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Insinuazione passivo leasing: come calcolare il credito

Una società di leasing ha richiesto l’ammissione al passivo fallimentare per l’intero credito residuo di un contratto, senza sottrarre il valore ricavato dalla vendita dei beni recuperati. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per difetto di specificità. La sentenza chiarisce che, nell’insinuazione al passivo leasing, il creditore deve sempre detrarre dal suo credito il valore ottenuto dalla ricollocazione del bene, conformemente ai principi di compensazione previsti dalla legge fallimentare e dalla normativa speciale sul leasing.

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Insinuazione al Passivo Leasing: La Cassazione Sancisce l’Obbligo di Detrarre il Valore del Bene

L’insinuazione al passivo leasing rappresenta un momento cruciale per le società concedenti quando l’utilizzatore fallisce. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il creditore non può pretendere l’intero ammontare del credito residuo se ha già recuperato e venduto il bene. È obbligatorio applicare un meccanismo di compensazione, pena l’inammissibilità della richiesta. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una società finanziaria, specializzata in leasing, aveva concesso l’utilizzo di due veicoli industriali a un’azienda, poi dichiarata fallita. A seguito della risoluzione dei contratti, la società di leasing ha presentato domanda di ammissione al passivo fallimentare per un credito di oltre 58.000 euro, corrispondente all’intero importo residuo dovuto.

Contestualmente, la società aveva recuperato i veicoli e li aveva rivenduti a terzi, ricavando un importo significativo di 108.000 euro, a fronte di un valore originario dei beni di 292.000 euro. Sia il giudice delegato che il Tribunale avevano respinto la domanda di ammissione al passivo. La società di leasing ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo un’errata applicazione delle norme sul leasing.

Analisi della Decisione sull’Insinuazione al Passivo Leasing

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per un vizio fondamentale: la mancanza di specificità. La ricorrente, infatti, ha chiesto l’ammissione per l’intero credito residuo senza tenere in alcun conto il considerevole importo già incassato dalla vendita dei beni. Questo comportamento rende la richiesta incoerente e contraddittoria.

La Corte ha sottolineato che nessuna norma, né quelle invocate dalla ricorrente (come l’art. 72-quater della legge fallimentare o la legge 124/2017) né le clausole contrattuali stesse, consente al concedente di trattenere l’intero valore del bene recuperato e, allo stesso tempo, pretendere il pagamento dell’intero debito residuo.

Il Principio della Compensazione nel Leasing

Il fulcro della decisione risiede nel meccanismo di compensazione, che è un principio cardine nella disciplina del leasing in caso di fallimento. Le normative di riferimento prevedono chiaramente che il valore ricavato dalla vendita o da altra ricollocazione del bene deve essere portato in detrazione dal credito vantato dalla società concedente.

* Art. 72-quater Legge Fallimentare: Stabilisce che il concedente ha diritto a essere ammesso al passivo per la differenza tra il credito vantato alla data del fallimento e quanto ricavato dalla nuova allocazione del bene.
* Legge n. 124/2017: Prevede un meccanismo analogo, obbligando il concedente a restituire all’utilizzatore l’eventuale eccedenza ricavata dalla vendita, una volta dedotti i canoni scaduti, quelli futuri in linea capitale e le spese.

Anche le clausole contrattuali richiamate dalla stessa ricorrente prevedevano la detrazione del “netto ricavo derivante dalla vendita del bene” e la restituzione di eventuali “eccedenze” all’utilizzatore. La pretesa della società, quindi, era in contrasto non solo con la legge, ma anche con la stessa disciplina contrattuale pattuita.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché non spiegava come la sua pretesa potesse essere accolta alla luce delle norme e dei principi vigenti. Chiedere l’intero importo dovuto senza detrarre il ricavato della vendita ha reso impossibile per i giudici comprendere la logica giuridica della richiesta. La pretesa era, di fatto, “incoerente” sia con la disciplina legale sia con quella contrattuale. La Cassazione ha evidenziato che l’insinuazione al passivo leasing deve essere formulata in modo chiaro e specifico, quantificando il credito in base a un calcolo che tenga conto dei valori già recuperati. Mancando questa specificità, il ricorso non può essere esaminato nel merito.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento fondamentale: nel contesto di una procedura fallimentare, la società di leasing che risolve il contratto e recupera il bene ha l’onere di quantificare il proprio credito in modo corretto. Deve sottrarre dal totale dovuto l’importo ottenuto dalla rivendita del bene a valori di mercato. Una domanda di ammissione al passivo che ignori questo principio di compensazione è destinata a essere respinta per indeterminatezza e mancanza di specificità, con conseguente condanna alle spese processuali.

Una società di leasing può chiedere l’ammissione al passivo per l’intero credito residuo dopo aver recuperato e venduto il bene?
No. Secondo la Corte, la società di leasing deve necessariamente detrarre dal suo credito l’importo che ha ricavato dalla vendita o da un’altra forma di ricollocazione del bene. Pretendere l’intero importo senza effettuare questa sottrazione rende la domanda inammissibile.

Quale principio si applica al calcolo del credito della società di leasing nel fallimento dell’utilizzatore?
Si applica il principio della compensazione tra il credito residuo vantato dal concedente e il valore del bene restituito, così come determinato dalla sua vendita o ricollocazione a valori di mercato. Questo è previsto sia dalla legge fallimentare (art. 72-quater) sia dalla disciplina speciale sul leasing (L. 124/2017).

Perché il ricorso della società di leasing è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per un difetto di specificità. La società ricorrente non ha spiegato come la sua pretesa di ottenere l’intero credito residuo potesse conciliarsi con il fatto di aver già incassato un importo significativo dalla vendita dei beni, rendendo la sua richiesta incoerente e non conforme alla disciplina legale e contrattuale applicabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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