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Lavori extra-contratto: quando sono inclusi nel prezzo

Una società appaltatrice ha richiesto un compenso aggiuntivo per la realizzazione di muri di contenimento, ritenendoli lavori extra-contratto. Sia il lodo arbitrale che la Corte d’Appello hanno respinto la richiesta. La Corte di Cassazione ha confermato tali decisioni, stabilendo che, nonostante non fossero esplicitamente menzionate, tali opere erano indispensabili e propedeutiche alla costruzione principale su terreni scoscesi, e quindi da considerarsi incluse nel corrispettivo pattuito “a corpo”. La Cassazione ha valorizzato l’interpretazione del contratto che va oltre il dato letterale, considerando anche il comportamento successivo delle parti, come la mancata richiesta di un compenso extra da parte dell’appaltatrice durante l’esecuzione.

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Lavori extra-contratto: quando sono da pagare? L’interpretazione del contratto va oltre il testo

Nell’ambito dei contratti di appalto, la questione dei lavori extra-contratto rappresenta una delle principali fonti di contenzioso. Cosa accade quando, durante l’esecuzione, si rendono necessarie opere non esplicitamente descritte nel capitolato? L’appaltatore ha sempre diritto a un compenso aggiuntivo? L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 3356/2024 offre chiarimenti fondamentali, sottolineando come l’interpretazione della volontà delle parti non possa fermarsi alla semplice lettura letterale del contratto, ma debba considerare la natura delle opere e il comportamento tenuto dalle parti.

I Fatti di Causa

Una società costruttrice, impegnata nella realizzazione di due complessi immobiliari in virtù di un contratto di appalto con corrispettivo “a corpo”, si trovava a dover eseguire opere significative non espressamente previste: la costruzione di muri di contenimento esterni e recinzioni. Tali opere erano necessarie data la notevole pendenza dei terreni su cui sorgevano gli immobili. Al termine dei lavori, la società appaltatrice richiedeva il pagamento di un compenso aggiuntivo, sostenendo che si trattasse di lavori extra-contratto.

La società committente si opponeva, affermando che tali opere fossero da considerarsi incluse nel prezzo forfettario pattuito. La questione veniva demandata a un collegio arbitrale, che respingeva la richiesta dell’appaltatrice per i muri di contenimento. La decisione veniva confermata in secondo grado dalla Corte d’Appello, spingendo la società costruttrice a presentare ricorso in Cassazione.

La decisione sui lavori extra-contratto e il ruolo del comportamento delle parti

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società appaltatrice, confermando le decisioni dei precedenti gradi di giudizio. Il punto centrale della pronuncia risiede nel principio di interpretazione del contratto. Secondo i giudici, per comprendere la reale e comune volontà dei contraenti, non è sufficiente attenersi al senso letterale delle parole, ma occorre un’analisi più ampia che includa il contesto e il comportamento complessivo delle parti, anche quello successivo alla stipula.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la propria decisione su una serie di argomentazioni logiche e giuridiche. In primo luogo, ha evidenziato la natura stessa delle opere contestate. I muri di contenimento, data la pendenza del terreno, non erano un abbellimento o un’aggiunta opzionale, ma una condizione assolutamente indispensabile e propedeutica per l’edificazione stessa dei fabbricati. La loro realizzazione costituiva un primo intervento necessario per poter procedere con il resto della costruzione. Pertanto, secondo la Corte, la loro necessità era accertabile già prima della firma dei contratti e dovevano ritenersi implicitamente comprese nell’opera complessiva commissionata.

Un altro elemento decisivo è stato il comportamento tenuto dall’appaltatore durante e dopo l’esecuzione di tali opere. La società costruttrice non ha mai formulato una specifica richiesta di pagamento aggiuntivo né ha messo a verbale alcuna riserva mentre i lavori erano in corso. Questo “silenzio serbato” è stato interpretato dai giudici come un comportamento significativo, indice della convinzione che tali opere rientrassero nel corrispettivo forfettario già pattuito.

Infine, la Corte ha ribadito che il giudizio di cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di merito. La valutazione delle prove, come le conclusioni del consulente tecnico d’ufficio o le testimonianze, spetta al giudice di merito, il quale può discostarsene fornendo una motivazione logica e coerente, come avvenuto nel caso di specie. L’apprezzamento del giudice d’appello è stato ritenuto congruo e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica per operatori del settore edile e professionisti legali. Dimostra che, in un appalto “a corpo”, il perimetro delle opere incluse nel prezzo può essere più ampio di quanto esplicitamente descritto. Opere indispensabili e preparatorie, la cui necessità è evidente fin dall’inizio, si presumono incluse. Inoltre, il comportamento delle parti durante l’esecuzione del contratto assume un valore interpretativo cruciale. L’assenza di riserve o di richieste formali di compensi extra può essere utilizzata per dimostrare che le parti consideravano tali lavori già coperti dall’accordo originario. Questa pronuncia ribadisce la necessità di redigere contratti di appalto estremamente dettagliati e di formalizzare tempestivamente qualsiasi richiesta relativa a presunti lavori extra-contratto per evitare di perdere il diritto al relativo compenso.

Delle opere non esplicitamente previste nel contratto, come i muri di contenimento, possono essere considerate incluse nel prezzo pattuito “a corpo”?
Sì, secondo la Corte possono essere considerate incluse se risultano essere una condizione assolutamente indispensabile e propedeutica per l’edificazione dell’opera principale e se il comportamento delle parti, come la mancata richiesta di un compenso aggiuntivo, suggerisce che le ritenessero comprese nell’accordo originario.

Il silenzio dell’appaltatore, che non richiede formalmente un compenso extra durante i lavori, ha valore legale?
Sì, il silenzio serbato dall’appaltatore viene considerato un comportamento successivo alla stipula del contratto rilevante ai fini dell’interpretazione. Può essere valutato dal giudice come un indizio della comune volontà delle parti di considerare tali opere ricomprese nel corrispettivo già pattuito.

In un ricorso per cassazione è possibile contestare la valutazione delle prove (come una perizia tecnica) fatta dal giudice di merito?
No, non è possibile ottenere un nuovo esame delle prove. La Corte di Cassazione non riesamina i fatti, ma si limita a verificare la corretta applicazione delle norme di diritto e la logicità della motivazione. La valutazione delle risultanze probatorie, come una perizia, è di competenza esclusiva del giudice di merito e può essere criticata in Cassazione solo per vizi molto specifici, come la totale assenza di motivazione, e non per un semplice disaccordo sull’interpretazione data.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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