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Iscrizione Gestione Commercianti: No per mero affitto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20825/2019, ha stabilito che l’amministratore di una società la cui unica attività consiste nella locazione di immobili di proprietà (mero godimento) non è tenuto all’iscrizione alla Gestione Commercianti. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’ente previdenziale, confermando che tale attività non integra i presupposti dell’attività commerciale richiesta ai fini contributivi, a meno che non sia inserita in un più ampio contesto di prestazione di servizi.

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Iscrizione Gestione Commercianti: la Cassazione Fa Chiarezza sull’Affitto di Immobili

L’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti rappresenta un tema di costante dibattito, specialmente per chi opera nel settore immobiliare. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che la semplice locazione di immobili di proprietà di una società non configura, di per sé, un’attività commerciale tale da rendere obbligatoria l’iscrizione del socio amministratore alla relativa cassa previdenziale. Analizziamo questa importante decisione e le sue implicazioni pratiche.

Il Caso: una società immobiliare contro l’Ente Previdenziale

La vicenda ha origine dall’opposizione presentata dal socio e amministratore unico di due società a un avviso di addebito emesso dall’ente previdenziale. La richiesta di pagamento riguardava i contributi per la Gestione Commercianti per l’anno 2013. L’imprenditore sosteneva che l’attività delle sue società si limitava alla locazione a terzi di immobili di proprietà, un’attività che, a suo dire, non poteva essere classificata come commerciale.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione all’imprenditore, annullando l’atto impugnato. I giudici di merito hanno concluso che la mera locazione di immobili costituisce un’attività di mero godimento dei beni e non un’attività commerciale, facendo così venire meno il presupposto fondamentale per l’obbligo di iscrizione.

L’ente previdenziale, non soddisfatto, ha presentato ricorso per cassazione, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

L’Obbligo di Iscrizione Gestione Commercianti: i Principi della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dell’ente inammissibile, confermando la linea dei precedenti gradi di giudizio e ribadendo principi consolidati in materia.

Attività Commerciale vs. Mero Godimento del Bene

Il punto cruciale della decisione risiede nella distinzione tra “attività commerciale” e “mero godimento di un bene”. La Corte ha specificato che il presupposto imprescindibile per l’iscrizione alla gestione commercianti è lo svolgimento provato di un’attività commerciale. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva accertato in fatto che la società si limitava a riscuotere i canoni di locazione degli immobili di sua proprietà, senza svolgere alcuna attività diretta all’acquisto, alla gestione o all’intermediazione. Anzi, è emerso che una delle società era di fatto inattiva da anni.

Irrilevanza della Forma Societaria

Un altro aspetto fondamentale evidenziato dalla Cassazione è che la forma giuridica della società (in questo caso, una società a responsabilità limitata) non è di per sé determinante. Ciò che conta è l’attività concretamente esercitata. Pertanto, anche una società commerciale può, di fatto, limitarsi a un’attività di mero godimento dei propri beni. L’eventuale contrasto tra lo scopo societario e l’attività di mero godimento (ai sensi dell’art. 2248 c.c.) non può essere “sanzionato” con l’imposizione di un obbligo contributivo se mancano i presupposti di legge.

Le motivazioni della decisione

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione di inammissibilità basandosi sulla conformità della sentenza d’appello a un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. I giudici hanno sottolineato che non vi erano elementi nuovi nel ricorso dell’ente previdenziale tali da giustificare un cambio di rotta. La decisione impugnata aveva correttamente applicato il principio secondo cui la società che si limita a locare immobili di proprietà non svolge attività commerciale ai fini previdenziali, a meno che tale attività non si inserisca in un complesso più ampio di prestazione di servizi, come l’intermediazione immobiliare. L’accertamento di questa circostanza è un’indagine di fatto, che nel caso specifico era stata condotta dalla Corte d’Appello con una motivazione adeguata e priva di vizi logici.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in commento consolida un principio di grande importanza per gli operatori del settore immobiliare e per i loro consulenti. Si conferma che non scatta alcun automatismo tra la proprietà di immobili da parte di una società e l’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti per i soci amministratori. È sempre necessario un accertamento in concreto dell’attività svolta: se questa si esaurisce nella percezione dei canoni di affitto, senza un’organizzazione imprenditoriale finalizzata all’offerta di servizi connessi, l’obbligo contributivo non sussiste. Questa decisione offre quindi maggiore certezza giuridica, distinguendo chiaramente tra l’investimento immobiliare passivo e l’attività d’impresa vera e propria.

L’amministratore di una società che affitta i propri immobili deve iscriversi alla Gestione Commercianti?
No, non necessariamente. La Cassazione ha chiarito che se l’attività si limita alla pura locazione e alla riscossione dei canoni (mero godimento), senza un’organizzazione d’impresa volta a fornire servizi aggiuntivi come l’intermediazione, non sussiste l’obbligo di iscrizione.

La forma giuridica della società (es. s.r.l.) è determinante per l’obbligo contributivo?
No. Secondo la sentenza, ciò che rileva è l’attività concretamente svolta e non la forma giuridica adottata. Anche una società commerciale può svolgere un’attività di mero godimento dei beni, la quale non è considerata commerciale ai fini previdenziali.

Cosa si intende per attività commerciale ai fini dell’iscrizione alla Gestione Commercianti in questo contesto?
Si intende un’attività che non si esaurisce nel semplice godimento dei beni, ma che si inserisce in un contesto più ampio di prestazione di servizi, come ad esempio l’attività di intermediazione immobiliare o altre attività organizzate in forma di impresa. La semplice riscossione dei canoni di locazione di immobili di proprietà non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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