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Interruzione prescrizione: la difesa interrompe i termini

La Corte di Cassazione ha stabilito che la difesa di un creditore in un giudizio di accertamento negativo del debito può determinare l’interruzione prescrizione. Se il creditore, convenuto in giudizio, non si limita a chiedere il rigetto della domanda ma riafferma attivamente il proprio diritto, compie un atto idoneo a interrompere il decorso del termine prescrizionale. La Corte ha così cassato la decisione di un tribunale che, basandosi su un precedente superato, aveva negato tale effetto.

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Interruzione Prescrizione: La Difesa in Giudizio Vale come Atto Interruttivo

L’interruzione prescrizione di un credito è un tema cruciale per chiunque vanti un diritto. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione chiarisce un aspetto fondamentale: anche la difesa in un giudizio avviato dal debitore può essere sufficiente a interrompere i termini, a patto che manifesti la volontà di far valere il proprio diritto. Analizziamo questa importante ordinanza per capirne la portata pratica.

I Fatti di Causa

Una società di riscossione vedeva ammesso solo in parte il proprio credito nel passivo del fallimento di un’altra società. Il motivo? Secondo il giudice delegato, una parte del credito, relativa ad alcune cartelle esattoriali, era caduta in prescrizione. L’ente creditore si opponeva a questa decisione, sostenendo che il termine di prescrizione fosse stato interrotto dalla pendenza di un precedente giudizio. Tale giudizio era stato avviato anni prima dalla società debitrice, quando era ancora in bonis, per contestare proprio quelle cartelle. In quel procedimento, la società di riscossione si era difesa chiedendo il rigetto delle domande avversarie.

La Decisione del Tribunale e l’Evoluzione Giurisprudenziale

Il Tribunale, inizialmente, aveva respinto l’opposizione dell’ente creditore. Il giudice di merito aveva applicato un orientamento della Cassazione (sentenza n. 9589/2018) secondo cui la domanda di accertamento negativo del debito, promossa dal debitore, non sarebbe idonea a interrompere la prescrizione. Secondo questa visione, l’interruzione richiederebbe un atto “attivo” del creditore, come una richiesta di pagamento.

La Svolta della Cassazione sull’Interruzione Prescrizione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso della società di riscossione. I giudici di legittimità hanno dato continuità a un indirizzo più recente e affinato (sentenza n. 21799/2021). Questo nuovo principio stabilisce che la richiesta del creditore, convenuto in un giudizio di accertamento negativo, di rigettare la domanda del debitore può costituire un atto idoneo a realizzare l’interruzione prescrizione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte spiega che non è necessario un atto formale di messa in mora o una domanda riconvenzionale. Ciò che conta è la sostanza dell’atto. Se la difesa del creditore non è una mera presa di posizione passiva, ma è volta, in concreto, a “ribadire le ragioni del proprio credito e a chiederne giudizialmente l’accertamento”, allora essa manifesta in modo inequivocabile la volontà del titolare di far valere il proprio diritto.

Questo comportamento equivale a una domanda giudiziale ai sensi dell’art. 2943, comma 2, del codice civile. La difesa del creditore, pertanto, se argomentata in modo da riaffermare l’esistenza e la validità del credito, contiene implicitamente un’azione di accertamento della titolarità del diritto. Di conseguenza, essa non solo interrompe la prescrizione, ma ne sospende il decorso per tutta la durata del processo, come previsto dall’art. 2945, comma 2, c.c.

Conclusioni

La Corte ha cassato il decreto del Tribunale e ha rinviato la causa allo stesso giudice, in diversa composizione, affinché riesamini la vicenda applicando il principio di diritto enunciato. Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche: un creditore che viene citato in giudizio da un debitore che contesta il debito non deve necessariamente avviare un’azione separata o una domanda riconvenzionale per interrompere la prescrizione. Sarà sufficiente una difesa ben argomentata, che riaffermi con forza le ragioni del credito, per salvaguardare il proprio diritto dal decorso del tempo.

La difesa in un giudizio di accertamento negativo del debito interrompe la prescrizione?
Sì, secondo l’ordinanza, la difesa del creditore convenuto può interrompere la prescrizione se, in concreto, è volta a ribadire le ragioni del proprio credito e a chiederne l’accertamento giudiziale, manifestando così la volontà di far valere il diritto.

Quale atto è necessario da parte del creditore convenuto per ottenere l’interruzione della prescrizione?
Non è richiesto un atto specifico come una domanda riconvenzionale. È sufficiente che la comparsa di risposta o le difese del creditore contengano la chiara ed inequivocabile volontà di far valere il proprio diritto di credito nei confronti del debitore.

Perché la Corte di Cassazione ha cambiato orientamento su questo punto?
La Corte non ha tanto cambiato orientamento, quanto piuttosto lo ha “affinato”. Ha superato un’interpretazione più formalistica (sentenza n. 9589/2018) per adottarne una più sostanziale (sentenza n. 21799/2021), riconoscendo che la volontà di esercitare un diritto può manifestarsi anche attraverso la resistenza a una domanda volta a negarlo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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