LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interessi moratori factoring: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la disciplina sugli interessi moratori per le transazioni commerciali (D.Lgs. 231/2002) si applica anche quando il credito è stato ceduto a una società di factoring. Il caso vedeva un’azienda sanitaria opporsi al pagamento di tali interessi, sostenendo la natura finanziaria del factoring e pubblicistica della propria attività. La Corte ha chiarito che la cessione del credito non altera la natura commerciale dell’obbligazione originaria (es. fornitura di beni), pertanto gli interessi sono dovuti. La natura di ente del servizio sanitario non esclude di per sé l’applicazione della normativa per i contratti di fornitura stipulati in regime privatistico.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Interessi Moratori Factoring: Sì alla loro Applicazione anche verso la Sanità Pubblica

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione dibattuta: l’applicabilità degli interessi moratori nel factoring quando il debitore è un’azienda del Servizio Sanitario Nazionale. La Corte ha stabilito che la cessione del credito a una società di factoring non modifica la natura commerciale del debito originario, rendendo dovuti gli interessi per il ritardato pagamento previsti dal D.Lgs. 231/2002.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un decreto ingiuntivo ottenuto da una società di factoring contro un’Azienda Ospedaliera Universitaria. L’importo richiesto derivava da crediti che la società di factoring aveva acquistato da vari fornitori dell’azienda sanitaria. Oltre al capitale, la società creditrice richiedeva il pagamento degli interessi moratori calcolati secondo la disciplina speciale per i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.

L’azienda sanitaria si era opposta al pagamento, perdendo sia in primo grado sia in appello. La questione è quindi approdata in Cassazione, con l’ente pubblico che ha continuato a sostenere l’inapplicabilità di tale disciplina al caso di specie.

I Motivi del Ricorso: Perché gli interessi moratori nel factoring non sarebbero dovuti?

L’azienda sanitaria ha basato il suo ricorso su due argomentazioni principali:

1. Natura finanziaria del factoring: Secondo la ricorrente, il contratto di factoring è un’operazione prevalentemente finanziaria e non una “transazione commerciale” (consegna di merci o prestazione di servizi contro un prezzo). Di conseguenza, non dovrebbe essere soggetto alla normativa speciale sugli interessi di mora.
2. Natura pubblicistica dell’attività sanitaria: L’azienda ha sostenuto che, operando in regime di accreditamento con il Servizio Sanitario Nazionale, la sua attività ha una connotazione pubblicistica. Il pagamento delle prestazioni non sarebbe una mera controprestazione contrattuale, ma l’adempimento di un obbligo pubblico, escludendo così l’applicazione di norme pensate per i rapporti puramente commerciali tra imprese.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti decisivi su entrambi i punti sollevati. La decisione si fonda su un principio cardine: la cessione del credito non modifica la posizione del debitore ceduto.

La natura del credito non cambia con la cessione

I giudici hanno spiegato che, sebbene il rapporto tra l’impresa fornitrice e la società di factoring abbia natura finanziaria, ciò non influisce sul rapporto originario tra l’impresa fornitrice e l’azienda sanitaria. Quel rapporto, basato sulla fornitura di beni o servizi, è e rimane una “transazione commerciale”.

Il contratto di factoring, pur essendo complesso, opera un trasferimento del credito. L’oggetto della cessione è il diritto a ricevere il pagamento per quella fornitura, con tutti i suoi accessori, inclusa la disciplina sugli interessi in caso di ritardo. In altre parole, la società di factoring subentra nella stessa identica posizione del creditore originario, e il debitore (l’azienda sanitaria) non può vedere la sua posizione aggravata ma nemmeno migliorata dalla cessione.

Distinzione tra Servizio Pubblico e Forniture Commerciali

La Corte ha affrontato anche il secondo motivo, pur ritenendolo inammissibile per carenza di specificità. Ha operato una distinzione cruciale: un conto sono i crediti derivanti da prestazioni che sono diretta espressione del servizio sanitario pubblico (come l’erogazione di farmaci), per i quali in passato è stata esclusa l’applicazione del D.Lgs. 231/2002. Altro conto sono i crediti derivanti da normali contratti di fornitura che l’azienda sanitaria, seppur pubblica, stipula in un regime privatistico con altre imprese per il suo funzionamento.

Questi ultimi rapporti (es. fornitura di materiale di cancelleria, servizi di pulizia, ecc.) si qualificano a tutti gli effetti come crediti commerciali. Poiché l’azienda ricorrente non aveva specificato la natura dei crediti ceduti, la Corte ha concluso che non vi erano elementi per escludere l’applicazione della disciplina sugli interessi moratori.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza consolida un principio fondamentale: la disciplina a tutela del creditore contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali si applica in base alla natura dell’obbligazione originaria. L’intervento di una società di factoring non “sterilizza” il credito, privandolo delle tutele legali previste. Per le pubbliche amministrazioni, incluse le aziende sanitarie, ciò significa che l’obbligo di pagare puntualmente i propri fornitori commerciali rimane invariato e sanzionato con gli interessi di mora, anche se il creditore finale è una società finanziaria che ha acquistato il credito.

La cessione del credito a una società di factoring cambia la natura del debito originale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la cessione del credito tramite factoring non modifica la natura dell’obbligazione sottostante. Se il debito originale nasceva da una transazione commerciale, tale rimane anche dopo la cessione, e ad esso si applicano le relative norme, inclusi gli interessi moratori.

Gli interessi moratori previsti per le transazioni commerciali si applicano ai debiti di un’azienda sanitaria pubblica?
Sì, quando il debito deriva da contratti di fornitura stipulati in regime privatistico. La Corte distingue tra le prestazioni che sono diretta emanazione del servizio pubblico e le normali forniture commerciali. Per queste ultime, l’azienda sanitaria agisce come un qualsiasi altro operatore economico ed è soggetta alla disciplina sui ritardi di pagamento.

Il contratto di factoring è considerato una “transazione commerciale” ai fini degli interessi di mora?
No, il contratto di factoring in sé è un’operazione finanziaria. Tuttavia, ciò che rileva ai fini degli interessi di mora non è il contratto di factoring, ma la transazione originaria che ha generato il credito poi ceduto. Se la transazione originaria era commerciale, gli interessi moratori si applicano al debito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati