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Leasing traslativo: restituzione canoni e art. 1526 c.c.

Una società in liquidazione ha richiesto la restituzione dei canoni versati per un contratto di leasing traslativo risolto prima della riforma del 2017. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, stabilendo che la legge n. 124/2017 non è retroattiva e che a tali contratti si applica per analogia l’art. 1526 c.c. Di conseguenza, la clausola che permette al concedente di trattenere i canoni e rientrare in possesso del bene può essere ridotta dal giudice se manifestamente eccessiva, dovendo tener conto del valore residuo del bene per evitare un ingiusto arricchimento.

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Leasing Traslativo: Restituzione Canoni e Applicazione dell’Art. 1526 c.c.

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale per la gestione dei contratti di leasing traslativo risolti prima della riforma del 2017. La sentenza chiarisce i diritti dell’utilizzatore alla restituzione dei canoni e i limiti del potere della società concedente, riaffermando la centralità dell’articolo 1526 del codice civile per evitare ingiusti arricchimenti. Questa pronuncia offre importanti tutele per le imprese che hanno affrontato la risoluzione anticipata di tali contratti.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata in liquidazione aveva stipulato un contratto di leasing finanziario immobiliare. A seguito della risoluzione del contratto, avvenuta nel 2014, la società citava in giudizio la concedente per ottenere la restituzione delle somme versate. La richiesta si basava sull’applicazione dell’articolo 1526 del codice civile, che disciplina la risoluzione della vendita con riserva di proprietà e che, per analogia, si applica al leasing traslativo. L’obiettivo era ottenere indietro i canoni pagati, al netto di un equo compenso per l’uso del bene.

Tuttavia, sia il Tribunale di primo grado sia la Corte d’Appello respingevano la domanda. Entrambi i giudici di merito ritenevano superata la distinzione tra leasing traslativo e di godimento, sostenendo che le clausole specifiche del contratto (la disciplina pattizia) prevalessero sull’art. 1526 c.c., legittimando così la società di leasing a trattenere i canoni già riscossi.

La Decisione della Corte di Cassazione sul leasing traslativo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla società utilizzatrice, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando la causa per un nuovo esame. La Suprema Corte ha riaffermato che la Corte territoriale ha errato nel considerare superata la distinzione tra le diverse tipologie di leasing e nel non applicare la tutela prevista dall’art. 1526 c.c.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su principi consolidati, in particolare quelli espressi dalle Sezioni Unite. Le motivazioni principali possono essere così riassunte:

Irretroattività della Legge 124/2017

Il primo punto cruciale è che la disciplina introdotta dalla legge n. 124 del 2017 non è retroattiva. Ciò significa che per tutti i contratti di leasing risolti prima della sua entrata in vigore, come nel caso di specie, continua a valere l’impostazione giurisprudenziale precedente. Di conseguenza, la distinzione tra ‘leasing di godimento’ e ‘leasing traslativo’ rimane pienamente valida e rilevante.

L’Applicazione dell’Art. 1526 c.c. al leasing traslativo

Per i contratti di leasing traslativo risolti ante-riforma, la giurisprudenza ha costantemente applicato in via analogica l’art. 1526 del codice civile. Questa norma prevede che, in caso di risoluzione del contratto, il venditore (in questo caso, il concedente) debba restituire le rate riscosse, salvo il diritto a un equo compenso per l’uso della cosa, oltre al risarcimento del danno. L’errore della Corte d’Appello è stato proprio quello di ignorare questa applicazione consolidata.

Il Ruolo della Clausola Penale e il Potere del Giudice

La Cassazione ha sottolineato che una clausola contrattuale che consente al concedente di trattenere tutti i canoni versati e, allo stesso tempo, di rientrare in possesso del bene, si configura come una clausola penale. Se tale penale risulta ‘manifestamente eccessiva’, il giudice ha il potere-dovere di ridurla d’ufficio, anche se non vi è una specifica richiesta delle parti. L’obiettivo è ricondurre il contratto a un equilibrio, evitando che il concedente ottenga un vantaggio sproporzionato e ingiusto (locupletazione) dalla risoluzione.

La Necessità di Valutare il Bene Restituito

Per determinare se la penale sia eccessiva, è indispensabile procedere a una valutazione comparativa. Il giudice deve stimare il valore di mercato del bene al momento della sua restituzione. Tale valore deve essere detratto dalle somme complessivamente dovute al concedente (canoni a scadere e prezzo di opzione). Questo calcolo assicura che il concedente sia posto nella stessa posizione economica in cui si sarebbe trovato se il contratto fosse stato regolarmente adempiuto, ma non in una posizione migliore.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza riafferma un baluardo a tutela dell’utilizzatore nei contratti di leasing traslativo risolti prima della legge 124/2017. La Corte di Cassazione chiarisce che il concedente non può trattenere indebitamente sia i canoni riscossi sia il bene restituito. L’applicazione dell’art. 1526 c.c. impone una valutazione equitativa che tenga conto del valore residuo del bene, garantendo che la risoluzione per inadempimento non si traduca in un ingiusto profitto per la società di leasing. Questa pronuncia impone ai giudici di merito un’analisi attenta delle clausole contrattuali e del loro impatto economico, ripristinando l’equilibrio tra le posizioni delle parti.

La legge sul leasing del 2017 si applica ai contratti risolti prima della sua entrata in vigore?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la legge n. 124 del 2017 non ha effetti retroattivi. Per i contratti di leasing risolti in data anteriore, si continua ad applicare la disciplina previgente, basata sull’applicazione analogica dell’art. 1526 del codice civile al leasing traslativo.

In caso di risoluzione di un leasing traslativo, la società concedente può trattenere tutti i canoni pagati e riprendersi il bene?
No, non automaticamente. Secondo l’art. 1526 c.c., una clausola che permette al concedente di trattenere tutti i canoni e il bene è una penale che può essere considerata ‘manifestamente eccessiva’. Il giudice ha il potere di ridurla per evitare un ingiusto arricchimento del concedente.

Come si calcola il giusto importo da restituire all’utilizzatore in un leasing traslativo risolto?
L’utilizzatore ha diritto alla restituzione dei canoni versati. Da questo importo, il concedente ha diritto a detrarre un equo compenso per l’uso del bene e il risarcimento del danno. Fondamentalmente, si deve stimare il valore di mercato del bene al momento della sua restituzione e considerarlo nel calcolo finale per ristabilire un equilibrio tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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