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Lavoro festivo retribuzione: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione conferma la corretta interpretazione del CCNL Fise Assoambiente in materia di lavoro festivo retribuzione. L’ordinanza stabilisce che ai lavoratori spetta una tripla componente retributiva per le prestazioni rese in giorni festivi specifici: la paga per le ore lavorate, una maggiorazione e la normale retribuzione giornaliera. Viene così rigettato il ricorso di un’azienda che sosteneva una diversa interpretazione, più riduttiva, del contratto collettivo.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Lavoro Festivo Retribuzione: La Cassazione Conferma la Tripla Paga

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sull’interpretazione della lavoro festivo retribuzione prevista dal CCNL Fise Assoambiente. La Suprema Corte ha chiarito che il lavoro prestato in specifiche giornate festive dà diritto al lavoratore non a una, non a due, ma a tre distinte componenti retributive. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso in Esame

La vicenda nasce dalla richiesta di due lavoratori di un’azienda di servizi ambientali, i quali rivendicavano differenze retributive per il lavoro svolto durante alcune festività infrasettimanali (come Natale, Capodanno, Epifania). Secondo i lavoratori, il loro datore di lavoro non applicava correttamente le disposizioni del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione ai dipendenti. In particolare, la Corte d’Appello aveva rigettato l’appello principale dell’azienda e accolto quello incidentale dei lavoratori relativo alle spese processuali, condannando l’impresa al pagamento.

L’azienda, non soddisfatta della decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: un presunto vizio di motivazione della sentenza di primo grado, un’errata interpretazione delle norme contrattuali sulla retribuzione del lavoro festivo e, infine, un’errata applicazione delle norme sulle spese processuali.

La Questione sulla Lavoro Festivo Retribuzione

Il cuore della controversia risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 22 del CCNL Fise Assoambiente. L’azienda sosteneva che la norma prevedesse unicamente la paga per le ore lavorate con una maggiorazione, escludendo il diritto a ricevere anche la normale retribuzione giornaliera che sarebbe spettata in ogni caso per la festività non lavorata. I lavoratori, al contrario, sostenevano di aver diritto a una “doppia giornata” più la maggiorazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso dell’azienda, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo un’analisi chiara e letterale della norma contrattuale.

L’Interpretazione Corretta del CCNL

Secondo la Cassazione, il testo dell’articolo 22 del CCNL è inequivocabile. Esso stabilisce che al personale che lavora nei giorni festivi indicati dall’art. 21 (lettere B e C) spetta “il relativo trattamento, maggiorato ai sensi dell’articolo 20, […] si aggiunge al normale trattamento contrattualmente dovuto.”

La Corte ha scomposto questa frase, evidenziando tre componenti distinte e cumulative della lavoro festivo retribuzione:

1. Il relativo trattamento: la retribuzione per le ore di lavoro effettivamente prestate durante il giorno festivo.
2. Maggiorato ai sensi dell’art. 20: la maggiorazione percentuale prevista per il lavoro festivo (50% per il lavoro diurno, 75% per quello notturno).
3. Si aggiunge al normale trattamento contrattualmente dovuto: la normale paga giornaliera che il lavoratore avrebbe percepito anche se non avesse lavorato, dato che la festività è per legge un giorno retribuito.

L’errore dell’azienda, secondo i giudici, è stato quello di leggere l’espressione “trattamento maggiorato” come un unico blocco, ignorando la virgola e la successiva clausola aggiuntiva. La punteggiatura, in questo caso, è stata decisiva per separare i concetti e definire la struttura tripartita della retribuzione.

Rigetto degli Altri Motivi di Ricorso

La Corte ha inoltre ritenuto infondati gli altri due motivi. Il presunto vizio di motivazione è stato escluso, in quanto la sentenza impugnata presentava un ragionamento logico-giuridico chiaro e completo. Anche il motivo sulle spese processuali è stato respinto: i giudici hanno affermato che la Corte d’Appello ha applicato correttamente il principio della soccombenza (“chi perde paga”), non ravvisando alcuna “obiettiva incertezza” sul diritto controverso che potesse giustificare una compensazione delle spese.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un precedente importante per tutti i lavoratori del settore regolato dal CCNL Fise Assoambiente. La decisione consolida un’interpretazione favorevole ai dipendenti, chiarendo che il sacrificio di lavorare durante una festività deve essere compensato non solo con una maggiorazione, ma con l’aggiunta della paga per la prestazione resa alla normale retribuzione per la festività goduta. Questa pronuncia ribadisce l’importanza di un’attenta analisi letterale e sistematica delle clausole dei contratti collettivi, dove anche una virgola può fare la differenza nel determinare i diritti dei lavoratori.

Come va calcolata la retribuzione per il lavoro prestato in specifiche festività secondo il CCNL Fise Assoambiente?
Secondo la Corte di Cassazione, la retribuzione deve essere composta da tre elementi distinti e cumulativi: 1) la normale paga giornaliera dovuta per la festività; 2) la retribuzione per le ore effettivamente lavorate; 3) una maggiorazione percentuale (50% per il diurno, 75% per il notturno) calcolata sulla paga base.

Perché l’interpretazione del datore di lavoro è stata considerata errata?
L’azienda ha commesso un errore interpretativo considerando l’espressione “trattamento maggiorato” come un unico concetto (paga oraria + maggiorazione), senza tener conto della clausola successiva, introdotta da una virgola, che specifica come tale compenso “si aggiunge al normale trattamento contrattualmente dovuto”. L’errore è stato non riconoscere la natura cumulativa delle tre componenti retributive.

La Corte ha ritenuto che ci fosse incertezza sulla norma tale da giustificare la compensazione delle spese legali?
No. La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo infondato, affermando che i giudici di merito hanno correttamente deciso la controversia conformemente al tenore letterale, logico e sistematico delle disposizioni contrattuali. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti di “novità” o “obiettiva incertezza” per derogare al principio della soccombenza, secondo cui la parte che perde la causa paga le spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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