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Interessi moratori avvocato: quando decorrono?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20007/2025, ha stabilito un principio fondamentale sugli interessi moratori avvocato. In un caso di recupero crediti per compensi professionali, la Corte ha chiarito che il tasso di interesse maggiorato, previsto per le transazioni commerciali (art. 1284, comma 4, c.c.), decorre dalla data della costituzione in mora, e non dalla successiva domanda giudiziale. La sentenza impugnata, che aveva applicato un doppio regime di interessi, è stata cassata su questo punto. La Corte ha invece rigettato la richiesta di maggiorazione del compenso per l’uso di modalità telematiche, specificando che il solo deposito di file PDF non è sufficiente a giustificare l’aumento.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Interessi Moratori Avvocato: La Cassazione Fa Chiarezza sulla Decorrenza

La questione degli interessi moratori avvocato sui compensi professionali è un tema di grande rilevanza pratica. Quando un cliente tarda a saldare la parcella, da quale momento esatto iniziano a maturare gli interessi al saggio più elevato previsto per le transazioni commerciali? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 20007 del 2025, ha fornito una risposta chiara e definitiva, consolidando un orientamento a favore della categoria forense. La decisione ribadisce che il momento determinante è la prima richiesta formale di pagamento, ovvero la costituzione in mora.

I Fatti di Causa

Un avvocato agiva in giudizio per ottenere il pagamento dei propri compensi professionali da un ex cliente. A seguito dell’opposizione del cliente a un decreto ingiuntivo, il Tribunale di merito riconosceva il credito del professionista, ma stabiliva una peculiare decorrenza degli interessi. In particolare, il giudice di primo grado aveva deciso di applicare un doppio binario:
1. Interessi al saggio legale ordinario (art. 1284, comma 1, c.c.) a partire dalla data della costituzione in mora fino alla notifica del ricorso per decreto ingiuntivo.
2. Interessi al saggio maggiorato previsto per le transazioni commerciali (art. 1284, comma 4, c.c.) solo dalla data di notifica del ricorso monitorio fino al saldo effettivo.

Ritenendo errata tale distinzione, l’avvocato proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme in materia di interessi moratori.

Il Ricorso in Cassazione e la questione degli interessi moratori avvocato

Il professionista basava il suo ricorso su tre motivi. Il primo, e più importante, contestava la doppia decorrenza degli interessi stabilita dal Tribunale. Secondo il ricorrente, in materia di compensi professionali, gli interessi moratori avvocato nella misura più elevata prevista dalla normativa sui ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali dovrebbero decorrere fin dal primo atto di costituzione in mora, e non da un momento successivo come la domanda giudiziale.

Con gli altri due motivi, l’avvocato lamentava il mancato riconoscimento di una maggiorazione del compenso per aver depositato gli atti processuali con modalità telematiche che, a suo dire, avrebbero agevolato la consultazione da parte del giudice.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato, e ha rigettato gli altri due.

Per quanto riguarda gli interessi, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: i crediti per compensi professionali degli avvocati rientrano nell’ambito delle transazioni commerciali. Di conseguenza, in caso di ritardo nel pagamento, si applica il saggio di interessi moratori più elevato previsto dal D.Lgs. 231/2002, come recepito dall’art. 1284, comma 4, del codice civile. Il punto cruciale, chiarito dalla Corte, è che questi interessi decorrono dalla data della messa in mora, che può coincidere con una richiesta stragiudiziale o con la domanda giudiziale stessa. È errato, pertanto, posticipare la decorrenza di tali interessi alla data della domanda giudiziale se una costituzione in mora era già avvenuta in precedenza. La liquidazione del credito in una misura inferiore a quella richiesta non invalida la costituzione in mora, la quale produce i suoi effetti per la somma che risulterà effettivamente dovuta.

In merito alla richiesta di maggiorazione del compenso, la Cassazione ha respinto le doglianze del legale. I giudici hanno specificato che il semplice utilizzo del processo telematico e il deposito di documenti in formato PDF non sono, di per sé, sufficienti a giustificare un aumento della parcella. Tale maggiorazione è prevista solo quando l’avvocato adotta tecniche informatiche avanzate (come l’uso di link ipertestuali, indici navigabili, riferimenti incrociati) che facilitano concretamente e significativamente la consultazione di atti e documenti particolarmente voluminosi e complessi, riducendo i tempi di esame per il giudice. Nel caso di specie, tali tecniche non erano state utilizzate.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione rafforza un principio di tutela per i crediti professionali degli avvocati. Viene stabilito in modo inequivocabile che il diritto a percepire gli interessi moratori al tasso commerciale sorge con la prima intimazione di pagamento formale, senza dover attendere l’avvio di un’azione legale. Questa pronuncia offre quindi un’importante certezza agli avvocati nel recupero dei loro crediti. Allo stesso tempo, delinea con precisione i limiti per la richiesta di maggiorazioni legate all’uso degli strumenti telematici, ancorandole a un effettivo valore aggiunto in termini di fruibilità e consultazione degli atti processuali, e non al mero adempimento dell’obbligo di deposito telematico.

A partire da quale momento decorrono gli interessi moratori al saggio commerciale sui compensi dell’avvocato?
Secondo la Corte di Cassazione, gli interessi moratori nella misura prevista per le transazioni commerciali (art. 1284, comma 4, c.c.) decorrono dalla data dell’atto di costituzione in mora, che può essere una richiesta di pagamento stragiudiziale o la stessa domanda giudiziale, e non da un momento successivo.

Il solo deposito telematico degli atti giustifica una maggiorazione del compenso per l’avvocato?
No. La Corte ha chiarito che il semplice deposito di documenti in formato PDF tramite il processo telematico non è sufficiente. La maggiorazione del compenso è giustificata solo se vengono utilizzate tecniche informatiche avanzate (es. link ipertestuali, indici navigabili) che agevolano in modo significativo la consultazione di atti voluminosi e complessi.

Se un avvocato chiede in pagamento una somma superiore a quella poi riconosciuta dal giudice, la messa in mora è comunque valida?
Sì. La richiesta di pagamento per una somma maggiore non invalida l’atto di costituzione in mora. Quest’ultimo produce i suoi effetti, inclusa la decorrenza degli interessi, per la parte di credito che verrà accertata come dovuta all’esito del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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