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Leasing Traslativo: onere prova sulla rivendita

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4236/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia di leasing traslativo. In caso di risoluzione del contratto per inadempimento, il valore da detrarre dal credito della società concedente è il prezzo effettivo di rivendita del bene e non il suo valore di mercato. Spetta all’utilizzatore dimostrare che la società di leasing ha agito in modo negligente o abusivo nella ricollocazione del bene, aggravando la sua posizione debitoria. In assenza di tale prova, si presume che la società abbia agito nel proprio interesse per ottenere il miglior prezzo possibile.

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Leasing Traslativo e Rivendita del Bene: Chi Prova la Negligenza?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ritorna sul tema del leasing traslativo e, in particolare, sulla gestione delle conseguenze della risoluzione del contratto per inadempimento dell’utilizzatore. La decisione chiarisce un aspetto fondamentale: la ripartizione dell’onere della prova riguardo alla congruità del prezzo di rivendita del bene. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: La Risoluzione di un Contratto di Leasing

Il caso ha origine da un contratto di leasing finanziario per un’imbarcazione da diporto. A seguito del mancato pagamento dei canoni da parte dell’utilizzatore, la società di leasing otteneva un decreto ingiuntivo. L’utilizzatore si opponeva e il Tribunale, in primo grado, revocava l’ingiunzione, condannando comunque l’utilizzatore a pagare una somma calcolata sulla differenza tra i canoni dovuti e il valore di mercato del bene, stimato da una perizia. Il Tribunale aveva infatti rilevato che l’imbarcazione era stata rivenduta a un prezzo notevolmente inferiore al suo valore di mercato e solo dopo molti mesi dalla restituzione, imputando alla società di leasing una carenza nelle attività di ricollocazione.

La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. I giudici di secondo grado sostenevano che, trattandosi di un leasing traslativo, la clausola penale del contratto fosse legittima e che il valore da detrarre dovesse essere quello effettivamente incassato dalla vendita, non un ipotetico valore di mercato. Secondo la Corte territoriale, era onere dell’utilizzatore inadempiente provare che la società concedente avesse agito in modo negligente, ottenendo un prezzo inferiore a quello di altre offerte reperibili.

La Decisione della Corte di Cassazione: il Principio sul Leasing Traslativo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’utilizzatore, confermando la linea della Corte d’Appello e consolidando importanti principi giurisprudenziali. I giudici hanno ribadito che, per i contratti di leasing traslativo risolti prima dell’entrata in vigore della Legge n. 124/2017, si applica in via analogica la disciplina dell’art. 1526 del Codice Civile.

Il punto centrale della controversia era stabilire se il credito della società di leasing dovesse essere ridotto del valore di mercato del bene o del prezzo effettivamente ricavato dalla sua vendita. La Cassazione ha stabilito che il riferimento corretto è il prezzo di rivendita, in quanto rappresenta la concretizzazione del valore del bene.

Le Motivazioni: l’Onere della Prova nella Rivendita del Bene

La Suprema Corte ha fornito una chiara motivazione sulla ripartizione dell’onere della prova. Sebbene la ricollocazione del bene debba avvenire nel rispetto del principio di buona fede contrattuale, non è la società di leasing a dover dimostrare di aver agito diligentemente. Al contrario, spetta all’utilizzatore, che contesta l’importo, dedurre e dimostrare che la liquidazione del bene sia avvenuta in modo negligente o addirittura abusivo, aggravando la sua posizione debitoria.

Si presume, infatti, che il creditore (la società di leasing) abbia tutto l’interesse a ottenere il miglior incasso possibile dalla vendita per recuperare il proprio credito nel modo più rapido ed efficace. Questa presunzione può essere superata solo fornendo una prova contraria. L’utilizzatore deve dimostrare che esistevano alternative concrete e migliori per la vendita e che la società le ha ingiustificatamente ignorate. Nel caso di specie, la società concedente aveva addirittura chiesto all’utilizzatore di segnalare eventuali offerte di acquisto, senza ricevere alcuna risposta, un fatto che ha ulteriormente rafforzato la correttezza del suo operato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Utilizzatori e Società di Leasing

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale per la gestione del contenzioso in materia di leasing traslativo. Le implicazioni sono significative:

1. Per l’utilizzatore: In caso di inadempimento, non è sufficiente contestare genericamente il prezzo di rivendita del bene. È necessario un ruolo attivo: l’utilizzatore deve provare, con elementi concreti, una condotta negligente o abusiva da parte della società concedente. Ciò significa, ad esempio, dimostrare l’esistenza di offerte di acquisto più vantaggiose che sono state ignorate.
2. Per la società di leasing: Pur avendo una posizione processuale rafforzata, è sempre consigliabile operare con trasparenza e diligenza nella fase di ricollocazione del bene. Documentare le attività svolte per la vendita e coinvolgere, se possibile, l’utilizzatore nella ricerca di potenziali acquirenti (come avvenuto nel caso in esame) costituisce una best practice che minimizza il rischio di future contestazioni.

In un contratto di leasing traslativo risolto, quale valore del bene deve essere detratto dal credito della società concedente: quello di mercato o il prezzo effettivo di rivendita?
Il valore da detrarre è il prezzo effettivamente incassato dalla rivendita del bene. Questo prezzo costituisce la concretizzazione del valore da prendere a parametro, a meno che non venga provata la negligenza della società concedente.

Su chi ricade l’onere di provare che la rivendita del bene è avvenuta a un prezzo ingiusto o in modo negligente?
L’onere della prova ricade sull’utilizzatore. È quest’ultimo a dover dedurre e dimostrare che la liquidazione del bene è stata effettuata dalla società concedente in modo non diligente o abusivo, aggravando così la sua posizione debitoria.

Una clausola penale che prevede la deduzione del ricavato dalla vendita del bene è valida nei contratti di leasing traslativo anteriori alla L. 124/2017?
Sì, la Corte ha confermato la legittimità di tali clausole penali, da interpretare alla luce dell’art. 1526 c.c. e del principio di buona fede. La penale è considerata coerente con la disciplina se prevede la detrazione dell’importo ricavato dalla futura vendita del bene restituito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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