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Inopponibilità cessione del quinto: il caso si estingue

Una società consortile, interamente partecipata da enti pubblici, ha contestato l’obbligo di pagare la rata di un finanziamento di un suo dipendente, sostenendo l’inopponibilità della cessione del quinto. La società riteneva di dover essere equiparata a una Pubblica Amministrazione. Tuttavia, prima che la Corte di Cassazione potesse decidere nel merito, la società ha rinunciato al ricorso, portando alla dichiarazione di estinzione del giudizio.

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Cessione del Quinto e Società Pubbliche: la Cassazione Dichiara l’Estinzione del Giudizio

L’ordinanza in esame affronta un’interessante controversia sull’inopponibilità cessione del quinto dello stipendio da parte di una società a capitale interamente pubblico. Il caso, tuttavia, si conclude con una pronuncia processuale di estinzione, lasciando irrisolta la questione di merito. Analizziamo insieme i passaggi di questa vicenda giudiziaria.

I Fatti del Caso: un Debito Ereditato con il Dipendente

Una società consortile per azioni si è vista recapitare un decreto ingiuntivo da parte di un istituto bancario per il pagamento di circa 2.800 euro. La somma era relativa a un contratto di mutuo, garantito da cessione del quinto dello stipendio, stipulato da un dipendente prima che questi venisse assunto dalla società.

L’Opposizione al Decreto Ingiuntivo e l’Appello

La società si è opposta al decreto ingiuntivo. Dopo una prima fase in cui il giudice si è dichiarato incompetente e la causa è stata riassunta davanti al Tribunale competente, quest’ultimo ha respinto l’appello della società. Il Tribunale ha stabilito che la disciplina speciale sulla cessione degli stipendi dei dipendenti pubblici, invocata dalla società, non fosse applicabile. La ragione? Non era possibile equiparare una società per azioni, seppur a totale partecipazione pubblica, a una Pubblica Amministrazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione: la Questione dell’Inopponibilità Cessione del Quinto

Insoddisfatta della decisione, la società ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su cinque motivi principali.

La Natura Giuridica della Società a Capitale Pubblico

Il cuore della disputa risiedeva nell’eccezione di inopponibilità cessione del quinto. La ricorrente sosteneva che, essendo il suo capitale sociale totalmente detenuto da enti pubblici, dovesse essere soggetta alla stessa disciplina prevista per la Pubblica Amministrazione dal d.p.r. 180/1950. Di conseguenza, il contratto di mutuo e la relativa cessione non notificati secondo le forme previste da tale legge non potevano essere efficaci nei suoi confronti.

Questioni Procedurali

Oltre al merito, la società ha sollevato diverse questioni procedurali, contestando la validità della riassunzione del giudizio dopo la dichiarazione di incompetenza e la presunta perdita di efficacia della procura del legale della banca.

La Decisione della Corte: Estinzione per Rinuncia

Nonostante la complessità delle questioni sollevate, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito della controversia. La parte ricorrente, infatti, ha depositato un atto di rinuncia al ricorso prima della decisione.

Le Motivazioni

La Corte ha agito in stretta conformità con il codice di procedura civile. L’art. 391, comma 2, c.p.c. stabilisce che, in caso di rinuncia, il giudizio deve essere dichiarato estinto. Poiché la parte intimata (la banca) non si era costituita nel giudizio di Cassazione, non è stato necessario attendere una sua accettazione della rinuncia. Inoltre, proprio per la mancata costituzione della controparte, non è stata emessa alcuna condanna al pagamento delle spese legali.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un classico esempio di chiusura in rito di un processo. La rinuncia al ricorso ha impedito alla Suprema Corte di pronunciarsi su una questione di notevole interesse: se una società a capitale interamente pubblico debba essere considerata alla stregua di una Pubblica Amministrazione ai fini dell’applicazione della normativa speciale sulla cessione del quinto. La questione di merito sull’inopponibilità cessione del quinto in questi contesti rimane, quindi, aperta a futuri interventi giurisprudenziali. Per le parti, il risultato è che la sentenza d’appello, sfavorevole alla società, è passata in giudicato.

Una società con capitale interamente pubblico è equiparabile alla Pubblica Amministrazione ai fini della cessione del quinto?
La Corte di Cassazione, in questa ordinanza, non ha risposto a questa domanda perché il giudizio si è estinto per rinuncia. La precedente sentenza del Tribunale aveva risposto negativamente, ritenendo non applicabile alla società la disciplina speciale per la PA.

Cosa succede se la parte che ha proposto ricorso in Cassazione vi rinuncia?
A norma dell’art. 391, c. 2, c.p.c., se la parte ricorrente rinuncia, il giudizio viene dichiarato estinto dalla Corte.

In caso di estinzione del giudizio in Cassazione per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso specifico, la Corte non ha emesso alcuna statuizione sulle spese, poiché la parte intimata non si era costituita in giudizio. In generale, le spese seguono accordi tra le parti o specifiche disposizioni di legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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