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Legittimazione attiva società consortile: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27694/2024, ha stabilito che la legittimazione attiva a far valere i diritti derivanti da un contratto di appalto pubblico spetta alla società consortile che lo ha materialmente sottoscritto, e non al Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) mai costituito che si era aggiudicato la gara. Il caso riguardava una società consortile, creata da tre imprese dopo l’aggiudicazione, che aveva firmato e gestito il contratto. Quando l’ente pubblico ha risolto il contratto a seguito del fallimento di una delle imprese originarie, le corti di merito avevano negato alla società consortile il diritto di agire in giudizio. La Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che la parte contrattuale è quella che firma l’accordo, conferendo così piena legittimazione attiva alla società consortile.

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Legittimazione Attiva Società Consortile: Chi Firma il Contratto è il Titolare dei Diritti

Nel complesso mondo degli appalti pubblici, la corretta identificazione delle parti contrattuali è un elemento cruciale che determina diritti e obblighi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatta luce su un caso peculiare, stabilendo un principio fondamentale sulla legittimazione attiva della società consortile. Se una società di questo tipo, creata appositamente dopo l’aggiudicazione, firma direttamente il contratto con la stazione appaltante, è essa stessa la titolare del rapporto e ha il pieno diritto di agire in giudizio per tutelare le proprie ragioni, a prescindere dal fatto che la gara fosse stata vinta da un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (RTI) mai formalmente costituito.

I Fatti di Causa: Dall’Aggiudicazione all’Azione Legale

La vicenda ha origine da un bando di gara del 2008 indetto da un’importante Azienda Ospedaliera Pubblica per la gestione di nuovi laboratori. Tre società presentano un’offerta congiunta, qualificandosi come un RTI ancora da costituire e designando una di esse come mandataria capogruppo.

Il raggruppamento si aggiudica l’appalto. Tuttavia, anziché procedere alla formale costituzione dell’RTI, le tre imprese decidono di creare una Società Consortile Esecutrice a responsabilità limitata. È questa nuova entità giuridica a stipulare direttamente i contratti con l’Azienda Ospedaliera nel 2009 e negli anni successivi.

Anni dopo, sorgono problemi quando la società originariamente designata come capogruppo viene dichiarata fallita. In risposta, l’Azienda Ospedaliera delibera la risoluzione del rapporto contrattuale. La Società Consortile, ritenendo la risoluzione illegittima e lamentando un inadempimento contrattuale da parte dell’ente, avvia un’azione legale per ottenere la risoluzione per colpa della stazione appaltante e il risarcimento dei danni.

La Posizione dei Giudici di Merito: un’Interpretazione Formale

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingono le richieste della Società Consortile, dichiarandone il difetto di legittimazione attiva. Secondo i giudici di merito, il vero titolare del contratto era l’RTI aggiudicatario, sebbene mai formalmente costituito. La Società Consortile era vista unicamente come una mera esecutrice materiale dei lavori, subentrata nel rapporto ma priva della titolarità dei diritti e degli obblighi contrattuali. Di conseguenza, non poteva agire in giudizio per farli valere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla legittimazione attiva della società consortile

La Corte di Cassazione ribalta completamente questa prospettiva, accogliendo il ricorso della società. Il ragionamento dei giudici supremi si fonda su un’analisi pragmatica e sostanziale della situazione contrattuale.

Il punto chiave, sottolinea la Corte, è che le imprese offerenti non hanno mai dato vita all’RTI. Hanno invece scelto un percorso diverso, costituendo un nuovo soggetto giuridico – la società consortile – che ha poi negoziato e firmato in proprio nome i contratti con la stazione appaltante.

In base al principio fondamentale dell’articolo 1372 del codice civile, il contratto ha forza di legge tra le parti che lo hanno sottoscritto. In questo caso, le parti firmatarie erano l’Azienda Ospedaliera e la Società Consortile. Di conseguenza, è quest’ultima, e non l’RTI fantasma, la titolare dei diritti e degli obblighi che ne scaturiscono.

La Corte distingue nettamente questa fattispecie dai casi più comuni in cui un RTI, dopo essersi costituito e aver firmato il contratto, crea una società consortile per la sola esecuzione dei lavori. In tali scenari, la titolarità del rapporto rimane in capo all’RTI. Nel caso di specie, invece, la singolarità della procedura, avallata dalla stessa stazione appaltante che ha contrattato con la società consortile, rende quest’ultima l’effettiva controparte contrattuale. Pertanto, possiede la piena legittimazione attiva società consortile per agire in giudizio.

Le Conclusioni

L’ordinanza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica: nei contratti pubblici, la titolarità del rapporto giuridico si radica nel soggetto che effettivamente stipula l’accordo con la pubblica amministrazione. Se le imprese aggiudicatarie di una gara scelgono di non costituire un RTI e di operare tramite una società consortile che diventa l’unica firmataria del contratto, sarà quest’ultima a detenere la legittimazione ad agire per la tutela dei diritti contrattuali. Questa decisione valorizza la volontà contrattuale manifestata dalle parti attraverso la stipula formale, superando un’interpretazione rigidamente legata all’esito della procedura di gara.

Chi ha il diritto di agire in giudizio se un appalto, aggiudicato a un RTI da costituire, viene poi eseguito da una società consortile che firma il contratto?
Secondo la Corte di Cassazione, la legittimazione attiva spetta alla società consortile che ha materialmente sottoscritto il contratto con la stazione appaltante. Il fatto che l’aggiudicazione fosse a favore di un RTI mai costituito è irrilevante se il rapporto contrattuale è stato poi instaurato con un soggetto giuridico diverso.

La costituzione di una società consortile al posto di un RTI modifica la titolarità del rapporto contrattuale con la Pubblica Amministrazione?
Sì. Se la società consortile, e non l’RTI, stipula direttamente il contratto, essa diventa l’unica titolare dei diritti e degli obblighi derivanti da tale accordo. Il rapporto contrattuale vincola le parti che lo hanno firmato, come stabilito dall’art. 1372 c.c.

Il fallimento di una società consorziata giustifica automaticamente la risoluzione del contratto da parte della stazione appaltante?
La Corte non decide nel merito questo punto, ma cassa la sentenza precedente e rinvia la causa alla Corte d’Appello. Implicitamente, stabilisce che la questione deve essere rivalutata tenendo conto che la controparte contrattuale è la società consortile e non un RTI. Pertanto, la legittimità della risoluzione non è automatica e dovrà essere analizzata considerando le norme applicabili al contratto stipulato tra l’ente e la società consortile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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