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Iscrizione ipotecaria sovrabbondante: danno risarcibile

La Corte di Cassazione conferma che l’iscrizione ipotecaria sovrabbondante genera un danno risarcibile. Con l’ordinanza n. 25308/2024, ha cassato la sentenza d’appello che, in sede di rinvio, aveva riesaminato la questione anziché limitarsi a liquidare il danno come stabilito. La Corte ribadisce il principio vincolante delle sue pronunce per i giudici di merito, che non possono discostarsi dai presupposti di fatto e di diritto già accertati.

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Iscrizione Ipotecaria Sovrabbondante: Danno Certo e Vincolo per il Giudice del Rinvio

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 25308 del 20 settembre 2024 offre un’importante lezione sul tema dell’iscrizione ipotecaria sovrabbondante e sui limiti dei poteri del giudice in sede di rinvio. La Suprema Corte ha chiarito, ancora una volta, che quando un istituto di credito iscrive un’ipoteca eccessiva sui beni del debitore o del suo garante, commette un atto illecito che genera un danno risarcibile. Questo principio, una volta affermato, vincola i giudici delle fasi successive del processo, che non possono rimetterlo in discussione.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine dalla richiesta di risarcimento danni avanzata da un fideiussore nei confronti di un istituto di credito. La banca, per un credito di poco superiore a centomila euro, aveva iscritto ipoteca su tutti i beni immobili del garante. Quest’ultimo, ritenendo l’azione della banca abusiva e sproporzionata, aveva agito in giudizio per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa della condotta del creditore.

Il caso era già arrivato una prima volta in Cassazione, la quale aveva stabilito un principio di diritto fondamentale: l’iscrizione di un’ipoteca eccedentaria costituisce di per sé un danno risarcibile ai sensi dell’art. 2043 c.c., a prescindere dalla responsabilità processuale aggravata (art. 96 c.p.c.). La Corte aveva quindi annullato la precedente sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, con il preciso compito di liquidare il danno.

Tuttavia, la Corte d’Appello, nel giudizio di rinvio, si è discostata dal mandato ricevuto, riesaminando il merito della vicenda e rigettando nuovamente la domanda del fideiussore, ipotizzando che la banca avesse agito per una legittima tutela preventiva. Contro questa decisione, il fideiussore ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione e il Vincolo del Giudice sull’Iscrizione Ipotecaria Sovrabbondante

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella violazione, da parte del giudice del rinvio, del principio secondo cui la pronuncia della Cassazione vincola non solo sui principi di diritto affermati, ma anche sui presupposti di fatto implicitamente accertati.

In altre parole, la prima ordinanza della Cassazione aveva già formato un ‘giudicato’ interno al processo sull’esistenza del danno. Il compito della Corte d’Appello era unicamente quello di quantificare tale danno, non di rivalutare se il comportamento della banca fosse legittimo o se un danno fosse effettivamente sorto. Agendo in tal modo, la corte territoriale ha ecceduto i suoi poteri, ignorando il vincolo imposto dalla precedente decisione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha ribadito con forza che il giudice del rinvio non può estendere la propria indagine a questioni che costituiscono il presupposto della pronuncia rescindente. Nel caso specifico, l’esistenza di un danno risarcibile derivante dall’iscrizione ipotecaria sovrabbondante era un punto già deciso e non più discutibile.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il compito demandato alla Corte di rinvio non era di accertare il danno, ma unicamente di procedere alla sua liquidazione sulla base degli elementi forniti dalle parti. La Corte d’Appello, invece, ha introdotto nuove ipotesi per giustificare il comportamento della banca, eludendo di fatto il principio di diritto affermato in precedenza. La Cassazione ha inoltre richiamato i propri precedenti, secondo cui la valutazione del danno, inclusa quella da perdita di chance, deve seguire il criterio del ‘più probabile che non’ e può essere determinata anche in via equitativa dal giudice di merito.

Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza due principi giuridici di fondamentale importanza pratica:
1. Abuso del Diritto del Creditore: L’iscrizione di un’ipoteca sproporzionata rispetto al debito garantito non è un atto neutro, ma un illecito che produce un danno risarcibile. Il debitore o il garante danneggiato ha diritto a ottenere un indennizzo per il pregiudizio subito, che può consistere, ad esempio, nella difficoltà di accedere a nuovo credito o nella compromissione della libera disponibilità dei propri beni.
2. Limiti del Giudizio di Rinvio: La decisione della Corte di Cassazione ha un effetto vincolante per il giudice del rinvio. Quest’ultimo deve attenersi scrupolosamente a quanto stabilito dalla Suprema Corte, senza poter riaprire questioni di fatto o di diritto già definite. Il suo ruolo è limitato a eseguire le indicazioni ricevute, nel caso specifico, la quantificazione del danno.

L’iscrizione di un’ipoteca per un valore sproporzionato al debito è considerata un danno risarcibile?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’iscrizione d’ipoteca eccedentaria da parte di un creditore costituisce un danno risarcibile per il debitore o il fideiussore, in quanto integra una lesione del diritto di proprietà con correlate conseguenze risarcitorie.

Cosa deve fare il giudice a cui la Corte di Cassazione rinvia una causa per una nuova decisione?
Il giudice del rinvio è strettamente vincolato ai principi di diritto affermati dalla Corte di Cassazione e ai presupposti di fatto da essa accertati. Non può riesaminare questioni già decise, ma deve limitarsi a eseguire le indicazioni della Corte, come, in questo caso, procedere alla liquidazione del danno già accertato.

Il danno da perdita di chance deve essere provato con certezza assoluta?
No, la Corte chiarisce che il danno è risarcibile secondo il criterio del ‘più probabile che non’ e non della certezza assoluta. Inoltre, la valutazione del danno da perdita di chance è necessariamente equitativa e rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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