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Interruzione usucapione: solo il titolare può agire

Una coppia avviava una causa per ottenere la proprietà di alcuni immobili per usucapione. I proprietari si opponevano, sostenendo che il possesso era stato interrotto da una precedente azione legale di rivendica, sebbene promossa da terzi e successivamente rigettata. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1118/2024, ha stabilito che l’interruzione usucapione è efficace solo se l’azione giudiziale proviene dal vero titolare del diritto e non da un terzo estraneo. Di conseguenza, ha cassato la sentenza d’appello e rinviato la causa per un nuovo esame.

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Interruzione Usucapione: l’Azione di Rivendica del Terzo non è Efficace

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di diritti reali: l’interruzione usucapione. La Suprema Corte ha chiarito che, per interrompere efficacemente il termine necessario a usucapire un immobile, l’azione giudiziaria deve essere promossa dal vero titolare del diritto e non da un terzo estraneo, la cui pretesa si sia poi rivelata infondata. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Due coniugi avevano citato in giudizio la proprietaria di alcuni terreni per essere dichiarati proprietari per usucapione. Sostenevano di aver posseduto ininterrottamente dal 1979 due particelle immobiliari che, sebbene non menzionate nel loro atto di acquisto, facevano parte del complesso immobiliare da loro comprato. La proprietaria convenuta si opponeva alla domanda, eccependo che il possesso dei coniugi era stato interrotto nel 1984 da una domanda giudiziale di rivendica promossa da altri soggetti, i quali si affermavano comproprietari di quei terreni.

È importante sottolineare che quella causa di rivendica, dopo un lungo iter giudiziario, si era conclusa con il rigetto della domanda: i terzi che avevano agito non erano stati riconosciuti come proprietari.

Il Dibattito sull’Interruzione Usucapione nei Gradi di Merito

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla proprietaria convenuta. I giudici di merito avevano ritenuto che l’azione di rivendica del 1984, sebbene promossa da terzi non proprietari, avesse comunque avuto l’effetto di interrompere la prescrizione acquisitiva a vantaggio della vera proprietaria, la quale, pur essendo parte in quel giudizio, non aveva avanzato domande proprie contro i possessori.

I coniugi, vedendosi negato il diritto acquisito tramite il possesso ventennale, hanno impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano l’usucapione e la sua interruzione.

La Decisione della Corte di Cassazione: la Legittimazione ad Agire è Fondamentale

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei coniugi, ribaltando le conclusioni dei giudici di merito. Il principio di diritto affermato è chiaro e si fonda sull’interpretazione degli articoli 1165 e 2943 del codice civile.

L’articolo 2943 c.c., intitolato significativamente “Interruzione da parte del titolare”, stabilisce che la prescrizione è interrotta da un atto con cui il titolare del diritto dà inizio a un giudizio. La giurisprudenza costante della stessa Corte ha sempre sostenuto che l’atto interruttivo, per essere efficace, deve provenire dal titolare del diritto e non da un terzo estraneo al rapporto.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la domanda giudiziale, per interrompere il possesso ad usucapionem, deve possedere tutti i requisiti di validità, tra cui la legittimazione ad agire di chi la propone. Un’azione di rivendica esercitata da un soggetto che, al termine del giudizio, viene dichiarato non proprietario, è un’azione priva di fondamento e, come tale, inidonea a produrre effetti giuridici nei confronti dei possessori, inclusa l’interruzione usucapione.

Nel caso specifico, l’azione del 1984 era stata promossa da terzi e, inoltre, era stata respinta con sentenza passata in giudicato. Pertanto, attribuirle efficacia interruttiva sarebbe stato un errore di diritto. La vera proprietaria, in quel procedimento, era rimasta inerte, senza proporre una propria domanda di rivendica contro i possessori. La sua mera adesione alla domanda altrui non era sufficiente a configurare un atto interruttivo proveniente dalla titolare del diritto.

Inoltre, la Corte ha colto l’occasione per ribadire un altro principio importante: nei diritti reali, dove non vige il principio di solidarietà, gli atti interruttivi posti in essere da un comproprietario non estendono i loro effetti ai comproprietari che sono rimasti inerti.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi al seguente principio: un’azione giudiziaria di rivendica, proveniente da un soggetto diverso dal titolare del diritto e per di più respinta nel merito, non ha alcuna efficacia interruttiva del termine utile per l’usucapione. Questa decisione rafforza la certezza dei rapporti giuridici, stabilendo che solo il legittimo proprietario, attraverso un’azione diretta e personale, può validamente contestare il possesso altrui e interromperne gli effetti acquisitivi.

Chi può interrompere validamente il termine per l’usucapione?
Secondo la Corte di Cassazione, solo il titolare del diritto di proprietà (o di altro diritto reale sul bene) può interrompere efficacemente il possesso altrui ai fini dell’usucapione, iniziando un’azione giudiziaria per recuperare il bene.

Un’azione di rivendica avviata da un terzo non proprietario ha effetto interruttivo?
No. Un’azione legale per la restituzione di un bene, se promossa da un soggetto che non è il vero proprietario e la cui domanda viene respinta, non ha alcun effetto interruttivo sul termine dell’usucapione. L’atto è inefficace perché non proviene dal titolare del diritto.

L’azione di un comproprietario interrompe l’usucapione a vantaggio di tutti gli altri?
No. La Corte chiarisce che, per i diritti reali, gli atti interruttivi del possesso posti in essere da un singolo comproprietario giovano solo a chi li ha compiuti e non estendono i loro effetti agli altri comproprietari che sono rimasti inerti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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