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Interessi su credito privilegiato: quale tasso si applica?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29605/2025, ha chiarito la disciplina degli interessi su credito privilegiato in una procedura di amministrazione straordinaria. È stato stabilito che il tasso di interesse speciale, previsto da una normativa di settore per un credito garantito, non si applica per l’intera durata della procedura. Invece, la regola generale prevista dalla legge fallimentare e dall’art. 2749 c.c. prevale. Di conseguenza, il tasso speciale è riconosciuto solo per l’anno in corso alla data della dichiarazione di insolvenza; per il periodo successivo, si applica il più basso tasso di interesse legale, al fine di tutelare la parità di trattamento tra tutti i creditori.

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Interessi su Credito Privilegiato: la Cassazione stabilisce la Prevalenza del Tasso Legale

Quando un’azienda entra in una procedura di insolvenza, la gestione dei crediti diventa una questione complessa e delicata. Una delle domande più frequenti riguarda il calcolo degli interessi su credito privilegiato: si applica un tasso speciale previsto da una legge di settore o prevale la regola generale del codice civile? Con l’ordinanza n. 29605/2025, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, ribadendo un principio cardine a tutela della parità di trattamento tra creditori.

I fatti del caso

La vicenda trae origine da un credito vantato da una società garante nei confronti di un’impresa industriale, successivamente ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. La società garante, dopo aver pagato un debito dell’impresa in difficoltà a seguito di un’azione di escussione da parte di una banca, si era insinuata al passivo della procedura. La sua richiesta non si limitava al solo capitale, ma includeva anche gli interessi, calcolati secondo un tasso speciale e maggiorato previsto da una specifica normativa (d.lvo 123/1998) sugli interventi di sostegno pubblico alle imprese.

Il Tribunale, tuttavia, aveva accolto solo parzialmente la richiesta, ammettendo il tasso speciale solo per l’anno in corso alla data di dichiarazione dello stato di insolvenza. Per il periodo successivo, fino al momento del riparto, il Tribunale aveva invece riconosciuto gli interessi solo nella misura del tasso legale ordinario, previsto dall’art. 1284 del codice civile. Contro questa decisione, la società garante ha proposto ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sugli interessi su credito privilegiato

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando in pieno la decisione del Tribunale di Verona. Secondo gli Ermellini, la disciplina degli interessi su credito privilegiato all’interno delle procedure concorsuali (come il fallimento o l’amministrazione straordinaria) segue regole specifiche che derogano alle normative di settore. La legge fallimentare, attraverso il richiamo all’articolo 2749 del codice civile, pone dei limiti precisi all’estensione del privilegio sugli interessi, al fine di proteggere l’intero ceto creditorio.

Le motivazioni: la prevalenza della disciplina concorsuale

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione dell’espressione “misura legale” contenuta nell’art. 2749 c.c. La società ricorrente sosteneva che tale espressione dovesse riferirsi alla misura specificamente prevista dalla legge speciale che disciplinava il suo credito (il d.lvo 123/1998), che prevedeva un tasso di sconto maggiorato di cinque punti.

La Cassazione, al contrario, ha ribadito il suo orientamento consolidato: nel contesto di una procedura concorsuale, la “misura legale” a cui fa riferimento l’art. 2749 c.c. è unicamente quella del saggio di interesse legale generale (art. 1284 c.c.). Questa interpretazione non è casuale, ma risponde a una precisa esigenza di sistema: la tutela della par condicio creditorum, ovvero il principio della parità di trattamento di tutti i creditori.

Le procedure concorsuali hanno una natura speciale e collettiva, che prevale sulle normative che regolano i singoli rapporti di credito. Consentire l’applicazione di tassi di interesse speciali e più elevati per tutta la durata della procedura andrebbe a svantaggio degli altri creditori, specialmente quelli non privilegiati, erodendo l’attivo disponibile per la ripartizione. Pertanto, la prelazione per gli interessi è limitata: il tasso speciale convenzionale o legale si applica solo per l’anno in corso e quello precedente all’avvio della procedura; per il periodo successivo, il privilegio copre gli interessi solo al tasso legale ordinario.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale per chi opera nel diritto fallimentare e commerciale. I creditori che vantano privilegi basati su normative speciali devono essere consapevoli che, in caso di insolvenza del debitore, il loro diritto a percepire interessi in via privilegiata è soggetto a precisi limiti temporali e quantitativi. La specialità della procedura concorsuale impone un bilanciamento degli interessi in gioco, e in questo bilanciamento, la regola generale del tasso legale funge da meccanismo di equità per garantire che il soddisfacimento di un creditore non pregiudichi eccessivamente i diritti degli altri. Questa decisione riafferma la centralità delle norme concorsuali nel governare gli effetti dell’insolvenza, anche a fronte di disposizioni speciali di settore.

In una procedura di insolvenza, un credito privilegiato ha diritto a un tasso di interesse speciale previsto da una legge specifica per tutta la durata della procedura?
No. Secondo la Corte, il tasso di interesse speciale si applica solo per un periodo limitato, ossia per l’anno in corso alla data della dichiarazione di insolvenza. Per tutti i periodi successivi e fino al riparto, il privilegio sugli interessi è riconosciuto solo nella misura del tasso legale generale.

Perché l’articolo 2749 del codice civile è così importante in questi casi?
Perché, richiamato dall’art. 54 della legge fallimentare, stabilisce i limiti dell’estensione del privilegio agli interessi. La norma precisa che, per gli interessi maturati successivamente a un certo periodo, la prelazione è limitata alla “misura legale”. La Corte interpreta questa espressione come un riferimento al saggio legale generale (art. 1284 c.c.), per garantire la parità di trattamento tra tutti i creditori.

La Corte di Cassazione ha creato una nuova regola o ha confermato un principio esistente?
La Corte ha confermato un principio giurisprudenziale già consolidato. Ha ribadito che la disciplina generale delle procedure concorsuali prevale sulle normative speciali in tema di tassi di interesse, al fine di tutelare l’intera massa dei creditori e rispettare il principio della par condicio creditorum.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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