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Interessi moratori factoring: la Cassazione decide

Una banca, cessionaria di crediti derivanti da forniture sanitarie tramite contratti di factoring, ha richiesto a un’azienda sanitaria il pagamento degli interessi di mora per ritardato pagamento. L’azienda sanitaria si opponeva, sostenendo che l’operazione fosse di natura finanziaria e non commerciale. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la disciplina sugli interessi moratori factoring (D.Lgs. 231/2002) si applica in base alla natura della transazione originaria (la fornitura), che rimane commerciale. La successiva cessione del credito non ne altera la natura e il cessionario acquisisce tutti i diritti accessori, inclusi gli interessi di mora.

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Interessi Moratori Factoring: la Natura del Credito Originario Vince Sempre

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per le imprese che utilizzano il factoring: la spettanza degli interessi moratori factoring quando il debitore è una Pubblica Amministrazione. La decisione chiarisce che la natura del rapporto originario (la fornitura) è l’unico elemento che conta per l’applicazione della disciplina sui ritardi di pagamento, a prescindere dalla successiva cessione del credito a una società finanziaria.

I Fatti di Causa

Una società finanziaria, specializzata in factoring, aveva acquisito da diverse case farmaceutiche i crediti vantati nei confronti di un’Azienda Ospedaliera Universitaria per la fornitura di prodotti sanitari e farmaceutici. A seguito del ritardato pagamento delle fatture da parte dell’ente sanitario, la società finanziaria aveva ottenuto un decreto ingiuntivo per un importo considerevole a titolo di interessi di mora, calcolati ai sensi del D.Lgs. 231/2002.

L’Azienda Ospedaliera si opponeva, sostenendo che la normativa sulle transazioni commerciali non fosse applicabile. A suo avviso, il rapporto con la società di factoring era di natura puramente finanziaria e non commerciale, e quindi esulava dall’ambito del D.Lgs. 231/2002. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello, tuttavia, avevano respinto questa tesi, confermando il diritto della società cessionaria a percepire gli interessi moratori.

L’Analisi della Corte e gli Interessi Moratori nel Factoring

La questione centrale portata all’attenzione della Cassazione era se la cessione di un credito commerciale a una società di factoring trasformasse la natura dell’obbligazione del debitore, escludendo l’applicazione delle tutele contro i ritardi di pagamento. La Corte Suprema ha fornito una risposta netta, rigettando il ricorso dell’Azienda Ospedaliera.

La Natura del Credito Originario è Decisiva

I giudici hanno stabilito che, per valutare l’applicabilità del D.Lgs. 231/2002, si deve guardare esclusivamente alla transazione originaria che ha generato il credito. Nel caso di specie, tale transazione consisteva in contratti di fornitura di merci tra le case farmaceutiche (imprese commerciali) e l’Azienda Ospedaliera (Pubblica Amministrazione). Si trattava, senza alcun dubbio, di una ‘transazione commerciale’ secondo la definizione di legge.

Il contratto di factoring, stipulato successivamente tra le imprese fornitrici e la società finanziaria, è un rapporto del tutto distinto e autonomo, al quale il debitore originario (l’Azienda Ospedaliera) è completamente estraneo. Pertanto, tale contratto non può in alcun modo modificare la natura commerciale del debito principale.

La Cessione Trasferisce anche gli Accessori

Richiamando l’articolo 1263 del Codice Civile, la Corte ha ribadito un principio fondamentale della cessione del credito: il credito si trasferisce al cessionario con tutti i suoi accessori. Questo include privilegi, garanzie e, appunto, ogni utilità economica ad esso collegata, come il diritto a percepire gli interessi di mora in caso di ritardato pagamento. Di conseguenza, la società di factoring, diventando la nuova titolare del credito, ha acquisito anche il diritto di pretendere gli interessi previsti dalla disciplina speciale per le transazioni commerciali.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la propria decisione sottolineando che la finalità del D.Lgs. 231/2002, in attuazione di una direttiva europea, è quella di contrastare i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali per garantire la fluidità del mercato e proteggere i creditori. Distinguere in base alla qualifica del creditore attuale (cessionario finanziario) anziché alla natura dell’operazione originaria vanificherebbe questa finalità. L’operazione posta a base della richiesta di pagamento non è il factoring, ma la fornitura di merci, che rientra pienamente nell’ambito di applicazione della normativa.

Inoltre, la Corte ha respinto il timore di una duplicazione dei pagamenti di interessi. Gli oneri finanziari che il fornitore paga alla società di factoring nel loro rapporto interno sono il corrispettivo per i servizi ricevuti (gestione, anticipazione) e non si sovrappongono agli interessi di mora, che invece rappresentano il risarcimento dovuto dal debitore per il suo ritardo nell’adempiere all’obbligazione principale.

Le Conclusioni

L’ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: chi acquista un credito commerciale tramite factoring acquisisce anche il diritto di pretendere gli interessi di mora previsti dal D.Lgs. 231/2002 in caso di ritardato pagamento da parte del debitore. La natura finanziaria del contratto di factoring è irrilevante ai fini della qualificazione del rapporto tra debitore e creditore. Ciò che conta è esclusivamente la natura commerciale della transazione originaria che ha fatto sorgere il credito. Questa pronuncia offre una tutela fondamentale per le società di factoring e, indirettamente, per tutte le imprese che, cedendo i propri crediti, cercano di ottenere liquidità e di proteggersi dai ritardi dei pagamenti, specialmente da parte della Pubblica Amministrazione.

Un’impresa che acquista un credito tramite factoring ha diritto agli interessi di mora previsti per le transazioni commerciali?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, con la cessione del credito vengono trasferiti anche tutti i diritti accessori, compreso il diritto a percepire gli interessi moratori previsti dal D.Lgs. 231/2002, poiché la natura del credito rimane quella commerciale originaria.

Il contratto di factoring tra il fornitore e la banca cambia la natura dell’obbligazione del debitore originario?
No. Il contratto di factoring è un rapporto giuridico distinto che intercorre solo tra il creditore originario (cedente) e la società di factoring (cessionario). Tale accordo è del tutto estraneo al debitore e non altera la natura commerciale della sua obbligazione, derivante dal contratto di fornitura.

Per richiedere gli interessi di mora in una transazione commerciale è necessaria una formale messa in mora?
No. Il D.Lgs. 231/2002 stabilisce che gli interessi moratori decorrono automaticamente dal giorno successivo alla scadenza del termine per il pagamento, senza che sia necessaria alcuna formale costituzione in mora da parte del creditore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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