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Interventore ad adiuvandum: quando può impugnare?

Una società immobiliare, intervenuta in un giudizio d’appello a sostegno di un’altra società proprietaria di un’area inquinata, ha proposto ricorso in Cassazione. Le Sezioni Unite hanno dichiarato il ricorso inammissibile per carenza di legittimazione attiva. La decisione si fonda sul principio che l’interventore ad adiuvandum, avendo una posizione processuale dipendente e non autonoma, non può impugnare la sentenza se la parte principale che sosteneva ha scelto di non farlo. Questo caso ribadisce i limiti stringenti del diritto di impugnazione per chi interviene in un processo a supporto di altri.

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L’Interventore ad Adiuvandum e i Limiti all’Impugnazione: l’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, torna a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto processuale: i limiti al potere di impugnazione dell’interventore ad adiuvandum. La vicenda, nata da una complessa questione di bonifica ambientale, offre l’occasione per ribadire i principi che regolano la legittimazione ad agire di chi interviene in un giudizio a sostegno di una delle parti principali. La decisione sottolinea come la posizione dell’interventore sia strettamente dipendente da quella della parte adiuvata (sostenuta), con conseguenze determinanti sulla possibilità di contestare autonomamente una sentenza sfavorevole.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dalla controversia legata alla messa in sicurezza di un’area industriale dismessa e inquinata. Diverse società immobiliari, proprietarie di porzioni del sito, erano state coinvolte in un procedimento amministrativo per la bonifica. In particolare, il Comune aveva approvato un progetto di messa in sicurezza ponendo gli oneri a carico solidale di due società proprietarie, escludendo la possibilità di frazionare i costi in base alle rispettive quote di proprietà.

Una delle due società, la Società Beta, aveva impugnato il provvedimento dinanzi al T.A.R., ma il suo ricorso era stato rigettato. Successivamente, aveva proposto appello al Consiglio di Stato. In questa fase del giudizio era intervenuta la Società Alfa, l’altra proprietaria, in qualità di interventore ad adiuvandum, per sostenere le ragioni della Società Beta. Anche l’appello veniva respinto. A questo punto, mentre la Società Beta prestava acquiescenza alla decisione, la Società Alfa decideva di ricorrere autonomamente per cassazione, lamentando un eccesso di potere giurisdizionale.

Il Ruolo dell’Interventore ad Adiuvandum nel Processo

L’intervento ad adiuvandum è uno strumento processuale che consente a un terzo, portatore di un interesse giuridico, di partecipare a un giudizio per sostenere le ragioni di una delle parti. L’interesse dell’interventore non è autonomo, ma riflesso: egli mira a un esito favorevole per la parte sostenuta, poiché da tale esito dipende la tutela del proprio interesse.

Questa natura accessoria e dipendente ha implicazioni dirette sul potere di impugnazione. La giurisprudenza costante, sia amministrativa che civile, stabilisce che l’interventore adesivo dipendente non possiede una legittimazione autonoma a impugnare la sentenza. Il suo diritto di contestare la decisione è subordinato alla volontà della parte principale: se quest’ultima non impugna, prestando quindi acquiescenza, anche l’interventore perde tale facoltà.

La Decisione della Corte: l’Inammissibilità del Ricorso dell’Interventore ad Adiuvandum

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, chiamate a decidere sul ricorso della Società Alfa, lo hanno dichiarato inammissibile per carenza di legittimazione attiva. La Corte ha ribadito che la posizione processuale della Società Alfa era meramente accessoria e dipendente rispetto a quella della Società Beta.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su principi consolidati. Poiché la Società Beta, parte principale nel giudizio di appello, non ha proposto ricorso per cassazione, ha di fatto accettato la sentenza del Consiglio di Stato. Di conseguenza, la Società Alfa, in qualità di semplice interventore ad adiuvandum, non poteva proseguire autonomamente il giudizio.

La Cassazione ha specificato che l’interventore adesivo può impugnare autonomamente solo in circostanze eccezionali e limitate, ad esempio per contestare statuizioni che lo riguardano direttamente e personalmente, come la condanna alle spese processuali o la negazione della sua stessa legittimazione a intervenire. Nel caso di specie, invece, il ricorso della Società Alfa non verteva su tali aspetti, ma mirava a rimettere in discussione il merito della controversia, un’azione preclusa dalla mancata impugnazione della parte principale.

La Corte ha inoltre precisato che, anche se si volesse superare la questione della legittimazione, il ricorso sarebbe comunque inammissibile. Le censure mosse dalla ricorrente, infatti, non denunciavano un vero e proprio sconfinamento del giudice amministrativo nella sfera del legislatore, ma criticavano l’interpretazione delle norme sull’obbligazione indivisibile di bonifica, configurando un error in iudicando (errore di giudizio) non sindacabile in sede di legittimità per eccesso di potere giurisdizionale.

Le Conclusioni

L’ordinanza delle Sezioni Unite consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Chi decide di intervenire in un giudizio ad adiuvandum deve essere consapevole che il proprio destino processuale è legato a quello della parte che sostiene. L’acquiescenza della parte principale alla sentenza preclude all’interventore la possibilità di un’autonoma impugnazione, salvo i casi eccezionali relativi a questioni che lo toccano direttamente. Questa decisione serve da monito: la scelta dello strumento processuale con cui si interviene in una causa non è neutra, ma determina in modo vincolante i poteri e i limiti dell’azione processuale successiva.

Un interventore ad adiuvandum può sempre impugnare una sentenza sfavorevole?
No. L’interventore ad adiuvandum, avendo una posizione processuale dipendente, non ha una legittimazione autonoma a impugnare. Può farlo solo se anche la parte principale che sostiene (adiuvata) decide di impugnare. Se la parte principale accetta la sentenza, l’interventore non può proseguire il giudizio da solo.

Quali sono le eccezioni al divieto di impugnazione autonoma per l’interventore ad adiuvandum?
L’interventore può impugnare autonomamente solo per questioni che lo riguardano direttamente e personalmente, e non per il merito della causa principale. Ad esempio, può contestare la parte della sentenza che nega la sua legittimazione a intervenire nel processo o che lo condanna al pagamento delle spese legali.

Cosa succede se la parte principale (adiuvata) non impugna la sentenza?
Se la parte adiuvata non impugna, si verifica un fenomeno di acquiescenza, cioè di accettazione della sentenza. Questa scelta vincola anche l’interventore ad adiuvandum, il quale perde il diritto di proporre un’autonoma impugnazione sul merito della controversia, poiché il suo interesse è accessorio e dipendente da quello della parte principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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