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Interpretazione contratto: la condotta prevale sul testo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 27330/2024, ha rigettato il ricorso di una società turistica contro una sua partecipata, confermando la condanna al pagamento di un cospicuo finanziamento soci. Il caso verteva sulla corretta interpretazione del contratto e di accordi scritti. La Corte ha ribadito che, ai fini della corretta interpretazione del contratto, non ci si può fermare al dato letterale, ma occorre valutare il comportamento complessivo delle parti, anche successivo alla stipula, per ricostruire la loro comune intenzione.

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Interpretazione del contratto: Quando il Comportamento Vale Più delle Parole

L’ordinanza n. 27330/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sulla interpretazione del contratto, un tema centrale nel diritto commerciale e societario. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per comprendere la reale volontà delle parti, non basta leggere le parole di un accordo, ma è essenziale osservare come esse si sono comportate. Questo caso, nato da una disputa su un finanziamento soci, dimostra come la condotta successiva alla firma di un patto possa essere l’elemento decisivo per risolvere una controversia.

I Fatti del Caso: Un Credito Conteso tra Società

La vicenda giudiziaria ha origine dalla richiesta di una società alberghiera e di un suo socio di ottenere la restituzione di un cospicuo finanziamento da parte di un’altra società turistica, a cui erano legati da precedenti rapporti societari. La società debitrice si opponeva, sostenendo che il credito fosse stato di fatto cancellato o rinunciato in base a due documenti: una scrittura privata del 2010 e una comunicazione del 2012.

Nonostante il tenore letterale di tali documenti potesse suggerire una rinuncia, i giudici di primo e secondo grado avevano dato ragione ai creditori. La Corte d’Appello, in particolare, aveva notato un dettaglio cruciale: per anni, dopo la firma di quegli accordi, la società debitrice aveva continuato a iscrivere regolarmente il debito per finanziamento soci nei propri bilanci, effettuando anche rimborsi parziali. Questo comportamento contraddiceva palesemente l’idea che il debito fosse stato estinto.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’Interpretazione del Contratto

La società debitrice ha portato il caso davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su tre motivi principali, tutti incentrati su una presunta errata valutazione delle prove e una scorretta interpretazione del contratto e degli accordi da parte dei giudici di merito.

Primo Motivo di Ricorso: La Valutazione delle Prove

La ricorrente lamentava che la Corte d’Appello non avesse tenuto conto di una consulenza tecnica svolta in un altro giudizio e avesse male applicato le norme sul valore probatorio delle scritture contabili (art. 2709 c.c.). La Cassazione ha dichiarato questo motivo inammissibile, ricordando che il giudice di merito ha il potere di valutare liberamente le prove. Inoltre, la Corte ha specificato che i bilanci, regolarmente approvati, costituiscono prova dei debiti della società, e la loro valutazione era stata coerente con gli altri elementi emersi, come il comportamento successivo delle parti.

Secondo e Terzo Motivo: L’Interpretazione degli Accordi Scritturali

I motivi più rilevanti riguardavano la presunta errata interpretazione della scrittura privata del 2010 e della comunicazione del 2012. La ricorrente sosteneva che i giudici avrebbero dovuto attenersi al significato letterale dei documenti, che a suo dire implicavano una rinuncia al credito. Anche questi motivi sono stati respinti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire i principi cardine in materia di ermeneutica contrattuale, sanciti dall’articolo 1362 del Codice Civile. Il processo di interpretazione del contratto non è un esercizio meccanico limitato al senso letterale delle parole. Al contrario, è un percorso circolare che impone all’interprete di ricercare la “comune intenzione delle parti”.

Questo significa che anche un testo apparentemente chiaro (prima facie) può assumere un significato diverso se messo in relazione con altri elementi, come le altre clausole del contratto (interpretazione sistematica, art. 1363 c.c.) e, soprattutto, il comportamento complessivo delle parti, sia anteriore che posteriore alla conclusione dell’accordo. Nel caso di specie, il fatto che i soci-creditori e la società debitrice avessero continuato per anni ad agire come se il debito esistesse (iscrivendolo a bilancio e rimborsandolo parzialmente) è stato considerato un indice inequivocabile della loro reale volontà, prevalendo su una lettura meramente letterale degli accordi precedenti.

La Corte ha affermato che l’opzione interpretativa dei giudici di merito era logica e giuridicamente corretta, poiché spiegava la coerenza tra il nuovo assetto societario e il comportamento successivo delle parti, volto a considerare ancora esistente il credito derivante dai finanziamenti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza è un monito importante per imprenditori e professionisti. Quando si redige un contratto o un accordo, non si può fare affidamento esclusivo sulla chiarezza formale del testo. Le azioni parlano più forte delle parole. Un comportamento successivo che contraddice quanto scritto può essere utilizzato da un giudice per ricostruire una volontà diversa da quella formalizzata nel documento.

Per le aziende, ciò significa che la gestione contabile e amministrativa deve essere sempre coerente con gli accordi stipulati. L’iscrizione di un debito a bilancio, ad esempio, non è una mera formalità, ma un atto con precise conseguenze giuridiche che può essere interpretato come un riconoscimento del debito stesso. In definitiva, la coerenza tra ciò che si scrive e ciò che si fa è la migliore garanzia per evitare future controversie sull’interpretazione del contratto.

Nell’interpretazione del contratto, il giudice deve fermarsi al significato letterale delle parole se queste appaiono chiare?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’interpretazione del contratto è un processo circolare che non può arrestarsi al tenore letterale delle parole. Anche espressioni apparentemente chiare devono essere verificate alla luce del comportamento complessivo delle parti e del contesto contrattuale per ricostruire la loro comune intenzione, come stabilito dall’art. 1362 c.c.

Che valore probatorio ha il bilancio di una società in una causa intentata contro la società stessa?
Il bilancio di una società di capitali regolarmente approvato, al pari delle altre scritture contabili, fa prova in ordine ai debiti della società medesima. L’apprezzamento di tale prova è affidato alla libera valutazione del giudice del merito, che lo considera insieme a tutti gli altri elementi probatori acquisiti nel processo.

Cosa significa che il comportamento successivo delle parti è un criterio di interpretazione del contratto?
Significa che le azioni e le condotte tenute dalle parti dopo la firma di un contratto sono un elemento fondamentale per capirne il vero significato. Se le parti si comportano in un modo che contraddice una clausola scritta, un giudice può ritenere che quel comportamento rifletta la loro reale e comune volontà, facendolo prevalere sull’interpretazione letterale del testo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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