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Leasing traslativo: la Cassazione sull’art. 1526 c.c.

Una società operante nel settore alberghiero ha contestato la risoluzione di un contratto di leasing traslativo per inadempimento, sollevando eccezioni di usura e illegittimità della pretesa della banca. La Corte di Cassazione ha accolto diversi motivi del ricorso, stabilendo che ai contratti di leasing traslativo risolti prima della legge 124/2017 si applica per analogia l’art. 1526 c.c., imponendo un riequilibrio delle posizioni tra le parti. La Corte ha inoltre fornito importanti chiarimenti sul calcolo del tasso soglia per gli interessi moratori e sugli obblighi di trasparenza contrattuale.

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Leasing Traslativo: La Cassazione Applica l’Art. 1526 c.c. ai Contratti Pre-2017

Con l’ordinanza n. 3930 del 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per i rapporti tra banche e imprese: la risoluzione del contratto di leasing traslativo. La decisione offre chiarimenti fondamentali sulla disciplina applicabile ai contratti risolti prima dell’entrata in vigore della Legge n. 124 del 2017, riaffermando principi di equità e trasparenza a tutela dell’utilizzatore.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società che gestiva una struttura alberghiera, subentrata in un contratto di leasing immobiliare per l’acquisto del complesso. A seguito del mancato pagamento di alcune rate, l’istituto di credito concedente comunicava la risoluzione anticipata del contratto, chiedendo in giudizio la restituzione dell’immobile e il pagamento delle rate scadute e a scadere.

La società utilizzatrice si è difesa contestando la richiesta, eccependo principalmente l’applicazione di tassi di interesse usurari e l’illegittimità della pretesa della banca di trattenere le rate già versate. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione all’istituto di credito, ritenendo legittime le clausole contrattuali. La questione è quindi giunta dinanzi alla Suprema Corte.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul leasing traslativo

La Corte di Cassazione ha accolto tre dei sei motivi di ricorso presentati dalla società, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo esame. Le motivazioni della Corte si concentrano su tre aspetti fondamentali.

1. Il Calcolo del Tasso Soglia per gli Interessi Moratori

Il primo punto riguarda l’usura. La Corte d’Appello aveva rigettato l’eccezione della società, ritenendo che il tasso di mora applicato (12,74%) fosse inferiore al tasso soglia (13,29%), calcolato aggiungendo una maggiorazione al tasso per gli interessi corrispettivi.

La Cassazione ha giudicato errato questo calcolo. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 19597/2020), ha stabilito che per i contratti stipulati prima del 25 marzo 2003 (data in cui i decreti ministeriali hanno iniziato a rilevare specificamente il tasso medio di mora), il termine di confronto per verificare l’usura degli interessi moratori non è un tasso soglia maggiorato, ma il Tasso Effettivo Globale Medio (T.E.G.M.) rilevato per quella tipologia di operazione. La maggiorazione percentuale, applicata erroneamente dai giudici di merito, è prevista solo per i contratti successivi all’aprile 2003.

2. L’Applicazione Analogica dell’Art. 1526 c.c. al Leasing Traslativo

Il cuore della decisione riguarda il terzo motivo di ricorso. La società contestava la clausola contrattuale che permetteva alla banca, in caso di risoluzione, di trattenere tutte le rate già pagate e di esigere quelle a scadere.

La Corte di Cassazione ha ribadito che, essendo il contratto in esame un leasing traslativo (finalizzato al trasferimento finale del bene) ed essendo stato risolto prima dell’entrata in vigore della L. 124/2017, la disciplina applicabile è quella dell’art. 1526 del Codice Civile in via analogica. Questa norma, prevista per la vendita con riserva di proprietà, stabilisce che in caso di risoluzione per inadempimento del compratore, il venditore deve restituire le rate riscosse, salvo il diritto a un equo compenso per l’uso della cosa, oltre al risarcimento del danno.

Di conseguenza, la pattuizione contrattuale che prevede la totale acquisizione delle rate da parte del concedente è illegittima, poiché la volontà delle parti non può prevalere su una norma imperativa volta a riequilibrare le posizioni. Il giudice di merito avrebbe dovuto valutare l’equilibrio delle prestazioni e non limitarsi a dare applicazione alla clausola contrattuale.

3. L’Obbligo di Trasparenza sul Tasso di Leasing

Infine, la Corte ha accolto il motivo relativo alla violazione degli articoli 116 e 117 del Testo Unico Bancario (TUB). I giudici di merito avevano escluso l’applicazione di queste norme ai contratti di leasing. La Cassazione ha invece affermato il contrario: anche per il leasing immobiliare, la mancata indicazione del “tasso leasing” non viola l’art. 117 TUB solo se il tasso è comunque determinabile in modo oggettivo e senza margini di discrezionalità, attraverso criteri predeterminati nel contratto. La ratio è garantire la trasparenza e permettere al cliente di comprendere il livello di rischio e di spesa dell’operazione.

Le Conclusioni

La sentenza è stata cassata con rinvio alla Corte di Appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione. Questa ordinanza rafforza la tutela dell’utilizzatore nei contratti di leasing traslativo stipulati prima della riforma del 2017. Conferma che l’autonomia contrattuale non può derogare ai principi di equità sanciti dall’art. 1526 c.c. e ribadisce la necessità di un calcolo corretto dei tassi di interesse per la verifica dell’usura, nonché l’importanza della trasparenza nelle condizioni contrattuali. Una decisione che impone un’attenta rinegoziazione delle posizioni in caso di risoluzione contrattuale, evitando arricchimenti ingiustificati a danno della parte più debole.

Quali regole si applicano a un contratto di leasing traslativo risolto per inadempimento prima dell’entrata in vigore della Legge 124/2017?
Si applica in via analogica la disciplina dell’articolo 1526 del Codice Civile. Di conseguenza, il concedente deve restituire le rate pagate dall’utilizzatore, avendo diritto a un equo compenso per l’uso del bene e al risarcimento del danno, ma non può trattenere tutti i canoni versati e pretendere anche quelli a scadere.

Come si calcola il tasso soglia anti-usura per gli interessi di mora in un contratto stipulato prima del marzo 2003?
Per i contratti antecedenti al 25 marzo 2003, la comparazione per verificare l’usura degli interessi di mora va effettuata confrontando il tasso applicato con il Tasso Effettivo Globale Medio (T.E.G.M.) rilevato dai decreti ministeriali per quella categoria di operazione, senza applicare alcuna maggiorazione percentuale (come quella del 2,1%).

Il contratto di leasing deve indicare esplicitamente il ‘tasso leasing’ per essere valido?
Non necessariamente. Tuttavia, anche se il tasso non è indicato esplicitamente, il contratto deve contenere criteri prestabiliti ed elementi oggettivi che ne permettano una chiara e inequivocabile determinazione, senza alcun margine di incertezza o discrezionalità per la società di leasing. Questo per rispettare gli obblighi di trasparenza previsti dal Testo Unico Bancario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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