte in cui la corte d ‘ appello ha ritenuto che le allegazioni della reclamante contenute nella memoria del 22/3/2024 in tema di cessazione del rapporto di factoring sarebbero del tutto prive di rilievo in causa, omettendo, però, di considerare che: -tali allegazioni riguardavano ‘ l ‘ evidenziata inconciliabilità tra il contratto di factoring di durata indeterminata … che prevede la cessione globale ed incondizionata di tutti i crediti commerciali anche futuri verso RAGIONE_SOCIALE alla cessionaria RAGIONE_SOCIALE ed una diffida ad adempiere inoltrata il 09.10.2023 a RAGIONE_SOCIALE dalla cedente RAGIONE_SOCIALE riferita a quelle stesse forniture di merce per le quali legittimata a richiederne il pagamento sarebbe in via esclusiva la sola RAGIONE_SOCIALE ‘ ; – esse, dunque, non erano, come ha ritenuto la corte d ‘ appello, irrilevanti, avendo avuto ad oggetto proprio il thema decidendum , vale a dire la sussistenza o meno di legittimazione processuale attiva in capo a RAGIONE_SOCIALE a chiedere l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale di RAGIONE_SOCIALE; l ‘ impugnata sentenza è, dunque, manifestamente illogica e contiene un contrasto irriducibile laddove, da un lato, conferma la sentenza dichiarativa della RAGIONE_SOCIALE giudiziale, affermando che la legittimazione processuale del creditore istante
troverebbe positivo riscontro nel contratto di factoring allegato in atti, mentre, dall ‘ altro, postula, in difetto di qualsiasi spiegazione plausibile, l ‘ irrilevanza della dedotta cessazione del rapporto di factoring .
2.5. I motivi, da trattare congiuntamente, sono inammissibili.
2.6. Il ricorrente, infatti, non si confronta realmente con la sentenza che ha impugnato: la quale infatti, dopo aver (incontestatamente) affermato che ‘ la sussistenza del credito della RAGIONE_SOCIALE era comprovato non solo dalle (dodici) fatture’ (‘dimesse in atti dalla RAGIONE_SOCIALE ‘) ‘ma prima ancora dalla iscrizione della posta passiva nelle stesse scritture contabili della reclamante ‘, le quali ‘ attestano la sussistenza di un credito ‘, in capo alla RAGIONE_SOCIALE, pari ad €. 583.568,51, ha, in sostanza, ritenuto che il trasferimento di tale credito (dalla RAGIONE_SOCIALE) alla RAGIONE_SOCIALE, che ha proposto il ricorso per l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale nei confronti della società reclamante, era stato dimostrato, in fatto, oltre che dal documento contenente il ‘ contratto ‘ di factoring depositato in giudizio, anche (in via indiziaria) dalle notificazioni delle ‘ singole cessioni ‘ dei crediti portati dalle indicate fatture .
2.7. Tale statuizione, rimasta incensurata, è di per sé idonea a fondare, sul piano giuridico, l ‘ acquisto dei crediti da parte della società cessionaria e, per l ‘ effetto, la legittimazione della stessa a proporre il ricorso, in qualità di creditore, per l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale della debitrice.
2.8. Non v ‘ è dubbio, invero, che una società, pur se statutariamente preposta all ‘ acquisto dei crediti d ‘ impresa attraverso operazioni di factoring ed in conformità delle relative pattuizioni, può diventarne cessionaria, secondo le norme di
diritto comune, anche attraverso singoli atti d ‘ acquisto a norma degli artt. 1260 ss. c.c.
2.9. D ‘ altra parte, se così non fosse, resta nondimeno il fatto che: – il contratto di factoring , ove stipulato (come nel caso in esame: v. il doc. ‘ B ‘ allegato al ricorso per cassazione e indicato come ‘ contratto di factoring ‘) da una società autorizzata ad esercitare l ‘ attività di factoring ed iscritta all ‘ albo degli intermediari finanziari a norma dell ‘ art. 106 TUB, è assoggettato alla disciplina della trasparenza bancaria e rientra nell ‘ alveo di cui agli artt. 117 s. TUB; – i contratti ai quali si riferisce l ‘ art. 117 TUB sono, in effetti, tutti quelli stipulati dai soggetti ai quali è applicabile la disciplina sulle operazioni e sui servizi bancari e finanziari contenuta nel citato testo unico; l ‘ insieme di tali contratti designa la corrispondente categoria che, come emerge dall ‘ art. 115 del medesimo TUB (‘ le norme del presente capo si applicano alle attività svolte (..) dalle banche e dagli intermediari finanziari ‘), dev ‘ essere ricostruita in base all ‘ elemento soggettivo, il quale, pertanto, assume rilievo prevalente rispetto alla tipologia di operazione volta a volta identificata nell ‘ oggetto; – del resto, ‘ al centro del factoring – a fronte della spesso sottolineata prevalente funzione di scambio (v. Cass. n. 3829-13) – vi è l ‘ affidamento della gestione di un cd. portafoglio clienti dietro pagamento di un compenso, con conseguente prestazione, da parte del factor, di una serie di servizi collegati, tesi a comprendere tutti gli adempimenti della gestione commerciale ‘ ; -‘ in simile prospettiva il factoring è un contratto atipico complesso … nel quale tuttavia la forma di anticipazione di denaro, corrispondente ai crediti a scadere, identifica e qualifica la stessa funzione di scambio, sì da rivelarne l ‘ aspetto di finanziamento contro cessione dei crediti ‘; -‘ in tal modo viene disvelata la sottostante vera finalità di erogazione di
credito che progressivamente si è imposta, nella pratica, quale caratteristica propria del contratto ‘ (Cass. n. 2510 del 2018, in motiv.); – il contratto di factoring , se (come nel caso in esame) è qualificabile come un contratto avente ‘ a oggetto la prestazione di servizi bancari e finanziari ‘, dev’ essere, di conseguenza, redatto per iscritto, a pena di nullità (art. 117 TUB); -l ‘ omessa sottoscrizione del documento da parte dell ‘ istituto di credito non determina, tuttavia, la nullità del contratto per difetto della forma scritta, prevista dall ‘ art. 117, comma 3, TUB; – il requisito formale, infatti, non deve essere inteso in senso strutturale, bensì funzionale, in quanto posto a garanzia della più ampia conoscenza, da parte del cliente, del contratto predisposto dalla banca, la cui mancata sottoscrizione è, dunque, priva di rilievo, in presenza di comportamenti concludenti dell ‘ istituto di credito (come la notificazione delle singole cessioni) idonei a dimostrare la sua volontà di avvalersi di quel contratto (Cass. n. 16070 del 2018, conf., Cass. n. 28500 del 2023); – i contratti soggetti alla disciplina di cui all ‘ art. 117 TUB non esigono, in effetti, ai fini della loro valida stipulazione, la sottoscrizione del documento contrattuale da parte della banca o dell ‘ intermediario, il cui consenso si può desumere alla stregua di atti o comportamenti alla stessa riconducibili, con la conseguenza che la conclusione del contratto non deve necessariamente farsi risalire al momento in cui la scrittura privata che lo documenta, recante la sottoscrizione del solo cliente, sia prodotta in giudizio da parte della banca o dell ‘ intermediario, nulla impedendo che il contratto in questione venga validamente ad esistenza prima della produzione in giudizio della relativa scrittura ed indipendentemente da tale evenienza (Cass. n. 14243 del 2018).
2.10. La corte d ‘ appello, quindi, lì dove ha ritenuto che la società istante, in quanto cessionaria del credito della RAGIONE_SOCIALE, era attivamente legittimata alla presentazione del ricorso per l ‘ apertura della procedura di RAGIONE_SOCIALE giudiziale nei confronti della debitrice resistente, si sottrae alle censure svolte, sul punto, dal ricorrente.
2.11. La Corte, invero, ritiene che: – la legittimazione alla proposizione del ricorso per l ‘ apertura della procedura di RAGIONE_SOCIALE giudiziale è assoggettata alle stesse regole che presiedevano all ‘ analoga legittimazione alla presentazione del ricorso di fallimento; – l ‘ art. 37, comma 2, c.c.i.i. prevede, infatti, che ‘ la domanda di apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale è proposta con ricorso ‘, tra l’altro, ‘ di uno o più creditori ‘; – la norma, sul punto, è pressoché identica a quella già contenuta nell ‘art. 6, comma 1°, l.fall., lì dove era stabilito che ‘ il fallimento è dichiarato … su ricorso di uno o più creditori …’; – la legittimazione alla proposizione della domanda di RAGIONE_SOCIALE giudiziale spetta, quindi, al pari di quella alla presentazione del ricorso di fallimento, al ‘ creditore ‘, vale a dire al soggetto che deduca e dimostri in giudizio di essere, nei confronti del resistente, titolare della pretesa ad una prestazione (anche non pecuniaria) rimasta, ovviamente, in tutto o in parte ineseguita; – non è necessario, peraltro, che il credito azionato dal ricorrente sia stato definitivamente accertato in sede giudiziale, né che sia portato da un titolo esecutivo (Cass. SU n. 1521 del 2013; Cass. n. 6306 del 2014; Cass. n. 11421 del 2014; Cass. n. 21022 del 2013); – anche un credito contestato (Cass. n. 11421 del 2014) ovvero illiquido o sottoposto a termine non ancora scaduto ovvero condizione sospensiva non ancora verificatasi (Cass. n. 16751 del 2013; Cass. n. 8238 del 2012) attribuisce al relativo titolare la legittimazione ad agire in giudizio per chiedere
l ‘ apertura, nei confronti del debitore, del procedura di RAGIONE_SOCIALE giudiziale come, in passato, della procedura fallimentare; – la legittimazione alla proposizione del ricorso spetta, dunque, al ‘ creditore ‘, e cioè a chi deduca e dimostri in giudizio di essere titolare, nei confronti del resistente, della pretesa ad una prestazione (anche non pecuniaria), pur se priva di titolo giudiziale irrevocabile o esecutivo; – se, però, il soggetto contro il quale l ‘ istanza è proposta contesti l ‘ an e/o il quantum del credito ad essa sottostante (e manchi un titolo giudiziale che, in via definitiva, ne abbia accertato l ‘ esistenza tra il ricorrente e il resistente nonché la misura), il tribunale non può negare ex se la legittimazione attiva del ricorrente; -il giudice del procedimento per l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale, piuttosto, avendo riguardo ai fatti costitutivi dedotti e dimostrati dal ricorrente nonché alle difese e ai fatti modificativi, impeditivi ed estintivi eventualmente articolati e provati dal resistente (come il pagamento) ovvero rilevati (se possibile) d ‘ ufficio (come la nullità del titolo invocato a sostegno del credito), ha il potere-dovere di accertarne, in via incidentale (Cass. n. 6306 del 2014; Cass. n. 11421 del 2014; Cass. n. 16751 del 2013; Cass. n. 30827 del 2018) e sommaria (Cass. n. 8238 del 2012), l ‘ effettiva esistenza (Cass. n. 16853 del 2022; Cass. n. 23494 del 2020) tra il ricorrente, che ha proposto la domanda, ed il resistente, che l ‘ ha subita (cfr. Cass. n. 24153 del 2022, in motiv.); – solo in caso di accertamento positivo del credito vantato, il ricorrente può, quindi, ritenersi legittimato a proporre l ‘ istanza di apertura della procedura di RAGIONE_SOCIALE giudiziale nei confronti del suo debitore; – non è, dunque, sufficiente, per proporre l ‘ istanza di apertura di tale procedura, come già del fallimento, che non ha (né aveva) natura cautelare (con conseguente sufficienza del solo fumus ), che il ricorrente si
dichiari creditore (Cass. n. 24309 del 2011); – né, d ‘ altra parte, la sola pendenza di un giudizio ordinario di accertamento del credito del ricorrente impone di per sé il rigetto della domanda di fallimento che lo stesso ha proposto; – occorre, piuttosto, che, sia pur nei limiti di una verifica incidentale, il giudice (in difetto di un titolo giudiziale definitivo) accerti, compiendo la necessaria attività istruttoria (Cass. n. 11421 del 2014), che il ricorrente sia effettivamente creditore nei confronti del resistente (Cass. n. 4406 del 2025).
2.12. Nel caso in esame, come visto, la corte d ‘ appello, procedendo al doveroso accertamento in ordine all ‘ effettiva sussistenza del credito azionato in capo alla società ricorrente, ha ritenuto che ‘ la sussistenza del credito della RAGIONE_SOCIALE era comprovato non solo dalle (dodici) fatture, ma prima ancora dalla iscrizione della posta passiva nelle stesse scritture contabili della reclamante ‘, le quali ‘ attestano la sussistenza di un credito ‘, in capo alla RAGIONE_SOCIALE, pari ad €. 583.568,51, ed ha, quindi, in forza di tale accertamento (incidentale), correttamente affermato che l ‘ istante, quale cessionaria di tale credito, era attivamente legittimata alla presentazione del ricorso per l ‘ apertura della procedura di RAGIONE_SOCIALE giudiziale nei confronti della societa debitrice.
2.13. Quanto al resto, rileva la Corte che: – il fatto storico (in astratto rilevante) della sopravvenuta cessazione del rapporto di factoring (in conseguenza del recesso asseritamente operato dalla cedente che, a suo dire, necessariamente traspare dalla ‘ diffida ad adempiere inoltrata il 09.10.2023 a RAGIONE_SOCIALE dalla cedente RAGIONE_SOCIALE ‘ ), con l ‘ esclusione (in ipotesi) dei crediti vantati da quest ‘ ultima dal suo ambito della sua applicazione e della relativa efficacia traslativa, non risulta, in difetto di una precisa riproduzione nel ricorso per cassazione del
motivo (in ipotesi) articolato sul punto nell ‘ atto d ‘ impugnazione della sentenza di apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale, essere stato tempestivamente dedotto nel giudizio innanzi alla corte d ‘ appello già nel ricorso contenente il reclamo avverso la sentenza del tribunale; – tale fatto (ammesso che riguardi propri i crediti oggetto di cessione: cosa di cui può ragionevolmente dubitarsi, se si considerata il tenore della missiva, così come riprodotta in ricorso, p. 18, trattandosi della diffida al ritiro di beni, ordinati dalla RAGIONE_SOCIALE, presso la RAGIONE_SOCIALE), risulta, per contro, (diversamente da quanto sembra dedurre al riguardo la società ricorrente: v. il ricorso, p. 11 e 18; e la memoria, p. 11) essere stato oggetto di specifica ‘ allegazione ‘ da parte della stessa nel giudizio di reclamo (quale impedimento alla legittimazione attiva dell ‘ istante poi reclamata), come incontestatamente rilevato dalla corte d ‘ appello, soltanto con la memoria depositata il 22/3/2024 e, dunque, oltre il termine perentorio a tal fine stabilito dalla legge.
2.14. L ‘ art. 51, comma 2, lett. c), c.c.i.i., nel testo applicabile ratione temporis , infatti, prevede che il reclamo avverso la sentenza che dispone l ‘ apertura della RAGIONE_SOCIALE giudiziale deve contenere (al pari del reclamo già previsto dall ‘ art. 18 l.fall. avverso la sentenza dichiarativa di fallimento) ‘ l ‘ esposizione dei fatti e degli elementi di diritto su cui si basa l ‘ impugnazione e la relative conclusioni ‘, con la conseguenza che, pur non essendo stata richiesta l ‘ indicazione degli ‘ specifici motivi ‘ di cui agli artt. 342 e 345 c.p.c. (e all’ art. 51, comma 2, lett. c), c.c.i.i., nel testo attualmente in vigore), tale mezzo non ha carattere pienamente devolutivo, restando l ‘ ambito dell ‘ impugnazione circoscritto alle sole questioni tempestivamente dedotte dal reclamante (Cass. n. 31531 del 2021, in motiv., la quale, dopo aver rilevato che la questione
oggetto della censura in cassazione non era stata fatta valere con il reclamo, ha, appunto, ritenuto, in forza dell ‘ indicato principio, che, ‘ in difetto di tempestivo reclamo ‘, ‘ sulla questione oggetto del motivo ‘ fosse ‘ caduto il giudicato interno ‘; Cass. n. 12706 del 2014).
2.15. Con il quinto motivo, il ricorrente, lamentando la violazione e la falsa applicazione dell ‘ art. 51, comma 15, c.c.i.i., in relazione all ‘ art. 360 n. 3 c.p.c., e il difetto assoluto di motivazione, in relazione all ‘ art. 360 n. 4 c.p.c., ha censurato la sentenza impugnata nella parte in cui la corte d ‘ appello ha condannato il RAGIONE_SOCIALE di RAGIONE_SOCIALE, in solido con la società debitrice, al pagamento delle spese del giudizio di reclamo sul rilievo che lo stesso aveva proposto il reclamo in mala fede, senza, tuttavia, procedere al positivo accertamento e un ‘ adeguata motivazione sull ‘ elemento soggettivo che ne costituisce il presupposto, e cioe la mala fede o la colpa grave ( ratione temporis ), non essendo, per contro, sufficiente, per ritenere sussistente la responsabilita processuale aggravata, la mera infondatezza anche manifesta delle tesi prospettate.
2.16. Il motivo è infondato. Come condivisibilmente rilevato dal Pubblico Ministero, infatti, la decisione della corte d ‘ appello è in linea con i principi ripetutamente espressi da questa Corte (cfr. Cass. SU. n. 32001 del 2022; Cass. n. 11621 del 2024) che qualificano come indice di mala fede la proposizione di un ricorso con la coscienza dell ‘ infondatezza della domanda o senza aver adoperato la normale diligenza per acquisirla.
2.17. La condotta di negare fatti evidenti, come le iscrizioni contabili e le notifiche di cessione, giustifica pienamente tale condanna (cfr. Cass. n. 21570 del 2012, in motiv., che considera di mala fede ‘ la condotta di chi si rivolge
all ‘ autorità giudiziaria fondando la propria opposizione esclusivamente sulla negazione di un fatto che sa essere vero ‘) .
2.18. La motivazione sul punto, sebbene succinta, è, d ‘ altra parte, esistente ed è, come tale, una volta escluso il ‘ difetto assoluto di motivazione ‘ (art. 132 n. 4 c.p.c.), senz’ altro idonea sul piano giuridico a sorreggere la decisione assunta dalla corte d ‘ appello (cfr. Cass. n. 26764 del 2019; Cass. n. 11756 del 2006; Cass. n. 24542 del 2009).
Il ricorso, per l ‘ inammissibilità di tutti i suoi motivi, è, a sua volta, inammissibile: e come tale dev ‘ essere, pertanto, dichiarato.
Le spese del giudizio seguono la soccombenza e sono liquidate come meglio in dispositivo, in favore della sola RAGIONE_SOCIALE RAGIONE_SOCIALE, posto che, in difetto della necessaria procura, il controricorso di NOME COGNOME e NOME COGNOME è inammissibile, non apparendo riferibile alla relativa difesa in giudizio (e cioè depositato) un atto che, per quanto rinvenuto nella documentazione del fascicolo informatico, non è riconducibile agli stessi soggetti nella indicata qualità di rappresentati in giudizio. L’ inammissibilità del controricorso, per avere il difensore agito senza valida procura, comporta che, non riverberando l ‘ attività dello stesso alcun effetto sulla parte, lo stesso difensore (AVV_NOTAIO) sia parte nel processo (cfr. Cass. n. 14281 del 2006). Il tenore delle difese, l ‘ esito del giudizio e la tipologia di interesse enunciato, in oggettiva convergenza con la difesa del controricorso della curatela, giustificano peraltro la compensazione delle spese ai sensi dell ‘ art. 91 c.p.c. (Cass. n. 29209 del 2024; Cass. n. 13728 del 2024).
La Corte, infine e pertanto, dà atto, ai sensi dell ‘ art. 13, comma 1quater , del d.P.R. n. 115/2002, nel testo introdotto
dall ‘ art. 1, comma 17, della l. n. 228/2012, della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1bis dello stesso art. 13, se dovuto.
P.Q.M.
La Corte dichiara l ‘ inammissibilità del ricorso, nonché del controricorso di NOME COGNOME e NOME COGNOME; condanna il ricorrente a rimborsare alla controricorrente procedura le spese del giudizio, che liquida nella somma di €. 7.200,00, di cui €. 200,00 per esborsi, oltre accessori di legge e spese generali nella misura del 15%; dichiara la compensazione integrale delle spese fra le parti e l ‘AVV_NOTAIO; dà atto, ai sensi dell ‘ art. 13, comma 1quater , del d.P.R. n. 115/2002, nel testo introdotto dall ‘ art. 1, comma 17, della l. n. 228/2012, della sussistenza dei presupposti processuali per il versamento, da parte del ricorrente, di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello previsto per il ricorso, a norma del comma 1bis dello stesso art. 13, se dovuto.
Così deciso a Roma, nella camera di consiglio della Prima Sezione Civile, l ‘ 11 settembre 2025.
Il Consigliere est. Il Presidente
NOME NOME COGNOME