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Legittimazione attiva consorzio: no se la socia recede

Un consorzio ha citato in giudizio un’azienda ospedaliera per pagamenti dovuti a una cooperativa associata per lavori eseguiti in un appalto pubblico. La Corte di Cassazione ha negato la legittimazione attiva del consorzio a intentare la causa, poiché la cooperativa in questione era receduta dal consorzio prima dell’avvio del procedimento legale. La Corte ha stabilito che il rapporto tra consorzio e socio è assimilabile a un mandato, che cessa con il recesso, e non a un rapporto organico che permetterebbe al consorzio di agire indipendentemente.

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Legittimazione Attiva Consorzio: Quando l’Unione Perde il Diritto di Agire

La questione della legittimazione attiva del consorzio a far valere in giudizio i diritti delle singole imprese consorziate è un tema cruciale nel diritto degli appalti pubblici. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo che un consorzio non può agire per conto di una sua ex associata se questa è receduta dal rapporto consortile prima dell’inizio della causa. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Appalto Pubblico e Recesso della Socia

Un consorzio stabile di cooperative si era aggiudicato, quale capogruppo di un’associazione temporanea di imprese, un importante appalto per l’ampliamento di un polo ospedaliero. L’esecuzione di una parte significativa dei lavori era stata affidata a una delle cooperative consorziate. Nel corso dell’appalto, l’impresa esecutrice aveva iscritto delle riserve per presunte inadempienze della stazione appaltante.

Successivamente, e prima che potesse essere avviata un’azione legale per il recupero di tali somme, la cooperativa esecutrice veniva sottoposta a una procedura concorsuale e, di conseguenza, recedeva dal consorzio. Anni dopo, il consorzio decideva di citare in giudizio l’Azienda Ospedaliera per ottenere il pagamento delle somme oggetto delle riserve, agendo in nome proprio ma nell’interesse della ex consorziata.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano la domanda, negando al consorzio la legittimazione ad agire. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Legittimazione Attiva del Consorzio

La Suprema Corte ha confermato le decisioni dei giudici di merito, rigettando il ricorso del consorzio. Il punto centrale della controversia era la qualificazione giuridica del rapporto tra il consorzio e la singola impresa associata e le conseguenze della cessazione di tale rapporto.

La Natura del Rapporto: Mandato, non Immedesimazione Organica

Il consorzio ricorrente sosteneva l’esistenza di un rapporto di “immedesimazione organica”, in base al quale esso sarebbe l’unico soggetto giuridico rilevante nei confronti della stazione appaltante, con il potere di agire per tutti i diritti derivanti dal contratto, a prescindere da quale consorziata avesse materialmente eseguito i lavori.

La Cassazione ha respinto questa tesi. Ha chiarito che, sebbene i consorzi abbiano una propria soggettività giuridica, le imprese consorziate mantengono la loro autonomia. La stipulazione del contratto di consorzio non comporta l’assorbimento delle singole imprese in un organismo unitario. Il rapporto che lega il consorzio alla consorziata a cui vengono affidati i lavori è, secondo la Corte, riconducibile alla figura del mandato, come disciplinato dall’art. 2609 del codice civile. In questo schema, il consorzio agisce come mandatario per conto dell’impresa mandante.

L’Effetto del Recesso sul Potere di Rappresentanza

Una conseguenza diretta di questa qualificazione è che la cessazione del rapporto consortile (in questo caso, per recesso a seguito di procedura concorsuale) determina anche l’estinzione del mandato. Venendo meno il mandato, il consorzio perde ogni potere di rappresentanza, sostanziale e processuale, per far valere i diritti che appartengono alla sfera giuridica della ex consorziata.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la normativa speciale sugli appalti pubblici non deroga ai principi generali del codice civile in materia di rappresentanza e mandato per quanto riguarda i rapporti interni al consorzio. Il fatto che il consorzio si presenti come unico interlocutore verso l’esterno non implica una fusione delle identità giuridiche all’interno. Le singole consorziate restano titolari dei diritti e delle obbligazioni nascenti dai lavori da esse eseguiti. Pertanto, una volta sciolto il legame consortile, solo la ex consorziata (o chi per essa, come la curatela fallimentare) è legittimata a far valere in giudizio i propri crediti.

I giudici hanno anche ritenuto irrilevante un accordo transattivo stipulato tra il consorzio e la consorziata in amministrazione straordinaria, poiché da tale accordo non emergeva né una cessione del credito né il conferimento di un nuovo e specifico mandato per agire in giudizio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Consorzi

Questa ordinanza offre un’importante lezione per i consorzi e le imprese che ne fanno parte. La legittimazione attiva del consorzio non è automatica né perpetua. Essa è strettamente legata alla vigenza del rapporto consortile, interpretato come un mandato. Le imprese devono essere consapevoli che, in caso di recesso o esclusione, il consorzio non potrà più rappresentarle in future controversie relative a diritti sorti durante la loro partecipazione. Per garantire una tutela efficace, è fondamentale che eventuali accordi successivi allo scioglimento del rapporto definiscano chiaramente, attraverso una cessione del credito o un nuovo mandato specifico, chi sia autorizzato ad agire per il recupero delle somme contestate.

Un consorzio può agire in giudizio per tutelare i diritti di una sua cooperativa consorziata dopo che questa è receduta dal consorzio stesso?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il recesso della consorziata dal rapporto consortile estingue il mandato che lega le due entità. Di conseguenza, il consorzio perde la legittimazione attiva, ovvero il potere di rappresentare in giudizio la ex associata per far valere i suoi diritti.

Che tipo di rapporto legale esiste tra un consorzio di cooperative e le singole imprese che ne fanno parte, secondo la Cassazione?
La Corte qualifica il rapporto come un mandato ai sensi dell’art. 2609 c.c., e non come un rapporto di “immedesimazione organica”. Le imprese consorziate mantengono la loro autonomia giuridica e il consorzio agisce come loro mandatario per specifici atti, non come un unico soggetto che le assorbe.

Il fatto che un consorzio sia l’unico interlocutore della stazione appaltante in un appalto pubblico gli conferisce automaticamente il diritto di agire per conto delle consorziate esecutrici?
No. La rappresentanza esterna verso la stazione appaltante non si traduce automaticamente in una rappresentanza processuale per i diritti interni delle singole consorziate. La titolarità dei crediti derivanti dai lavori eseguiti rimane in capo all’impresa esecutrice, e la legittimazione ad agire del consorzio dipende dalla persistenza del rapporto di mandato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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