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Iscrizione REA: obbligatoria per la provvigione?

La Corte di Cassazione conferma che l’iscrizione REA (Repertorio Economico Amministrativo) è un requisito fondamentale per il diritto alla provvigione del procacciatore d’affari. Nel caso esaminato, un agente che aveva mediato importanti contratti di fornitura di arredi si è visto negare il compenso perché non era iscritto al registro al momento dell’attività. La Corte ha ribadito che la mancata iscrizione determina la nullità del contratto di mediazione, vizio che può essere rilevato d’ufficio dal giudice.

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Iscrizione REA: Senza, Niente Provvigione per il Procacciatore d’Affari

L’attività di mediazione e procacciamento d’affari è fondamentale nel tessuto commerciale, ma è soggetta a regole precise. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la mancata iscrizione REA al momento dell’attività impedisce al mediatore di pretendere la provvigione. Questa decisione sottolinea come l’iscrizione non sia una mera formalità, ma un requisito sostanziale che fonda il diritto stesso al compenso.

I Fatti di Causa

Un procacciatore d’affari, titolare di un’agenzia, agiva in giudizio contro una nota società di arredamento per ottenere il pagamento di provvigioni per quasi 300.000 Euro. Tali compensi derivavano dalla sua attività di mediazione in due importanti contratti per la fornitura di arredi a due prestigiosi hotel di Roma, attività svolta tra il 2011 e il 2012.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto la sua domanda. I giudici di merito avevano accertato che l’attività del procacciatore non era stata occasionale, ma professionale. Di conseguenza, egli avrebbe dovuto essere iscritto nell’apposito registro (il Repertorio Economico Amministrativo, REA) presso la Camera di Commercio, requisito di cui era sprovvisto al momento dei fatti. La sua iscrizione, infatti, era avvenuta solo nel 2013, ad affari conclusi.

Il procacciatore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua attività fosse occasionale e che, in ogni caso, l’iscrizione potesse avvenire anche in un momento successivo, purché sussistente al momento della decisione finale del giudice.

L’Obbligo di Iscrizione REA per il Mediatore

La questione centrale del caso riguarda l’interpretazione della normativa sulla mediazione (Legge n. 39/1989). Questa legge stabilisce che solo coloro che sono iscritti negli appositi ruoli (oggi confluiti nel registro delle imprese e nel REA) hanno diritto alla provvigione. La Corte ha chiarito che l’obbligo di iscrizione REA non dipende dall’oggetto della mediazione (beni mobili o immobili), ma dal carattere professionale e non meramente occasionale dell’attività svolta.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato in modo esauriente le ragioni per cui l’attività del procacciatore non poteva essere considerata occasionale, visti i plurimi e importanti rapporti di fornitura da lui ‘segnalati’ alla società committente. La Cassazione ha ritenuto questa valutazione incensurabile in sede di legittimità, in quanto basata su un’analisi concreta dei fatti.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, nel rigettare il ricorso, ha enunciato principi di diritto molto chiari e rigorosi. In primo luogo, ha affermato che l’iscrizione REA del mediatore non è una semplice prova da fornire in giudizio, ma un fatto costitutivo del diritto alla provvigione. Questo significa che il diritto al compenso non sorge affatto se, al momento dell’espletamento dell’incarico, il mediatore non è regolarmente iscritto.

L’iscrizione successiva, pertanto, non può sanare il difetto originario. Il contratto di mediazione stipulato in assenza di tale requisito è affetto da nullità, una patologia così grave che può essere rilevata d’ufficio dal giudice in ogni stato e grado del processo, anche in assenza di una specifica contestazione della controparte.

La Corte ha specificato che la normativa di settore è una norma imperativa, posta a tutela dell’interesse pubblico alla corretta e trasparente conduzione degli affari, e non può essere derogata dalla volontà delle parti. Di conseguenza, il procacciatore non iscritto non ha alcun titolo per richiedere il pagamento della provvigione, e la sua domanda deve essere respinta.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutti gli operatori del settore della mediazione e del procacciamento d’affari. La decisione conferma che l’iscrizione REA è un prerequisito non negoziabile per chi svolge tale attività in modo professionale. L’idea di poter regolarizzare la propria posizione in un secondo momento è stata nettamente smentita: il requisito deve sussistere nel momento esatto in cui si svolge l’attività che dà diritto al compenso. Gli operatori devono quindi assicurarsi di essere in regola con tutti gli adempimenti amministrativi prima di intraprendere qualsiasi attività, per non rischiare di vedere vanificati i propri sforzi e di non avere alcuna tutela legale per il recupero delle proprie provvigioni.

Un procacciatore d’affari ha diritto alla provvigione se non è iscritto al REA?
No, secondo la Corte di Cassazione, il diritto alla provvigione sorge solo per chi è regolarmente iscritto nei registri tenuti dalla Camera di Commercio (REA). La mancanza di iscrizione al momento dell’attività di mediazione rende nullo il contratto e impedisce di richiedere il compenso.

L’iscrizione al REA può avvenire dopo la conclusione dell’affare ma prima della sentenza?
No. La Corte ha chiarito che l’iscrizione è un fatto costitutivo del diritto e deve sussistere nel momento in cui l’attività di mediazione viene svolta. Un’iscrizione successiva non ha alcun effetto sanante sul difetto originario.

La mancanza di iscrizione deve essere eccepita dalla controparte per essere valida?
No, la nullità del contratto di mediazione per mancanza di iscrizione del mediatore è rilevabile d’ufficio dal giudice. Trattandosi della violazione di una norma imperativa, il giudice può dichiarare la nullità anche se la parte convenuta non ha sollevato la questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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