LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Leasing e vizi della cosa: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 25869/2024, ha stabilito importanti principi in materia di leasing e vizi della cosa. Un utilizzatore aveva citato in giudizio il costruttore di un’imbarcazione difettosa, chiedendo la risoluzione del contratto di vendita stipulato tra il costruttore e la società di leasing. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che l’azione era prescritta. È stato chiarito che l’utilizzatore, essendo estraneo al contratto di compravendita, non ha la facoltà di chiederne la risoluzione, a meno che non vi sia una clausola contrattuale specifica che gli trasferisca tale diritto. Inoltre, semplici comunicazioni al ‘servizio clienti’ non sono state ritenute idonee a interrompere la prescrizione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Leasing e Vizi della Cosa: I Limiti all’Azione Diretta dell’Utilizzatore

Quando un bene acquistato tramite leasing si rivela difettoso, quali sono le tutele per l’utilizzatore? Può agire direttamente contro il produttore per chiedere la risoluzione del contratto di vendita? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti cruciali sulla complessa questione del leasing e vizi della cosa, delineando i confini dell’azione diretta dell’utilizzatore. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere la struttura del leasing finanziario e i diritti delle parti coinvolte.

I Fatti del Caso: Un’Imbarcazione Difettosa e la Lunga Battaglia Legale

La vicenda ha origine dalla stipula di un contratto di locazione finanziaria per un’imbarcazione. L’utilizzatore, dopo aver preso in consegna il bene, riscontrava un grave difetto: la presenza di fumi di scarico all’interno della cabina. Nonostante i tentativi di riparazione da parte del cantiere costruttore, il problema persisteva.

L’utilizzatore decideva quindi di avviare un’azione legale per ottenere la risoluzione del contratto di compravendita stipulato tra il costruttore (fornitore) e la società di leasing (concedente), oltre al risarcimento dei danni. La società di leasing, a sua volta, chiedeva la risoluzione del contratto di leasing per il mancato pagamento dei canoni.

Mentre il Tribunale di primo grado accoglieva le richieste dell’utilizzatore, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, dichiarando prescritta l’azione di garanzia per vizi. Secondo i giudici di secondo grado, era maturato il termine annuale di prescrizione e le comunicazioni inviate dall’utilizzatore al servizio clienti del costruttore non erano state ritenute idonee a interromperlo. Da qui il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Leasing e Vizi della Cosa

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’utilizzatore, confermando la sentenza d’appello e fornendo importanti delucidazioni su due aspetti chiave: l’interruzione della prescrizione e la legittimazione dell’utilizzatore ad agire per la risoluzione del contratto di vendita.

L’Interruzione della Prescrizione: Non Basta una Semplice Comunicazione

Il ricorrente sosteneva che le comunicazioni inviate all’ufficio “customer care” del costruttore avessero interrotto la prescrizione. La Cassazione ha respinto questa tesi, sottolineando che un atto interruttivo deve manifestare chiaramente l’intenzione di esercitare il proprio diritto. Le comunicazioni inviate, secondo la Corte, non possedevano la specificità necessaria e non era stato provato che l’ufficio destinatario fosse qualificato a ricevere atti con efficacia interruttiva per conto della società.

L’Azione di Risoluzione: l’Utilizzatore è Parte Estranea al Contratto di Vendita

Il punto centrale della decisione riguarda la possibilità per l’utilizzatore di chiedere la risoluzione del contratto di compravendita. La Corte ha ribadito un principio consolidato: nel leasing e vizi della cosa, l’utilizzatore è estraneo al contratto di fornitura stipulato tra il concedente e il fornitore. Sebbene esista un collegamento negoziale tra i due contratti (leasing e vendita), essi mantengono la loro individualità.

Di conseguenza, l’utilizzatore non può esercitare l’azione di risoluzione del contratto di vendita, a meno che non sia presente nel contratto di leasing una clausola specifica che gli trasferisca tale facoltà. Nel caso di specie, tale clausola mancava.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano sulla natura giuridica del leasing finanziario e sulla distinzione tra i rapporti contrattuali in gioco. Il leasing crea un collegamento tra il contratto di leasing (tra concedente e utilizzatore) e quello di fornitura (tra concedente e fornitore), ma non una fusione. L’utilizzatore, pur avendo il diritto di agire per l’adempimento e il risarcimento del danno direttamente contro il fornitore, non acquisisce automaticamente la titolarità per chiedere la risoluzione del contratto di vendita. Questo diritto rimane in capo al concedente, che è l’acquirente formale del bene. La Corte ha specificato che la questione non attiene alla legitimatio ad causam, ma alla titolarità sostanziale del diritto. Per poter esercitare tale azione, l’utilizzatore avrebbe dovuto dimostrare l’esistenza di una cessione del diritto da parte della società di leasing, prova che non è stata fornita.

Le Conclusioni: Quali Tutele per l’Utilizzatore?

La sentenza ribadisce che le tutele per l’utilizzatore in caso di leasing e vizi della cosa sono ben definite. Egli può agire direttamente contro il fornitore per ottenere l’esatto adempimento (riparazione o sostituzione del bene) e il risarcimento dei danni. Tuttavia, per l’azione di risoluzione del contratto di vendita, la sua posizione è più debole. La decisione sottolinea l’importanza di analizzare attentamente le clausole del contratto di leasing prima della sottoscrizione, verificando la presenza di eventuali patti che trasferiscano all’utilizzatore anche l’azione di risoluzione. In assenza di tali clausole, l’unica via per l’utilizzatore è quella di rivolgersi al concedente, il quale potrà poi decidere se agire contro il fornitore.

L’utilizzatore di un bene in leasing può agire direttamente contro il fornitore per la risoluzione del contratto di vendita se il bene è difettoso?
No, l’utilizzatore non può esercitare l’azione di risoluzione del contratto di vendita, a cui è estraneo. Questo diritto spetta al concedente (la società di leasing), a meno che il contratto di leasing non contenga una clausola specifica che trasferisca tale facoltà all’utilizzatore.

Una comunicazione inviata al “servizio clienti” del fornitore è sufficiente a interrompere la prescrizione della garanzia per vizi?
No, secondo la Corte, una generica comunicazione a un ufficio ‘customer care’ non è di per sé sufficiente a interrompere la prescrizione. L’atto interruttivo deve essere indirizzato a un rappresentante legale o a un soggetto con poteri specifici e deve manifestare in modo inequivocabile l’intenzione di esercitare il proprio diritto.

Quali sono le principali azioni a disposizione dell’utilizzatore in caso di bene in leasing difettoso?
L’utilizzatore può agire direttamente contro il fornitore per richiedere l’esatto adempimento del contratto di fornitura (ad esempio, la riparazione o sostituzione del bene) e per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa dei vizi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati