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Interruzione fornitura elettrica: niente risarcimento

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di interruzione fornitura elettrica dovuta al furto di cavi, la società erogatrice non è tenuta al risarcimento dei danni se il cliente non manifesta un chiaro e inequivocabile interesse al ripristino del servizio. Il comportamento del cliente, come l’utilizzo di fonti energetiche alternative e l’interruzione dei pagamenti, è stato considerato decisivo per escludere la responsabilità del fornitore. La vicenda trae origine dalla richiesta di un agricoltore che, dopo un furto di cavi nel 2008, aveva citato in giudizio la società elettrica solo nel 2013 per il mancato ripristino, ma i giudici hanno respinto la domanda in tutti i gradi di giudizio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interruzione Fornitura Elettrica per Furto: Quando il Fornitore Non è Responsabile

L’interruzione fornitura elettrica è un disagio significativo per chiunque, ma cosa succede quando la causa è un evento esterno come il furto dei cavi? Chi è responsabile per il ripristino e per gli eventuali danni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la responsabilità del fornitore non è automatica e dipende in modo decisivo dal comportamento del cliente. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Cavi Rubati e Silenzio del Cliente

Un agricoltore, proprietario di un casolare con terreno, subisce nel 2008 il furto dei cavi elettrici, con conseguente interruzione della fornitura di energia. Nonostante sostenga di aver segnalato l’accaduto alla società fornitrice, quest’ultima ripristina la linea solo nel 2013.

Di conseguenza, il cliente decide di citare in giudizio la società elettrica per accertarne l’inadempimento contrattuale e ottenere il risarcimento dei danni subiti durante i cinque anni di disservizio. Lamenta inoltre di aver dovuto continuare a pagare i costi fissi previsti dal contratto, pur in assenza di qualsiasi consumo energetico.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Giudice di Pace in primo grado, sia il Tribunale in appello, rigettano la domanda del cliente. La motivazione di fondo è la stessa: l’agricoltore non ha fornito prova sufficiente di aver messo in mora la società, ovvero di aver formalmente richiesto il ripristino del servizio.
Il Tribunale, in particolare, evidenzia come il furto dei cavi costituisca una causa di impossibilità sopravvenuta temporanea della prestazione, che esclude la colpa del fornitore. Inoltre, sottolinea il comportamento contraddittorio del cliente, il quale, pur lamentando il disservizio, aveva nel frattempo continuato a coltivare il fondo utilizzando altre fonti di energia e aveva interrotto i pagamenti, senza mai manifestare esplicitamente la volontà che la fornitura venisse ripristinata.

L’Analisi della Cassazione e l’interruzione fornitura elettrica

La Corte di Cassazione, investita della questione, conferma la decisione dei giudici di merito e rigetta il ricorso del cliente, chiarendo alcuni principi fondamentali.

L’onere di manifestare l’interesse al ripristino

Il punto centrale della decisione riguarda l’interesse del creditore (il cliente) alla prestazione. I giudici supremi chiariscono che, sebbene l’impossibilità temporanea sospenda il contratto senza risolverlo e non richieda una nuova “messa in mora” formale per la sua ripresa, è comunque necessario che il creditore manifesti il proprio interesse a ricevere nuovamente la prestazione.
Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il comportamento del cliente fosse concludente in senso contrario: l’aver utilizzato per anni fonti alternative di energia e l’aver interrotto i pagamenti sono stati interpretati come una mancanza di interesse al ripristino del rapporto contrattuale. Di conseguenza, non si può imputare alla società elettrica l’inadempimento se non era stata resa edotta della volontà del cliente di riprendere la fornitura.

La questione dei costi fissi

Anche la richiesta di restituzione dei costi fissi viene respinta. La Corte osserva che il cliente si limita a contestare la decisione del giudice di merito, secondo cui il contratto prevedeva il pagamento di tali costi a prescindere dall’effettivo consumo, ma non riporta il contenuto specifico delle condizioni contrattuali per dimostrare il contrario. La richiesta viene quindi giudicata inammissibile per genericità.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte si basa su un equilibrio tra gli obblighi del fornitore e gli oneri del cliente. Il furto di cavi è un’impossibilità sopravvenuta temporanea non imputabile alla società elettrica. Sebbene il contratto rimanga in vita, la sua riattivazione non può essere un obbligo unilaterale del fornitore che agisce “alla cieca”. È necessario che il cliente, creditore della prestazione, dimostri con un comportamento attivo e non equivoco di avere ancora interesse a riceverla. In assenza di tale manifestazione di volontà, e a fronte di comportamenti che suggeriscono il contrario (autosufficienza energetica, cessazione dei pagamenti), nessuna colpa per l’interruzione fornitura elettrica prolungata può essere addebitata al fornitore.

Conclusioni

Questa ordinanza offre una lezione importante per i consumatori: in caso di interruzione del servizio per cause di forza maggiore, è fondamentale comunicare in modo chiaro, formale e tempestivo con il fornitore. Non basta subire il disservizio in silenzio, ma è onere del cliente richiedere esplicitamente il ripristino e mantenere un comportamento coerente con tale richiesta. In caso contrario, il diritto al risarcimento del danno potrebbe essere negato, attribuendo al silenzio e all’inazione del cliente un valore decisivo nell’escludere la responsabilità della società fornitrice.

Dopo un’interruzione della fornitura per furto di cavi, la società elettrica deve ripristinare il servizio di sua iniziativa?
No. Secondo la Corte, sebbene il contratto non si risolva, la ripresa del servizio presuppone che vi sia un interesse del cliente. Se il cliente non manifesta tale interesse, ad esempio utilizzando altre fonti di energia e interrompendo i pagamenti, la società non è tenuta ad agire autonomamente.

Il cliente ha diritto al risarcimento dei danni per il periodo in cui è rimasto senza energia a causa del furto?
No, non in questo caso. Il risarcimento è stato negato perché l’inadempimento (la mancata somministrazione) non è stato ritenuto imputabile alla società elettrica. Il comportamento del cliente è stato interpretato come una mancanza di interesse al ripristino, escludendo così la responsabilità del fornitore.

Il cliente è tenuto a pagare i costi fissi anche se non c’è stato consumo di energia a causa dell’interruzione?
Sì, secondo quanto deciso dai giudici di merito e non efficacemente contestato in Cassazione. È stato ritenuto che le condizioni contrattuali prevedessero il pagamento dei costi fissi per la sola esistenza del rapporto di fornitura, a prescindere dall’effettiva erogazione e consumo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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