LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interesse ad agire: clausola usuraria mai applicata

Una società ha citato in giudizio una società di leasing per una clausola di interessi moratori ritenuta usuraria. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per mancanza di interesse ad agire. La motivazione fondamentale risiede nel fatto che la clausola contestata non è mai stata concretamente applicata dalla società di leasing, rendendo l’azione legale priva di un effetto pratico per il ricorrente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Interesse ad agire: la Cassazione chiarisce quando l’impugnazione è inammissibile

L’ordinanza n. 7722/2024 della Corte di Cassazione offre un’importante lezione su un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’interesse ad agire. Senza un interesse concreto e attuale, un’azione legale rischia di essere un mero esercizio teorico, destinato a essere dichiarato inammissibile. Il caso in esame riguarda un contratto di leasing e una clausola sugli interessi moratori ritenuta usuraria, ma mai applicata. Vediamo come la Corte ha risolto la questione.

I fatti del caso: il contratto di leasing e la clausola contestata

Una società, utilizzatrice di un contratto di leasing, conveniva in giudizio la società concedente. L’obiettivo era ottenere l’accertamento della nullità del contratto a causa della presunta natura usuraria degli interessi di mora pattuiti. Di conseguenza, la società richiedeva la declaratoria di gratuità del contratto, con la restituzione di tutti gli interessi versati, anche quelli corrispettivi, e il risarcimento dei danni.

La società di leasing si è difesa sostenendo, tra le altre cose, l’infondatezza delle pretese avversarie. L’iter giudiziario ha visto sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello respingere le domande dell’utilizzatrice, seppur con motivazioni diverse. Il punto cruciale, emerso fin dal primo grado, era che gli interessi di mora, oggetto della contestazione di usurarietà, non erano mai stati richiesti né applicati dalla società di leasing durante tutto il rapporto contrattuale.

La questione dell’interesse ad agire nei gradi di merito

Il Tribunale ha rigettato la domanda proprio su questo presupposto: l’eventuale usurarietà del tasso di mora era irrilevante, poiché tali interessi non erano mai stati né richiesti né applicati. Pertanto, una pronuncia di nullità della clausola non avrebbe prodotto alcun effetto pratico sul rapporto tra le parti. La Corte d’Appello ha successivamente dichiarato l’impugnazione inammissibile per mancanza di una ragionevole possibilità di accoglimento, confermando sostanzialmente la valutazione del primo giudice.

La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione, con la società utilizzatrice che ha proposto ricorso basato su quattro motivi, tutti incentrati sulla presunta usurarietà della clausola sugli interessi moratori.

Le motivazioni della Cassazione: la centralità dell’interesse ad agire

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in commento, ha dichiarato il ricorso inammissibile, accogliendo l’eccezione preliminare della controricorrente. Il fulcro della decisione risiede nel concetto di interesse ad agire e nella sua incidenza sull’ammissibilità dell’impugnazione.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: un vizio denunciato in sede di legittimità deve avere un’incidenza causale ed effettiva sulla decisione impugnata. In altre parole, l’eventuale accoglimento del ricorso deve portare un vantaggio pratico e concreto al ricorrente. Nel caso di specie, il ricorrente non ha mai contestato il fatto, accertato in primo grado, che la clausola sugli interessi moratori non avesse mai trovato applicazione.

Si legge nella sentenza: “è pacifico che nel caso concreto gli interessi di mora non sono mai stati applicati, per cui si avrebbe una dichiarazione di nullità della clausola […] mai applicati […]. In altre parole, tale situazione non avrebbe alcun effetto pratico sul rapporto per cui è causa”.

Questa mancata censura di una delle ragioni portanti della decisione di merito è risultata fatale. La Cassazione ha richiamato il proprio orientamento secondo cui, qualora una sentenza sia sorretta da una pluralità di ragioni autonome e sufficienti, l’omessa impugnazione di una di esse rende inammissibile la censura relativa alle altre. La ragione basata sulla carenza di interesse, non essendo stata contestata, è diventata definitiva, rendendo inutile l’esame degli altri motivi relativi all’usurarietà.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

Questa ordinanza sottolinea un aspetto cruciale per chiunque intenda intraprendere un’azione legale: non basta avere ragione in astratto, è necessario dimostrare di avere un interesse concreto e attuale alla pronuncia del giudice. Contestare una clausola contrattuale che non ha mai prodotto effetti equivale a chiedere una pronuncia puramente accademica, che il sistema giudiziario non è tenuto a fornire.

Per le imprese e i professionisti, la lezione è chiara: prima di avviare un contenzioso, è fondamentale valutare non solo la fondatezza giuridica delle proprie pretese, ma anche e soprattutto le conseguenze pratiche di un’eventuale vittoria. Un’azione legale basata su questioni ipotetiche o che non hanno avuto un impatto reale sul rapporto giuridico è destinata a scontrarsi con l’eccezione di inammissibilità per difetto di interesse ad agire, con conseguente spreco di tempo e risorse e la condanna al pagamento delle spese legali.

È possibile impugnare una clausola contrattuale per usura se non è mai stata applicata?
No, secondo questa ordinanza, se la clausola sugli interessi moratori ritenuti usurari non è mai stata concretamente applicata e gli interessi non sono mai stati richiesti, manca l’interesse ad agire. Di conseguenza, l’impugnazione è inammissibile perché una sua eventuale accoglienza non produrrebbe alcun effetto pratico.

Cosa significa “difetto di interesse ad agire” in questo contesto?
Significa che la parte che ha iniziato la causa non otterrebbe alcun vantaggio concreto dalla decisione del giudice. Poiché gli interessi di mora non sono mai stati pagati né richiesti, dichiarare nulla la clausola che li prevede sarebbe una pronuncia puramente teorica, senza alcun impatto reale sul rapporto contrattuale tra le parti.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile senza entrare nel merito dell’usura?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la decisione del giudice di primo grado si basava su una ragione autonoma e decisiva: la mancanza di interesse pratico del ricorrente. Il ricorrente, nel suo appello e nel successivo ricorso, non ha specificamente contestato questa ragione. Secondo la giurisprudenza consolidata, se una sentenza è sorretta da più motivazioni autonome, la mancata impugnazione di una di esse la rende definitiva e rende inutile l’esame delle altre censure.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati