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Istanza di ricusazione: non sospende il processo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20607/2024, ha stabilito che la mera presentazione di un’istanza di ricusazione non comporta la sospensione automatica del processo. Il caso nasce dall’opposizione a un decreto ingiuntivo, nel cui ambito il debitore aveva ricusato il giudice. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando che il giudice adito deve prima valutare l’ammissibilità dell’istanza per prevenire abusi processuali. Il ricorso è stato quindi giudicato un tentativo dilatorio, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese e a un risarcimento per lite temeraria.

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Istanza di Ricusazione: Quando Non Sospende Automaticamente il Processo

L’istanza di ricusazione è uno strumento fondamentale a garanzia dell’imparzialità del giudice, ma il suo utilizzo non deve trasformarsi in una tattica dilatoria. Con la recente ordinanza n. 20607 del 24 luglio 2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la semplice presentazione di tale istanza non comporta la sospensione automatica del processo. Analizziamo insieme questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa: dal Decreto Ingiuntivo alla Cassazione

La vicenda ha origine nel 2009, quando un Condominio ottiene un decreto ingiuntivo di quasi 10.000 euro nei confronti di un condomino per oneri non pagati. Il condomino si oppone al decreto e, nel corso del giudizio di primo grado, presenta un’istanza per ricusare il giudice incaricato della causa. L’istanza viene rigettata e, anzi, il condomino viene condannato al pagamento di 3.000 euro per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c., mentre il giudizio di opposizione viene dichiarato estinto.

Non soddisfatto, il condomino impugna la decisione davanti alla Corte d’Appello, la quale accoglie solo parzialmente il gravame, dimezzando la sanzione economica ma confermando nel resto la sentenza di primo grado. La controversia giunge così all’esame della Corte di Cassazione, con il condomino che affida le sue ragioni a tre distinti motivi di ricorso.

I Motivi del Ricorso e gli Effetti dell’Istanza di Ricusazione

I motivi del ricorso si concentravano tutti sugli effetti derivanti dalla presentazione dell’istanza di ricusazione. Il ricorrente sosteneva che:
1. Il giudice di primo grado avrebbe dovuto astenersi obbligatoriamente, poiché era stato da lui convenuto in un altro giudizio.
2. La presentazione dell’istanza avrebbe dovuto determinare la sospensione automatica del processo, come previsto dall’art. 52 c.p.c., rendendo nulla la successiva ordinanza di estinzione.
3. Anche un presunto regolamento di competenza avrebbe dovuto sospendere il giudizio.

In sostanza, la tesi del ricorrente era che il procedimento si sarebbe dovuto fermare nel momento stesso in cui aveva messo in discussione l’imparzialità del giudice, a prescindere dall’esito della sua richiesta.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato congiuntamente i tre motivi e ha dichiarato il ricorso inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis n. 1 c.p.c., poiché le questioni sollevate non offrivano argomenti per discostarsi dagli orientamenti consolidati della giurisprudenza di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al rimborso delle spese legali in favore del Condominio per € 4.100, oltre oneri, e a un ulteriore pagamento di € 2.500 per lite temeraria ex art. 96 co. 3 c.p.c.

Le Motivazioni: L’Istanza di Ricusazione Non È un Automatismo

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni del ricorrente, fornendo chiarimenti di grande rilevanza pratica. In primo luogo, ha ribadito che l’istanza di ricusazione non determina l’automatica sospensione del processo. Il giudice ha il dovere di effettuare un primo vaglio di ammissibilità dell’istanza. Questo “filtro” è essenziale per bilanciare due esigenze contrapposte: da un lato, garantire alle parti uno strumento efficace per verificare l’imparzialità del giudice; dall’altro, neutralizzare il pericolo di un abuso di tale istituto, che potrebbe essere utilizzato al solo scopo di ritardare la decisione.

In secondo luogo, la Cassazione ha precisato che l’aver promosso un giudizio contro un magistrato per la sua attività giurisdizionale non integra automaticamente l’ipotesi di “grave inimicizia personale” richiesta dall’art. 51 c.p.c. come motivo di ricusazione. Citando una pronuncia delle Sezioni Unite (n. 16627/2014), la Corte ha spiegato che tale causa di ricusazione deve fondarsi su ragioni di natura privata ed estranee alla funzione del giudice.

Infine, è stato chiarito che la sospensione per regolamento di competenza scatta solo quando viene impugnata una pronuncia che decide effettivamente sulla competenza, non per una qualsiasi istanza presentata in Cassazione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale per il corretto funzionamento della giustizia: gli strumenti processuali posti a tutela dei diritti delle parti non possono essere distorti per finalità meramente dilatorie. La decisione ribadisce che l’istanza di ricusazione è un rimedio serio, non una scorciatoia per bloccare un processo. Chi intende avvalersene deve essere consapevole che la sua richiesta sarà sottoposta a un controllo di ammissibilità e che un suo uso improprio può comportare severe sanzioni economiche per lite temeraria. Questa pronuncia serve da monito a un utilizzo più responsabile e consapevole degli strumenti che l’ordinamento mette a disposizione per garantire un giusto processo.

La presentazione di un’istanza di ricusazione sospende automaticamente il processo?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso per ricusazione non determina l’automatica sospensione del processo. Il giudice è tenuto a delibare preliminarmente l’ammissibilità dell’istanza per contemperare l’esigenza di imparzialità con la necessità di prevenire abusi processuali.

Aver citato in giudizio un magistrato per la sua attività professionale costituisce motivo di ricusazione per ‘grave inimicizia’?
No. Secondo la giurisprudenza citata (Cass. SU 16627/2014), la ‘grave inimicizia personale’ prevista dall’art. 51 c.p.c. non può configurarsi in relazione all’attività giurisdizionale del magistrato, ma deve derivare da rapporti di natura privata ed estranei al processo.

Cosa si rischia utilizzando in modo abusivo l’istanza di ricusazione?
Un utilizzo abusivo o infondato dell’istanza di ricusazione può portare a una condanna per responsabilità processuale aggravata (lite temeraria) ai sensi dell’art. 96, co. 3, c.p.c., con il conseguente obbligo di pagare una somma di denaro alla controparte a titolo di risarcimento, oltre alla condanna al pagamento delle spese legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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