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Interessi commerciali e PA: quando si applicano?

Una società creditrice agisce per ottenere il pagamento di compensi per la custodia di veicoli sequestrati da un’Amministrazione Pubblica. Il cuore della disputa riguarda la natura degli interessi dovuti: legali o i più onerosi interessi commerciali previsti dal D.Lgs. 231/2002. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione stabilisce che gli interessi commerciali si applicano anche alle Pubbliche Amministrazioni quando agiscono privatamente. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, conferma questa linea, condannando l’ente pubblico al pagamento degli interessi commerciali, ribadendo che la PA, in tali rapporti, è equiparata a un qualsiasi operatore privato.

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Interessi Commerciali: Anche la PA Paga come un Privato

La questione degli interessi commerciali applicabili ai ritardi di pagamento della Pubblica Amministrazione è un tema cruciale per le imprese che forniscono beni e servizi al settore pubblico. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma, emessa in sede di rinvio dalla Cassazione, chiarisce in modo definitivo che quando la PA agisce iure privatorum, ovvero come un soggetto privato, è tenuta a corrispondere i più onerosi interessi di mora previsti dal D.Lgs. 231/2002, senza poter beneficiare di un trattamento di favore.

Il Contesto: Un Credito Conteso per la Custodia di Veicoli

Il caso ha origine dalla richiesta di pagamento avanzata da una società specializzata in servizi di trasporto e custodia. Tale società aveva ricevuto in affidamento, tramite i Carabinieri, la custodia di numerosi veicoli sottoposti a sequestro amministrativo. Successivamente, il credito maturato per questi servizi veniva ceduto a un’altra società, la quale, di fronte al mancato pagamento da parte dell’Amministrazione competente, otteneva un decreto ingiuntivo. L’Amministrazione si opponeva, dando il via a un lungo contenzioso.

L’Iter Giudiziario e l’Applicazione degli Interessi Commerciali

Il percorso giudiziario è stato complesso e articolato:
1. Primo Grado: Il Tribunale di Roma condannava l’Amministrazione al pagamento della somma capitale, riconoscendo l’applicazione degli interessi commerciali ai sensi del D.Lgs. 231/2002.
2. Appello: La Corte d’Appello riformava parzialmente la sentenza, escludendo gli interessi commerciali e applicando i più miti interessi legali, accogliendo la tesi dell’Amministrazione.
3. Cassazione: La società creditrice ricorreva in Cassazione. La Suprema Corte, con una decisione dirimente, annullava la sentenza d’appello. I giudici di legittimità, richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, hanno stabilito un principio di diritto fondamentale: la disciplina sugli interessi per ritardato pagamento nelle transazioni commerciali si applica anche alle pubbliche amministrazioni, a prescindere dal fatto che abbiano agito iure privatorum o con procedure di evidenza pubblica. Lo scopo della normativa è, infatti, quello di tutelare le imprese e contrastare i ritardi nei pagamenti, che rappresentano una distorsione della concorrenza.

La Decisione Finale: Piena Conferma degli Interessi di Mora

La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello di Roma per una nuova decisione, che doveva attenersi al principio enunciato dalla Cassazione. L’Amministrazione, pur regolarmente citata, non si è costituita nel giudizio di rinvio, venendo dichiarata contumace. La Corte, in piena aderenza al verdetto della Cassazione, ha confermato integralmente la sentenza di primo grado.

Le Motivazioni

La Corte d’Appello ha ribadito che il principio di diritto affermato dalla Cassazione è vincolante e costituisce l’ambito entro cui deve muoversi il giudizio di rinvio. La Cassazione aveva già accertato che il rapporto contrattuale di custodia rientrava pienamente nella nozione di “transazione commerciale”. Di conseguenza, la natura di Pubblica Amministrazione di una delle parti non è rilevante per escludere l’applicazione degli interessi commerciali. La contestazione dell’Amministrazione, secondo cui sarebbero dovuti solo gli interessi legali, è stata quindi respinta in quanto in contrasto con il principio di diritto stabilito dalla Suprema Corte.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto fermo a tutela delle imprese che operano con il settore pubblico. Viene chiarito senza ombra di dubbio che la Pubblica Amministrazione, quando stipula contratti di natura privatistica come quello di custodia, è un operatore economico a tutti gli effetti. Non può, pertanto, sottrarsi alle norme che sanzionano i ritardi di pagamento con l’applicazione degli interessi commerciali, pensati proprio per disincentivare tali pratiche dannose per il mercato e la liquidità delle aziende. Questa decisione rafforza la posizione dei creditori della PA, garantendo loro una tutela più efficace in caso di inadempimento.

Gli interessi commerciali previsti dal D.Lgs. 231/2002 si applicano anche alle Pubbliche Amministrazioni?
Sì. La sentenza, conformandosi a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, afferma che la disciplina sugli interessi moratori per ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali si applica anche alle pubbliche amministrazioni, senza distinzioni.

È rilevante se la Pubblica Amministrazione agisce usando poteri pubblici (iure imperii) o come un soggetto privato (iure privatorum)?
No. La Corte di Cassazione, citata nel provvedimento, ha chiarito che la normativa europea e nazionale sugli interessi commerciali si applica a prescindere dal modo in cui la PA ha agito. Lo scopo è prevenire ritardi nei pagamenti in ogni tipo di transazione commerciale con un ente pubblico.

Cosa si intende per “transazione commerciale” ai fini dell’applicazione di questa disciplina?
Si intende qualsiasi contratto tra imprese o tra imprese e pubbliche amministrazioni che comporti, in via esclusiva o prevalente, la consegna di merci o la prestazione di servizi contro il pagamento di un prezzo. Nel caso di specie, il contratto di custodia di veicoli è stato considerato una transazione commerciale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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