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Integrazione contraddittorio: Cassazione e cessione

Una società cessionaria di un credito ha impugnato in Cassazione una decisione sfavorevole senza coinvolgere la banca cedente, ancora parte nel giudizio precedente. La Corte di Cassazione, rilevando un difetto procedurale, ha sospeso il giudizio e ordinato l’integrazione del contraddittorio nei confronti della banca cedente, ritenuta litisconsorte necessario. La decisione sottolinea che, in caso di cessione del diritto controverso, sia il cedente che il cessionario sono parti necessarie nel processo di impugnazione, a meno che il cedente non sia stato formalmente estromesso.

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Integrazione del contraddittorio: La Cassazione detta le regole nella cessione dei crediti in corso di causa

L’ordinanza interlocutoria in esame offre un’importante lezione sulla corretta gestione processuale delle liti in cui avviene una cessione del diritto controverso. La Corte di Cassazione, prima di entrare nel merito della questione, si sofferma su un aspetto procedurale cruciale: la necessità di integrazione del contraddittorio nei confronti del soggetto che ha ceduto il credito quando il nuovo titolare impugna la sentenza. Vediamo nel dettaglio i fatti e la decisione dei giudici.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di una banca di essere ammessa al passivo del fallimento di una società per un cospicuo credito derivante da un contratto di mutuo fondiario. La richiesta veniva inizialmente respinta dal giudice delegato e, successivamente, l’opposizione della banca veniva dichiarata improcedibile dal Tribunale.

La banca proponeva un primo ricorso per cassazione, che veniva accolto. La Corte, in quell’occasione, chiarì che la mancata notifica al curatore entro il termine ordinatorio non comportava l’improcedibilità, ma solo la necessità di fissare un nuovo termine perentorio.

Riassunto il giudizio, il Tribunale rigettava nuovamente l’opposizione nel merito. Il giudice riteneva che il contratto fosse un “mutuo di scopo” e che la banca non avesse fornito la prova dell’effettiva erogazione della somma, ovvero dell’adempimento della sua obbligazione principale. Contro questa decisione, una società che nel frattempo aveva acquistato il credito dalla banca originaria, proponeva ricorso per cassazione.

La questione procedurale: la necessità di integrazione del contraddittorio

La Corte di Cassazione, prima di esaminare i motivi del ricorso, ha rilevato d’ufficio una questione pregiudiziale. La cessione del credito era avvenuta nel 2017, durante il giudizio di merito, ma la società cessionaria non era mai intervenuta né era stata chiamata in causa. Il processo era proseguito tra le parti originarie, ovvero la banca cedente e la curatela fallimentare.

Il ricorso per cassazione è stato proposto dalla sola società cessionaria, senza che la banca cedente (che non era mai stata formalmente estromessa dal giudizio) venisse evocata nel processo di legittimità. Questo, secondo la Corte, costituisce un vizio procedurale che impedisce di decidere la causa nel merito.

Il Litisconsorzio Necessario tra Cedente e Cessionario nell’Impugnazione

La Suprema Corte ha richiamato il principio consolidato secondo cui, in caso di successione a titolo particolare nel diritto controverso (come nella cessione del credito), il processo prosegue tra le parti originarie. L’alienante (il cedente) assume la qualità di “sostituto processuale” del successore (il cessionario) fino a quando non venga formalmente estromesso dal giudizio con il consenso delle altre parti.

Il successore può intervenire, essere chiamato in causa o, come in questo caso, impugnare la sentenza. Tuttavia, se impugna, si crea una situazione di litisconsorzio necessario. Sia il successore (cessionario) che l’alienante non estromesso (cedente) sono parti necessarie nel giudizio di impugnazione. Di conseguenza, l’impugnazione proposta da uno solo o contro uno solo di essi è viziata se non coinvolge anche l’altro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 331 c.p.c., quando una sentenza è pronunciata tra più parti in una causa inscindibile, l’impugnazione deve essere proposta nei confronti di tutte, altrimenti il giudice deve ordinare l’integrazione del contraddittorio. Nel caso di specie, il giudizio di merito si era concluso con una sentenza che vedeva come parte la banca cedente. Il ricorso per cassazione, proposto dalla sola cessionaria, doveva obbligatoriamente essere notificato anche alla cedente. La mancata notifica ha creato un vizio di integrità del contraddittorio, rilevabile anche d’ufficio.

Pertanto, la Corte non ha potuto esaminare i motivi relativi alla qualificazione del contratto come “mutuo di scopo condizionato” o alla violazione del principio del contraddittorio per questioni sollevate d’ufficio. Ha invece dovuto arrestare il processo per sanare il vizio procedurale.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha rinviato la causa a nuovo ruolo, ordinando alla società ricorrente di integrare il contraddittorio notificando il ricorso alla banca cedente entro 60 giorni. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: nei processi di impugnazione, è essenziale identificare correttamente tutte le parti necessarie, specialmente quando si verificano eventi come la cessione di un credito. L’omissione può portare a un allungamento dei tempi processuali, poiché il giudice è tenuto, prima di ogni altra cosa, a garantire la corretta composizione del giudizio.

Cosa succede se un credito viene venduto durante una causa?
Il processo continua tra le parti originarie (il venditore del credito e la controparte), a meno che il venditore non venga formalmente estromesso dal giudizio con il consenso di tutti. Il venditore agisce come “sostituto processuale” per conto dell’acquirente.

Perché sia il vecchio che il nuovo creditore devono partecipare all’appello?
Perché, non essendo il vecchio creditore (cedente) stato estromesso formalmente dal giudizio di primo grado, egli rimane una parte processuale. L’acquirente (cessionario) che impugna la sentenza deve quindi coinvolgere anche il cedente, creando una situazione di litisconsorzio necessario per garantire che la decisione sia valida per entrambi.

Qual è la conseguenza se una parte necessaria non viene inclusa nell’impugnazione?
Il giudice non può decidere nel merito della questione. Deve obbligatoriamente fermare il processo e ordinare l’integrazione del contraddittorio, cioè la notifica dell’atto di impugnazione alla parte mancante, fissando un termine per farlo. Questo comporta un inevitabile ritardo nella definizione della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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