LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interruzione usucapione: ricorso al TAR efficace?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22032/2024, ha stabilito un importante principio in materia di interruzione usucapione. Il caso riguardava una costruzione realizzata a distanza illegale, per la quale si voleva far valere l’usucapione di una servitù. I proprietari confinanti avevano agito dinanzi al giudice amministrativo per ottenerne la demolizione. La Corte ha chiarito che anche un’azione giudiziaria intentata presso un’autorità diversa dal giudice civile, come il TAR, se mira a rimuovere la situazione di fatto illegittima (in questo caso, con la demolizione), è un atto idoneo a interrompere il decorso del tempo necessario per usucapire.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Interruzione Usucapione: Basta un Ricorso al TAR per la Demolizione?

L’acquisto di un diritto per usucapione è un istituto giuridico consolidato, ma cosa succede quando il proprietario si attiva per difendere il suo bene? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: l’interruzione usucapione. La pronuncia chiarisce se un’azione legale intentata davanti al giudice amministrativo, finalizzata a ottenere la demolizione di un’opera abusiva, sia sufficiente a interrompere il ventennio necessario per usucapire una servitù. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia tra proprietari di immobili confinanti. Uno di essi aveva realizzato una costruzione a una distanza inferiore a quella prescritta dalla legge e dai regolamenti edilizi. A fronte di questa situazione, i vicini danneggiati avevano intrapreso un’azione legale davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per far accertare l’illegittimità dell’opera e ottenerne la demolizione.

Nel frattempo, il proprietario dell’edificio abusivo sosteneva di aver acquisito, per usucapione, il diritto di mantenere la costruzione a quella distanza (una cosiddetta servitù) grazie al possesso continuato e ininterrotto per oltre vent’anni. I giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione a quest’ultimo, ritenendo che il ricorso al TAR non fosse un atto idoneo a interrompere il termine per l’usucapione, poiché la legge elenca tassativamente gli atti che producono tale effetto, e tra questi non figurerebbe un’azione amministrativa.

La Questione Giuridica sull’Interruzione Usucapione

Il nodo centrale della questione sottoposta alla Corte di Cassazione era se un’azione giudiziaria, anche se non di natura strettamente civile e petitoria, potesse valere come interruzione usucapione. Secondo le corti di merito, solo le azioni civili specificamente dirette a recuperare il possesso del bene potevano avere efficacia interruttiva.

I proprietari danneggiati, invece, sostenevano che la loro richiesta di demolizione al TAR manifestava in modo inequivocabile la volontà di porre fine alla situazione illegittima e di recuperare la pienezza del loro diritto di proprietà, violato dalla costruzione a distanza non legale. Pertanto, tale azione doveva essere considerata un valido atto interruttivo.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio di Diritto

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dei proprietari danneggiati, cassando la sentenza d’appello e stabilendo un principio di diritto di notevole importanza. I giudici hanno affermato che, sebbene la legge elenchi in modo tassativo gli atti interruttivi, l’interpretazione non deve essere irragionevolmente restrittiva.

L’elemento chiave è lo scopo dell’azione legale: se essa è diretta a far cessare la situazione possessoria altrui e a ripristinare la pienezza del proprio diritto, produce un effetto interruttivo. Non ha importanza che tale azione sia esercitata davanti al giudice civile o a un’altra autorità giudiziaria, come quella amministrativa, purché quest’ultima abbia il potere (potestas) di ordinare la cessazione dell’abuso (ad esempio, tramite un ordine di demolizione).

Le motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che sarebbe irragionevole e contrario ai principi costituzionali di effettività della tutela giurisdizionale (art. 24 e 42 Cost.) costringere un cittadino a intentare due cause separate – una amministrativa per la demolizione e una civile solo per interrompere l’usucapione – quando la prima è già sufficiente a manifestare la volontà di recuperare il proprio diritto. La domanda di demolizione di un’opera costruita in violazione delle distanze legali è un’azione che mira a rimuovere efficacemente l’inerzia del proprietario e a far cessare il possesso contra ius del vicino. Di conseguenza, essa contiene in sé la natura recuperatoria che la legge richiede per l’interruzione usucapione.

Le conclusioni

Questa sentenza rappresenta una vittoria per il principio di effettività della tutela dei diritti. In pratica, chi subisce la costruzione di un’opera illegittima sul fondo confinante può interrompere il termine dell’usucapione semplicemente agendo davanti al giudice competente per ottenerne la rimozione, anche se questo è il giudice amministrativo. Non è più necessario avviare un autonomo e distinto giudizio civile con il solo scopo di interrompere i termini. La decisione semplifica l’azione legale e garantisce che la volontà del proprietario di difendere il suo diritto, manifestata in qualsiasi sede giudiziaria appropriata, sia pienamente riconosciuta ai fini dell’interruzione usucapione.

Un ricorso al giudice amministrativo per la demolizione di un’opera abusiva può interrompere il termine per l’usucapione di una servitù?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, un’azione giudiziaria volta a ottenere la demolizione di un’opera costruita in violazione delle distanze legali, anche se promossa davanti al giudice amministrativo, è un atto idoneo a interrompere il termine ventennale necessario per l’usucapione di una servitù.

Perché la Corte di Cassazione ha considerato il ricorso al TAR un atto idoneo all’interruzione dell’usucapione?
Perché tale ricorso, chiedendo la demolizione, manifesta chiaramente la volontà del proprietario di reagire alla situazione lesiva e di recuperare la pienezza del proprio diritto reale. L’azione ha una natura recuperatoria o demolitoria che è sufficiente a far cessare l’inerzia del titolare del diritto e, di conseguenza, a interrompere il possesso altrui.

Cosa significa che gli atti interruttivi dell’usucapione sono ‘tassativi’?
Significa che la legge elenca in modo preciso e limitato quali atti possono interrompere il decorso del tempo per l’usucapione (principio del numerus clausus). Tuttavia, la Corte ha specificato che questa tassatività riguarda la natura dell’atto (che deve essere recuperatorio o demolitorio), non la specifica domanda giudiziale o il giudice adito, purché quest’ultimo abbia il potere di decidere in merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati