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Interruzione del processo: la Cassazione chiarisce

Un fideiussore si oppone a un decreto ingiuntivo ottenuto da una banca. Successivamente, la banca viene posta in liquidazione coatta amministrativa, causando l’interruzione del processo. I giudici di merito dichiarano estinto il giudizio per tardiva riassunzione, ritenendo che il termine decorresse dalla pubblicazione della liquidazione in Gazzetta Ufficiale. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il termine per la riassunzione decorre non dalla conoscenza legale dell’evento, ma dalla dichiarazione giudiziale di interruzione del processo. Questo principio, già affermato per il fallimento, viene esteso anche alla liquidazione coatta amministrativa.

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Interruzione del processo: da quando decorre il termine per la riassunzione?

L’interruzione del processo è un istituto fondamentale della procedura civile, che tutela le parti da eventi che possono comprometterne la capacità di difesa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali su un aspetto delicato: la decorrenza del termine per riprendere il giudizio quando una delle parti è sottoposta a liquidazione coatta amministrativa. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Fideiussione e l’Opposizione a Decreto Ingiuntivo

La controversia nasce dall’opposizione di un fideiussore a un decreto ingiuntivo per oltre un milione di euro, emesso su richiesta di un istituto di credito. Il fideiussore, amministratore unico di una società, aveva prestato garanzie personali per obbligazioni contratte da quest’ultima.

Durante il giudizio di opposizione, l’istituto di credito veniva posto in liquidazione coatta amministrativa. Poiché la banca non si era ancora costituita in giudizio, il Tribunale, su istanza dell’opponente, dichiarava l’interruzione del processo. Successivamente, il giudizio veniva riassunto dall’opponente, ma il Tribunale ne dichiarava l’estinzione, ritenendo la riassunzione tardiva.

La Decisione dei Giudici di Merito e il Tema dell’Interruzione del Processo

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno sostenuto che il termine per la riassunzione del processo fosse decorso dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del provvedimento di messa in liquidazione della banca. Questo momento, secondo i giudici di merito, costituiva una forma di conoscenza legale dell’evento interruttivo, sufficiente a far scattare il termine perentorio per la riassunzione, anche nei confronti della parte non colpita dall’evento.

Di conseguenza, avendo l’opponente riassunto il giudizio oltre tale termine, il processo veniva dichiarato estinto. Contro questa decisione, il fideiussore ha proposto ricorso per cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando la decisione dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si basa su un principio fondamentale, già espresso dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 12154 del 2021 in materia di fallimento e ora esteso anche alla liquidazione coatta amministrativa.

La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene l’interruzione del processo sia un effetto automatico (ipso iure) dell’apertura della procedura concorsuale, il termine per la riassunzione non decorre dalla conoscenza legale dell’evento (come la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale). Esso decorre, invece, dal momento in cui la parte interessata ha conoscenza della dichiarazione giudiziale di interruzione. In altre parole, è necessario un atto del giudice che formalizzi l’interruzione, e solo dalla conoscenza di tale atto (o dalla sua pronuncia in udienza se la parte è presente) inizia a decorrere il termine perentorio per riassumere il giudizio.

Questa interpretazione, secondo la Cassazione, garantisce il diritto di difesa e assicura certezza nei rapporti processuali, evitando che una parte possa subire le conseguenze negative dell’estinzione del processo per non aver tempestivamente reagito a un evento di cui potrebbe non avere avuto conoscenza effettiva, nonostante la sua pubblicità legale.

Le Conclusioni

La decisione in esame stabilisce un principio di diritto di grande rilevanza pratica. Il termine per la riassunzione di un processo interrotto a causa della liquidazione coatta amministrativa di una parte non decorre dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma dalla dichiarazione formale di interruzione da parte del giudice. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo principio, garantendo così la prosecuzione del giudizio nel merito.

Quando si verifica l’interruzione del processo se una parte viene messa in liquidazione coatta amministrativa?
L’interruzione è automatica e si verifica ipso iure, cioè per effetto diretto della legge, nel momento in cui la procedura di liquidazione coatta amministrativa viene aperta.

Da quale momento decorre il termine per riassumere il processo interrotto?
Il termine per la riassunzione o la prosecuzione del processo decorre dal momento in cui la dichiarazione giudiziale di interruzione viene portata a conoscenza di ciascuna parte. Se la dichiarazione è fatta in udienza, il termine decorre da quel momento per le parti presenti o che dovevano esserlo.

La pubblicazione della messa in liquidazione sulla Gazzetta Ufficiale è sufficiente a far decorrere il termine per la riassunzione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale rappresenta una forma di conoscenza legale dell’evento, ma non è il momento da cui decorre il termine perentorio per la riassunzione del processo. Tale termine decorre solo dalla conoscenza della dichiarazione giudiziale di interruzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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