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Legittimazione attiva Confidi: la Cassazione decide

Un consorzio di garanzia fidi si è visto negare dal tribunale la possibilità di recuperare un credito riassicurato dal Fondo Pubblico di Garanzia nell’ambito di un fallimento. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando la piena legittimazione attiva Confidi ad agire in nome e per conto del Fondo, in virtù della normativa speciale che prevale sulle regole generali di rappresentanza processuale.

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Legittimazione Attiva Confidi: Quando un Consorzio Può Agire in Giudizio per il Fondo di Garanzia?

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla legittimazione attiva Confidi nel recupero di crediti garantiti e riassicurati dal Fondo Pubblico di Garanzia per le PMI. La decisione chiarisce che le normative speciali che regolano tali operazioni prevalgono sulle regole generali della rappresentanza processuale, attribuendo al consorzio il potere di agire in giudizio in nome e per conto del Fondo stesso.

I Fatti del Caso: Una Garanzia e un Fallimento

La vicenda trae origine dalla procedura di insinuazione al passivo del fallimento di una società a responsabilità limitata. Un Consorzio di Garanzia Fidi aveva presentato domanda per l’ammissione di un credito, composto da due parti: una quota a titolo chirografario e una quota, ben più consistente, a titolo privilegiato. Quest’ultima derivava da una somma che il Consorzio aveva pagato a una banca in virtù di una garanzia prestata, e che era stata successivamente rimborsata al Consorzio stesso dall’Ente Creditizio Centrale, gestore del Fondo Pubblico di Garanzia, in un’operazione qualificabile come “riassicurazione”.

Il giudice delegato al fallimento aveva ammesso solo la parte chirografaria del credito, escludendo quella privilegiata. La motivazione era che la domanda per il recupero della somma rimborsata dal Fondo avrebbe dovuto essere presentata autonomamente da quest’ultimo.

La Decisione del Tribunale: Una Questione di Rappresentanza Processuale

Il Consorzio aveva proposto opposizione allo stato passivo, ma il Tribunale l’aveva rigettata. Secondo i giudici di merito, sebbene esistesse un obbligo contrattuale per il Consorzio di attivarsi per il recupero dei crediti per conto del Fondo, questo non era sufficiente a conferirgli la rappresentanza processuale. Il Tribunale ha infatti richiamato l’art. 77 del codice di procedura civile, il quale stabilisce che il potere di stare in giudizio per conto di un altro soggetto deve essere conferito espressamente per iscritto. In assenza di una procura scritta specifica, il Tribunale ha concluso che il Consorzio non avesse la legittimazione per richiedere l’ammissione del credito riassicurato dal Fondo.

Legittimazione Attiva Confidi: Il Ricorso in Cassazione

Contro questa decisione, il Consorzio ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali. In primo luogo, ha lamentato la violazione e falsa applicazione della normativa speciale che disciplina il Fondo di Garanzia per le PMI (Legge n. 662/1996). Secondo il ricorrente, tale normativa e le relative “Disposizioni Operative” prevedono specificamente che, nei casi di riassicurazione, sia proprio il consorzio a dover promuovere le azioni di recupero del credito in nome e per conto del Fondo.

In secondo luogo, il Consorzio ha sostenuto che il Tribunale avesse erroneamente applicato l’art. 77 c.p.c., che riguarda la rappresentanza processuale volontaria, a una fattispecie che invece è regolata da una disciplina legale speciale, quella appunto prevista per le operazioni del Fondo di Garanzia.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo fondati entrambi i motivi. Gli Ermellini hanno chiarito che l’operazione in esame è peculiare e governata da una normativa specifica (la L. n. 662/1996) che deroga alle regole ordinarie. In questo specifico schema operativo, il Consorzio non agisce per un proprio credito, ma per conto del Fondo Pubblico di Garanzia.

La legittimazione ad agire del Consorzio, quindi, non deriva da una procura volontaria (soggetta alle regole dell’art. 77 c.p.c.), ma discende direttamente dalla legge e dalle disposizioni operative che regolano questo meccanismo di sostegno pubblico. Tali disposizioni, accettate dal Consorzio al momento della sottoscrizione dell’atto d’obbligo verso il Fondo, prevedono esplicitamente la sua legittimazione attiva per il recupero dei crediti riassicurati.

La Corte ha inoltre richiamato la propria giurisprudenza (Cass. n. 9657/2024), secondo cui il diritto che sorge in capo al gestore del Fondo, una volta che questo ha soddisfatto il finanziatore, è un diritto restitutorio di natura pubblicistica e privilegiata, finalizzato non al recupero di un credito comune, ma a “riacquisire risorse pubbliche alla disponibilità del Fondo”.

Le Conclusioni

La Cassazione ha cassato il decreto impugnato e ha rinviato la causa al Tribunale in diversa composizione. La decisione stabilisce un principio fondamentale: nel contesto delle operazioni di garanzia e riassicurazione del Fondo per le PMI, la legittimazione attiva del Confidi a recuperare i crediti in nome e per conto del Fondo deriva ex lege dalla normativa speciale di settore. Questa disciplina prevale sulle norme generali in tema di rappresentanza processuale, escludendo la necessità di una procura scritta ad hoc. Si tratta di una pronuncia di grande importanza pratica, che consolida il ruolo dei consorzi fidi come soggetti attivi nel processo di recupero delle risorse pubbliche impiegate a sostegno delle imprese.

Un consorzio fidi può agire in giudizio per recuperare un credito che è stato ‘riassicurato’ da un fondo pubblico?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base alla normativa speciale del Fondo di Garanzia (L. 662/1996) e alle relative disposizioni operative, il consorzio ha la legittimazione attiva per agire in nome e per conto del Fondo stesso per il recupero del credito nell’ambito di una procedura fallimentare.

Le regole generali sulla rappresentanza processuale (art. 77 c.p.c.) si applicano in questo specifico caso?
No. La Corte ha chiarito che la legittimazione del consorzio deriva direttamente dalla legge speciale che regola le operazioni del Fondo di Garanzia. Questa normativa prevale sulle regole generali del codice di procedura civile, pertanto non è necessaria una procura scritta come quella richiesta dall’art. 77 c.p.c. per la rappresentanza volontaria.

Qual è la natura del credito recuperato dal gestore del Fondo di Garanzia tramite il consorzio?
Secondo la giurisprudenza citata dalla Corte, il credito che sorge dopo l’intervento del Fondo ha una natura pubblicistica e privilegiata. Il suo recupero non è volto a soddisfare un credito di diritto comune, ma è finalizzato a riacquisire risorse pubbliche per rimetterle a disposizione del Fondo stesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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