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Interessi di mora usurari: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5157/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di interessi di mora usurari. Tre mutuatari avevano citato in giudizio una banca per l’applicazione di tassi di mora superiori alla soglia di usura nel loro contratto di mutuo. Le corti di merito avevano respinto la domanda, ritenendo necessario che gli interessi fossero stati effettivamente pagati. La Cassazione ha ribaltato questa visione, affermando che la sola pattuizione di interessi usurari è sufficiente per agire in giudizio, anche se non è ancora avvenuto alcun pagamento in ritardo. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Interessi di Mora Usurari: Basta l’Accordo per Agire in Giudizio

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale in materia di mutui e interessi di mora usurari. La Suprema Corte ha stabilito che per contestare una clausola usuraria non è necessario aver già pagato gli interessi, ma è sufficiente che tale clausola sia presente nel contratto. Questa decisione rafforza significativamente la tutela dei consumatori nei confronti degli istituti di credito.

I Fatti del Caso: Un Mutuo Sotto Esame

Tre clienti avevano stipulato un contratto di mutuo ipotecario con un istituto bancario. Successivamente, hanno avviato una causa legale contro la banca chiedendo al tribunale di dichiarare l’usurarietà degli interessi di mora previsti nel contratto. In subordine, chiedevano la nullità del contratto per altre ragioni tecniche, tra cui la mancata indicazione del TAE (Tasso Annuo Effettivo).

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto le richieste dei clienti. In particolare, la Corte d’Appello aveva sostenuto che non si potesse agire per l’usurarietà degli interessi di mora se i clienti non avevano mai effettivamente pagato tali interessi, non essendosi mai verificata una situazione di ritardo nei pagamenti.

La Decisione della Cassazione sugli Interessi di Mora Usurari

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei clienti, cassando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione riguarda l’applicabilità della disciplina antiusura e il momento in cui un cliente può agire legalmente.

L’Applicabilità della Disciplina Antiusura agli Interessi Moratori

La Suprema Corte ha ribadito un principio già consolidato dalle Sezioni Unite: le leggi contro l’usura si applicano a tutti gli interessi, inclusi quelli di mora. La legge mira a sanzionare non solo il pagamento, ma anche la semplice promessa di una somma usuraria. Pertanto, la natura degli interessi (corrispettivi o moratori) non è rilevante ai fini della verifica del superamento del tasso soglia.

L’Interesse ad Agire Anche Senza Pagamento

Il passaggio più innovativo e importante della decisione è la critica alla posizione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva negato il diritto dei clienti di agire in giudizio perché non avevano ‘allegato, né tantomeno provato, di aver corrisposto interessi moratori’.

La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando che l’interesse ad agire per la declaratoria di usurarietà degli interessi moratori sussiste anche durante lo svolgimento del rapporto contrattuale, e non solo quando si verifica la mora. La semplice esistenza di una clausola che prevede interessi di mora usurari è sufficiente a creare un interesse concreto e attuale del debitore a farne accertare la nullità. Attendere il pagamento, secondo la Corte, sarebbe contrario alla finalità preventiva della normativa antiusura.

Le Altre Questioni: TAE e Consulenza Tecnica

La Corte ha anche esaminato gli altri motivi di ricorso, respingendoli o dichiarandoli assorbiti.

La Questione del TAE

I ricorrenti lamentavano la mancata indicazione del TAE nel contratto. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, chiarendo che, secondo la normativa vigente (delibera CICR del 2000), l’indicazione del TAE è obbligatoria solo quando il contratto prevede una capitalizzazione infrannuale degli interessi. Poiché il contratto in esame escludeva esplicitamente tale capitalizzazione, non vi era alcun obbligo di indicare il TAE.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sulla necessità di garantire una tutela effettiva e preventiva al debitore. La legge antiusura non punisce solo l’atto del pagamento di interessi eccessivi, ma anche la stessa ‘pattuizione’, cioè l’accordo contrattuale che li prevede. Consentire un’azione legale solo dopo il verificarsi dell’inadempimento e del conseguente pagamento degli interessi di mora vanificherebbe lo scopo della norma, che è quello di eliminare dal mercato clausole potenzialmente dannose e illegali. La Corte sottolinea che l’incertezza sulla validità di una clausola contrattuale rappresenta di per sé un pregiudizio che giustifica l’intervento del giudice.

Le conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche molto importanti. I titolari di mutui o altri finanziamenti possono ora contestare la presenza di interessi di mora usurari nel loro contratto in qualsiasi momento, senza dover attendere di trovarsi in una situazione di difficoltà economica e di ritardo nei pagamenti. Questa sentenza rappresenta un ulteriore passo avanti nella protezione dei consumatori nel settore bancario, promuovendo una maggiore trasparenza e correttezza nei contratti di credito. Il caso torna ora alla Corte d’Appello di Milano, che dovrà riesaminare la questione alla luce dei principi enunciati dalla Cassazione.

È necessario aver pagato gli interessi di mora per poter contestare la loro natura usuraria?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’interesse ad agire per la declaratoria di usurarietà sussiste anche nel corso del rapporto, basandosi sulla sola pattuizione di interessi che superano il tasso soglia, a prescindere dal fatto che siano stati effettivamente corrisposti.

La disciplina antiusura si applica anche agli interessi di mora?
Sì. La Corte, richiamando le Sezioni Unite, conferma che la disciplina antiusura si applica anche agli interessi moratori, in quanto è volta a sanzionare la promessa di qualsiasi somma usuraria dovuta in relazione al contratto.

L’omessa indicazione del TAE (Tasso Annuo Effettivo) nel contratto di mutuo ne determina sempre la nullità?
No. Secondo la decisione, l’indicazione del TAE è obbligatoria solo nei contratti che prevedono una capitalizzazione infrannuale degli interessi. Se il contratto, come nel caso di specie, esclude espressamente la capitalizzazione, l’omessa indicazione del TAE non ha conseguenze giuridiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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