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Invalidità delibera associazione: il caso in Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la decisione di merito che dichiarava l’invalidità di una delibera di un’associazione politica, adottata tramite votazione online. La Corte ha stabilito che il regolamento del 2014, base per la votazione del 2016, era a sua volta invalido perché mai approvato dall’assemblea degli associati, ma solo pubblicato sul sito web. Questa mancanza di una formale approvazione collegiale ha reso nulla la successiva modifica statutaria, riaffermando il principio della centralità dell’assemblea nella vita delle associazioni non riconosciute. L’invalidità delibera associazione è stata quindi confermata.

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Invalidità delibera associazione: la Cassazione sul ruolo dell’assemblea

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale per la vita democratica delle associazioni: le modifiche alle regole interne devono essere approvate dall’assemblea, non basta pubblicarle su un sito web. Il caso ha riguardato un noto movimento politico, ma le conclusioni hanno una portata generale per tutte le associazioni non riconosciute. La Suprema Corte ha confermato l’invalidità della delibera associazione che aveva modificato lo statuto tramite una votazione online, poiché basata su un regolamento mai formalmente approvato dall’organo sovrano degli associati.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dall’impugnazione da parte di alcuni associati di una votazione online, svoltasi nel 2016, che aveva approvato un nuovo regolamento e modificato lo statuto di un movimento politico. Gli associati lamentavano numerose irregolarità, tra cui l’illegittima esclusione di uno di loro dalla votazione e, soprattutto, il fatto che la procedura si fosse basata su un precedente regolamento del 2014, che non era mai stato discusso né approvato dall’assemblea, ma semplicemente pubblicato sul blog del fondatore.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto le loro richieste, sostenendo che gli associati, aderendo al movimento, ne avessero implicitamente accettato le regole, comprese quelle del 2014. La Corte d’Appello, invece, ha ribaltato la decisione, dichiarando l’invalidità sia del regolamento del 2014, per mancata approvazione assembleare, sia, di conseguenza, della delibera del 2016. L’associazione politica ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Invalidità della Delibera Associazione

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso e confermato pienamente la sentenza d’appello. I giudici hanno chiarito che, per le associazioni non riconosciute, le norme del codice civile rappresentano la disciplina di riferimento in assenza di regole interne specifiche e valide. In particolare, per le modifiche statutarie, è indispensabile una delibera dell’assemblea, come previsto dall’art. 21 del codice civile.

Il regolamento del 2014 introduceva modifiche sostanziali all’organizzazione e al funzionamento del movimento, equiparabili a modifiche statutarie. Pertanto, la sua mera pubblicazione online non era sufficiente a renderlo vincolante per gli associati. Era necessaria una condivisione formale attraverso il voto assembleare. Poiché tale passaggio fondamentale è mancato, il regolamento del 2014 è stato ritenuto invalido.

Di conseguenza, anche la delibera del 2016, basata su quel regolamento illegittimo, è stata travolta dalla stessa invalidità. La Cassazione ha sottolineato che non si può parlare di accettazione tacita (per facta concludentia) da parte degli associati, poiché la semplice inerzia o la mancata impugnazione immediata non costituiscono un comportamento inequivocabile di accettazione delle nuove regole.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione sul ruolo cardine dell’assemblea come organo sovrano in cui si forma e si esprime la volontà collettiva degli associati. Anche nelle realtà che utilizzano strumenti digitali per la partecipazione, i principi fondamentali del diritto associativo non possono essere derogati. Il processo decisionale deve rimanere collegiale e democratico.

I giudici hanno specificato che un conto è utilizzare la rete come ‘modello di consultazione’, come previsto dallo statuto originario, un altro è utilizzarla per deliberare modifiche fondamentali senza l’approvazione dell’organo competente, ovvero l’assemblea. Il regolamento del 2014, non essendo mai stato deliberato, non poteva costituire una valida fonte normativa interna e, pertanto, non poteva legittimare la procedura di voto del 2016.

Inoltre, la Corte ha confermato che l’esclusione di un socio dal voto, avvenuta tramite la disattivazione del suo account senza un formale provvedimento disciplinare, costituiva un ulteriore e autonomo motivo di invalidità della delibera, in quanto ha impedito a un avente diritto di partecipare a una decisione cruciale per la vita associativa.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un importante monito per tutte le associazioni, in particolare quelle che fanno largo uso di piattaforme digitali. La tecnologia può e deve essere uno strumento per ampliare la partecipazione, ma non può diventare un pretesto per aggirare le garanzie legali e i principi democratici fondamentali. La volontà dell’associazione si forma nell’assemblea, e qualsiasi modifica alle regole del gioco deve passare attraverso una formale delibera di quest’ultima. Un atto imposto dall’alto, anche se pubblicato online, rimane privo di efficacia se non viene ratificato dalla base associativa secondo le procedure previste dalla legge e dallo statuto.

Un regolamento di un’associazione può essere approvato semplicemente pubblicandolo online?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un regolamento che introduce modifiche sostanziali, assimilabili a quelle statutarie, deve essere approvato dall’assemblea degli associati. La mera pubblicazione su un sito web non è sufficiente a renderlo valido e vincolante.

L’esclusione di un socio da una votazione rende invalida l’intera delibera?
Sì. Secondo la Corte, impedire la partecipazione al voto a un socio avente diritto, senza un legittimo e formale provvedimento di esclusione, vizia l’intero procedimento di votazione e rende la delibera invalida per l’assenza di uno dei soggetti legittimati a esprimere la propria volontà.

La mancata contestazione immediata di un nuovo regolamento vale come accettazione tacita?
No. La Corte ha chiarito che l’accettazione tacita (per facta concludentia) richiede un comportamento attivo e inequivocabile che dimostri la volontà di accettare le nuove regole. La semplice inerzia o la mancata impugnazione non sono sufficienti a configurare un’accettazione implicita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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